Gabriele Paparelli e la vita che non ha vissuto: dagli studi alla normalità

Gabriele Paparelli e suo padre, Vincenzo. Due tifosi della Lazio come tanti, una famiglia colpita da una tragedia che avrebbe potuto marchiare chiunque.
27.10.2019 08:00 di  Francesco Mattogno  Twitter:    vedi letture
Gabriele Paparelli e la vita che non ha vissuto: dagli studi alla normalità

Il popolo laziale gli è vicino, da sempre. Dai suoi otto anni. Perché come suo padre Vincenzo, anche Gabriele Paparelli è Uno di noi. Un uomo qualsiasi, un ragazzo qualsiasi, un bambino qualsiasi. Un padre che deve proteggere sua figlia, Giulia, dalla tragedia che ha colpito la sua famiglia e che riaffiora più forte, e fa male, nei giorni che precedono il 40° anno dalla morte di Vincenzo: “Non sto vivendo, non vedo l'ora di tornare alla mia vita” - sono le sua parole riportate dalla rassegna stampa di Radiosei - “Non fraintendetemi, è un piacere che ci sia questa attenzione. Ma è complicato”. Come unica consolazione c'è il ricordo che tiene vivo papà Vincenzo nel cuore di tutti. Ma la paura di crollare in giorni come questi, c'è e si fa sentire. Fin dai suoi 17 anni, quando Gabriele ha iniziato a parlare pubblicamente della sua storia. Si è esposto all'affetto, certo, ma anche alla crudeltà dei “10, 100, 1000 Paparelli” sui muri di Roma. Nelle corde vocali di chi non sa o non vuol sapere. E se da un lato dopo quattro decenni c'è il desiderio di “nascondersi”, tornare alla normalità e lontano dalle luci dei riflettori, dall'altro c'è l'amore per Giulia che lo riporterà allo stadio per Lazio - Lecce del 10 novembre: “Mi ha strappato una promessa”, dice Gabriele, che per lo stadio ha avuto sempre una giustificata fobia. Lei che ama il calcio nei suoi valori più puri, racchiusi da una bandiera che tinge dei colori del cielo lo Stadio Olimpico. Lui che invece ha rinunciato a tanto: “Anche agli studi. Mamma non ce la faceva da sola”. Operaio, segretario, pizzicagnolo. Il diploma di ragioneria raggiunto sette anni fa è un orgoglio per Gabriele, a cui nella vita solo i tifosi della Lazio, come lui, e Walter Veltroni (che trovò impiego a lui e a suo fratello Mauro, entrambi precari) hanno offerto un aiuto concreto. Il resto, che siano celebrazioni pubbliche o attenzioni mediatiche, non gli interessa. Gabriele Paparelli è un uomo che è stato capace di perdonare l'assassino di suo padre. Che domani, a 40 anni dalla sua morte, lo andrà a trovare a Prima Porta. Che per decenni è stato solo “il figlio del tifoso ucciso allo stadio”. Ma che è semplicemente un uomo come tanti, Uno di noi.

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