FOCUS - Tanti auguri mister Pioli: le tappe di un romanzo biancoceleste dal finale amaro

Pubblicato ieri alle 20
21.10.2016 07:35 di  Saverio Cucina   vedi letture
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Tanti auguri mister Pioli: le tappe di un romanzo biancoceleste dal finale amaro
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico Gaetano

Potevamo limitarci a fargli gli auguri. Abbiamo preferito, invece, tracciare un piccolo bilancio della sua avventura con ‘l’aquila sulla giacca’, proprio nel giorno del suo 51esimo compleanno. È ancora in attesa di una nuova destinazione Stefano Pioli, dopo il brusco e tutt’altro che sereno addio sulla panchina biancoceleste. Per esorcizzare l’amarezza di quei titoli di coda, cercando di dare risalto solo alle ‘pagine più luminose’, abbiamo scelto di evidenziare le cinque tappe salienti del suo romanzo capitolino. Buon viaggio a tutti.

‘VOLA LAZIO VOLA’ – “Posate i palloni, petto in fuori, ora si canta”. Li avrà spiazzati tutti con una frase di questo tipo. Era il 7 agosto del 2014. A Marienfeld va in scena l'ultimo allenamento del ritiro in Germania, prima della partenza per Lubecca, per l’amichevole contro l’Amburgo. Mister Pioli riunisce i suoi in un unico gruppo, distribuendo il testo di una canzone. Parte la musica e tutto diventa più chiaro. Le note sono quelle di ‘Vola Lazio vola’, lo storico inno biancoceleste di Toni Malco. Tutti devono conoscerlo, anche i nuovi arrivati. Capire per chi giochi, il simbolo che difendi. Lo aveva intuito il tecnico parmense: se alleni la Lazio non puoi non innamorartene, perché soltanto un sentimento forte ti fa trascinare il cuore oltre l’ostacolo. E qui nella Capitale, di strade in discesa non è che ne abbia avute poi tante.

“RIFATTE L’OCCHI…” – Vincere e giocar bene. Anzi, il bel gioco divenne ad un tratto la condizione necessaria per spostare gli equilibri in campo. Uno spasso la nuova Lazio di Pioli, che dopo un inizio scricchiolante cominciava già in autunno a macinare punti. Il modulo prediletto era il 4-3-3, con Biglia in regia a dare forma ad una sceneggiatura da Oscar. In difesa, de Vrij si auto-elegge nuovo ‘Ministro’, e il paragone con Nesta non era più un ossimoro. In avanti, Felipe Anderson finalmente protagonista, che proprio a Pioli deve il suo grande exploit nel Belpaese. I presupposti di una Lazio d’alta quota erano ormai lampanti.

L’OLIMPICO, QUELLO DI UNA VOLTA: LAZIO-EMPOLI 4-0 – Impossibile dimenticare quel 12 aprile del 2015. La Lazio all’Olimpico ospita l’Empoli, davanti a 50 mila anime. La cornice migliore per un giorno perfetto: vittoria schiacciante contro la formazione di Sarri, in grande spolvero quell’anno, ma soprattutto il sorpasso al secondo posto sui rivali giallorossi. Qualcosa in più di un semplice predominio cittadino, perché per una settimana i biancocelesti diventano, almeno matematicamente, l’anti-Juve per la lotta al titolo, fino al ko di Torino proprio contro i bianconeri. L’accesso diretto nell’Europa che conta sfumerà poi a fine maggio, senza scalfire però l’orgoglio di una squadra finalmente ad immagine e somiglianza dei suoi tifosi. E poi c’era ancora un terzo posto da blindare…

NAPOLI-LAZIO 2-4, TU CREDI ALLE FAVOLE? – Un’Odissea di 90’ e più. Una gara da cardiopalma, conclusa come nel migliore dei lieto fine. La Lazio strappa il pass per il preliminare di Champions League, espugnando il San Paolo. Ma lo fa a suo modo, come insegna la sua storia, con una gara pazzesca, dove rischia prima di stravincere poi di dilapidare tutto in pochi minuti. Soffrire quando tutto sembra andare per il verso giusto, rialzarsi quando tutto sembra perduto. Un romanzo, una favola calcistica che premia il lavoro costante di una squadra che vince e gioca bene, forse senza eguali in Italia. Il punto più alto della storia biancoceleste di Stefano Pioli. Da lì in poi soltanto spine.

“SE IL TEMPO FOSSE UN GAMBERO…” – Rimpianti e rimorsi per ciò che non è stato e poteva essere. Nell’estate del 2015 la Lazio getta alle ortiche tutto il possibile. Mercato inconsistente e diatriba capitano: due mine pronte ad esplodere con effetto immediato, forse troppo sottovalutate dallo stesso allenatore di Parma: ad agosto il primo tonfo, con la finale a Shanghai persa contro una Juve tutt’altro che irresistibile. Poco dopo, un preliminare da incubo, che vede i biancocelesti uscire tramortiti dalla BayArena di Leverkusen. Addio Champions, addio sogni di gloria. Da settembre in poi un lento declino fino all’esonero in aprile, dopo il crollo nel derby. Concorso di colpa o vittima degli eventi? Forse un po’ entrambe le cose. Quel che sembra evidente è che Pioli non sia mai riuscito ad imporsi a livello societario così come fatto sul campo, almeno nella prima stagione. Far cantare l’inno ai giocatori fu una mossa straordinaria, anche per l’ambiente. Perso il sostegno della società, anche l’empatia con il gruppo è venuta meno. Un’occasione persa, una sconfitta per tutti. Nonostante ciò, restano i numeri di quella Lazio, ma soprattutto le emozioni trasmesse. Quelle sì che furono una grande vittoria. Tanti auguri mister e buona fortuna!