Lazio, nel ricordo di Gabriele: 37 anni fa nasceva la stella del firmamento biancoceleste

pubblicato il 23/9/2018 alle 00.00
23.09.2018 07:15 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Andrea Marchettini - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, nel ricordo di Gabriele: 37 anni fa nasceva la stella del firmamento biancoceleste

“Gli anni sono passati, ma il profumo della vita è completamente diverso. Anzi direi che non c’è più”. Così Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, aveva spiegato qualche tempo fa come il tempo porti via con sé gli anni, ma non il dolore e la rabbia per la tragica scomparsa di suo figlio. Era l’11 novembre del 2007 quando nell’area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo, l’agente di polizia Luigi Spaccarotella uccise il tifoso laziale Gabriele Sandri. Quel giorno Gabbo (così lo chiamavano tutti) stava andando con alcuni amici a seguire la propria squadra del cuore in trasferta a Milano, quando una pallottola lo raggiunse al collo mentre dormiva in macchina. Oggi Gabriele avrebbe compiuto 37 anni e il suo ricordo rimane indelebile nella mente di tutti i tifosi d’Italia e non solo. Sì, perché questa vicenda ha toccato da vicino tutti gli amanti del calcio, tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno deciso di seguire la propria squadra allo stadio. È impensabile morire a 26 anni, figuriamoci in circostanze del genere.

CIAO GABRIELE - Gabriele Sandri era un ragazzo come tanti. E come molti suoi coetanei viveva di passioni. Le sue nello specifico erano due: la musica (era un noto dj romano) e la Lazio. Andava spesso in trasferta a seguire la sua squadra e, quell’11 novembre, si giocava Inter-Lazio. Alle 6 di mattina aveva finito di suonare al Piper e con alcuni amici decise di partire in macchina alla volta di Milano. Quella macchina però a destinazione non ci arrivò mai. Alle 9 di mattina la polizia stradale venne allertata per una rissa tra ultras nell’autogrill di Badia al Pino. Alle 9.18, l’agente Spaccarotella vide un’auto dei tifosi laziali che stava ripartendo e sparò in quella direzione, colpendo al collo proprio Gabriele. La notizia prese velocemente piede in tutta Italia, le prime voci furono quelle di “un morto a causa di una rissa tra tifosi”. Ma ben presto si scoprì che non fu quella la vera causa.

GIUSTIZIA PER GABRIELE - La famiglia di Gabriele si è impegnata negli anni per rendere giustizia alla vicenda. Una vicenda che per alcuni aspetti ricorda quella di Stefano Cucchi (oggi sotto i riflettori grazie al film di Cremonini “Sulla mia pelle”). Storie diverse, ma affini per alcuni aspetti. Nella storia di Gabriele però un colpevole c’è dal primo istante. Il poliziotto che aveva esploso il colpo fu condannato in primo grado per omicidio colposo con una pena a sei anni di reclusione, poi nel successivo grado di giudizio il reato che gli venne contestato fu quello di omicidio volontario e la pena salì a 9 anni e 4 mesi. Il verdetto fu poi confermato anche in Cassazione. Oggi però quell’agente di polizia (dopo aver scontato metà della pena) è in semi-libertà e durante il giorno può uscire dal carcere. “Una sentenza annacquata all’origine”, disse il fratello Cristiano in esclusiva ai nostri microfoni un anno fa, parlando di una storia alla quale probabilmente non è stata data neanche l’adeguata rilevanza mediatica.

GABRIELE VIVE - Oggi il ricordo di Gabriele rimane più vivo che mai. Soprattutto tra i tifosi laziali, che ogni domenica lo ricordano con almeno un coro, proprio nello stadio dove per anni lui cantava e sosteneva la sua Lazio. Gabriele vive in tutti noi, nella sciarpa biancoceleste che ogni tifoso porta gelosamente al collo, nelle frenetiche attese prima del calcio di inizio, nelle vittorie e nelle sconfitte. Non solo il gol di Firmani al 90’ in quel Lazio-Parma del 2007, ma ogni gol della squadra biancoceleste sarà in parte dedicato a Gabriele. Oggi, il giorno del suo compleanno, noi vogliamo ricordarlo così, immaginando che lui possa continuare a seguire la sua Lazio dall’alto ogni domenica. Come una stella. La più bella del firmamento.