Lazio | Nulla si crea, nulla si distrugge: con audacia oltre i propri limiti

04.04.2024 07:45 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Lazio | Nulla si crea, nulla si distrugge: con audacia oltre i propri limiti

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Non è l'apertura di un saggio di fisica, né l'inizio di una performance universitaria, bensì il postulato reso noto da Einstein, a cui poco degnamente attingiamo, nel mettere a fuoco il momento Lazio. Il manuale Tudorista non riparte da un "erase" totale del recente passato, ma da il via al nuovo che avanza. Piaccia o no, l'evoluzione dal passato al presente è ormai avviata. Corsa, agonismo, pressing alto e uomo su uomo. La nuova Lazio sta iniziando a cambiare pelle, fedele appunto a quel: "tutto si trasforma". E allora niente paura se nel percorso indicato da Tudor ci si imbatte in qualche intoppo: tutto è previsto. "Ci sono tante conseguenze, la strada è tracciata" - ha spiegato il tecnico in conferenza -"Si va verso quella direzione. Si migliora e si cresce, abbiamo speso tanto sabato, lo teniamo da conto, perché ogni tanto può capitare".
Nessun dramma dunque se dopo 45 minuti di possesso e pressione a Torino contro la Juve, un errore ha spalancato la via del successo bianconero. Non è pensabile in un attimo risolvere cronicizzati malanni. L'attacco a salve stressa la resistenza di una squadra che gira a mille. Il problema del gol è ancor prima del tiro (nessuno colpisce lo specchio della porta, ndr) è un gap che alla lunga sfianca. La coperta si accorcia e col passare dei minuti escono fuori vecchi problemi. L'uomo contro uomo esalta i duelli individuali, ma nel contempo risalta le difficoltà. E allora Patric non è in condizione e abdica. Casale, ombra di sé stesso, rispetto ad un anno fa, torna a sbagliare. Davanti la palla scotta e al centro il motore fonde. Un film previsto e non già visto. Si infatti per sette mesi al netto della vetrina europea dove tutti volevano apparire, la Lazio non ha quasi mai corso. Calcio stantio, rigido e poco ispirato, figlio di un rigurgito di regole non più accettate dallo spogliatoio e che alla fine ha condotto Maurizio Sarri a dimettersi. Dunque il cambiamento è la controrivoluzione, che non è da discutere, ma da accettare.
In mezzo restano i difetti: gli assenti (che fine ha fatto Rovella?), le punte appannate, imprigionate nel dilemma fra passato glorioso, presente impalpabile e futuro chi lo sa. A questi si sommano i dubbi sulle caratteristiche e sull'adattabilitá della rosa. "La squadra era costruita per un certo tipo di gioco", - ha spiegato ancora Tudor - ora è diverso. Usiamo questi due mesi per capire chi può migliorare e chi no". Tradotto: il mercato aiuterà.


Ovvio che dispiace perdere, e fa male soprattutto a chi ha percorso chilometri, speso: tempo, fatica e denaro. Ovvio che incassare due gol dalla Juventus di Allegri folta di nomi di blasone, ma in chiaro declino, alimenta l'amarezza. Ovvio che l'insoddisfazione coltivata per mesi e mesi trabocchi al primo sussulto. Meno ovvio è però metter tutto in discussione. Il nuovo corso, sta provando ad azionare turbine ormai in disuso. La nuova Lazio sta tentando di sfidare con audacia i propri limiti. Aggredire, alzare l'asticella della difficoltà, calpestare terreni inesplorati. Provare a dominare, correndo e applicandosi. Per anni l'ambiente laziale ha guardato ammirato alla finestra senza poter toccare, il metodo coraggioso di Gasperini e il tatticismo di Juric. L'aggressività in campo una chimera insperata. La Lazio è al momento sui banchi di scuola, con l'aggravante però di dover passare esami dopo aver letto solamente qualche paginetta iniziale. Ecco perché oggi, ora, adesso sarebbe da vigliacchi solo criticare. Giusto analizzare, ma è fondamentale sostenere la strada intrapresa. Come in ogni svolta epocale che si rispetti dubbi e incertezze si addensano. È tutto da rifare o c'è da salvare? La Lazio studia per non cadere. Incassa e reagisce. Il clima di processo generale in atto, a Formello non spaventa. La sensazione che buona parte del gruppo squadra sia a fine corsa non scalfisce. Dentro l'applicazione è l'unica via riconosciuta per non soccombere. Tudor soffia sulla fiamma delle motivazioni, vale più di mille nozioni. La psiche come benzina per scalare le avversità. Nel calcio si sa che la testa spesso conta più delle gambe. E allora la squadra studia, lavora, si applica e incassa le critiche. Metabolizza, impara a convivere e trasformare le accuse in energia positiva. Perché come detto: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma...”

Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it

Pubblicato il 03/04