Djordjevic come Signori, il doppio palo infrange ancora una volta i sogni laziali

21.05.2015 11:40 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
Djordjevic come Signori, il doppio palo infrange ancora una volta i sogni laziali
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Basta un istante, un centimetro per scrivere la storia. Un singolo episodio può fare la differenza secondo i dettami del destino. Minuto 94 della 68esima finale di Coppa Italia. Ai supplementari, Juventus e Lazio sono sul risultato di uno ad uno. Djordjevic riceve palla da Candreva sulla trequarti, la stoppa e praticamente da fermo, senza alzare lo sguardo verso la porta, libera il mancino. È il tiro che potrebbe cambiare le sorti della sfida, facendo restare il trofeo nella capitale come invocato dalla scenografia della Curva Nord. Il tempo sembra fermarsi. La sfera viaggia sospesa a mezz’aria verso la porta, colpisce il palo alla sinistra di Storari, poi un rimbalzo sulla linea e di nuovo sul montante opposto. Il serbo, che già era pronto ad esultare con una corsa liberatoria, è incredulo. Con lui tutto il popolo biancoceleste, rimasto con l’urlo del gol strozzato in gola. Sembra essere lo specchio della storia laziale. Una storia caratterizzata da tanta sofferenza, da un duro confronto con la realtà e da ostacoli dietro l’angolo pronti a minare qualsiasi certezza. Sì perché proprio su quel doppio palo s’infrangeranno i sogni di gloria degli eroici ragazzi di Pioli. Tre minuti dopo, i nefasti segni del fato trovano la loro conferma. Il destino, puntuale, presenta il conto da pagare. Un conto decisamente amaro. Matri raccoglie un pallone ribattuto all’interno dell’area di rigore e, di destro, trafigge Berisha. Spesso la storia si ripete. Anche stavolta, i due legni colpiti in un solo colpo, non vengono sovvertiti come nelle storie a lieto fine. Era successo il 28 febbraio 1995 in un Lazio-Borussia Dortmund, valevole per i quarti di finale di Coppa UEFA. In quell’occasione un identico episodio con protagonista Giuseppe Signori bastò a frapporsi sulla strada verso il successo. I capitolini vinsero la gara d’andata, ma le occasioni vanificate costarono l’eliminazione nella partita di ritorno. In un percorso in cui la Biancoceleste si è guadagnata con il lavoro e l’umiltà i traguardi raggiunti, la squadra di Pioli esce comunque tra i meritatissimi applausi del proprio pubblico. Al triplice fischio, il cuore dei giocatori in maglia celeste viene infatti ripagato dal sostegno dei tifosi che, con orgoglio, concludono tra i cori una notte di passione. Intanto mister, staff e calciatori si uniscono in un unico abbraccio al centro del campo. È l’immagine più nitida della forza del gruppo. Contro un destino avverso, sempre pronto a voltarti le spalle, sembra essere questa la soluzione migliore