FOCUS - Adeus Ederson, il talento di cristallo che stregò Lotito

22.07.2015 11:30 di  Saverio Cucina   vedi letture
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Adeus Ederson, il talento di cristallo che stregò Lotito
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© foto di Federico Gaetano

“Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni”. È vero, non sarà latino, ma non ce ne vorrà il presidente Lotito se per una volta scomodiamo il ‘giovane favoloso’ per narrare la storia (o sarebbe il caso di dire la farsa) di un suo prediletto. Già, perché la vicenda di Ederson Honorato Campos ha ben poco di romantico, tanto da assumere talvolta connotati grotteschi. Ben tre tentativi del patron biancoceleste prima di portarlo all’ombra del Colosseo, giunto poi a parametro zero nell’estate del 2012 dopo essersi svincolato dal Lione. Con un mercato avaro di colpi di scena (arrivò soltanto Ciani a fine agosto, ndr), i riflettori sono subito puntati su quel fantasista polivalente ed elegante nei movimenti, ma con quella scomoda nomea di giocatore troppo fragile. Detto fatto, nel ritiro di Auronzo i primi guai fisici, prima stazione di una Via Crucis interminabile. Prima però, un passo avanti…

“VOLA L’AQUILA…” – E pensare che il debutto in Serie A non fu poi così tanto male. 30 settembre 2012, all’Olimpico la Lazio ospita il Siena. Sull’angolo di Candreva proprio Ederson, in campo al posto di Hernanes, stacca più in alto di tutti regalando alla Lazio il vantaggio. Quella che segue è un’esultanza inedita, destinata a far subito breccia nei cuori della gente laziale. Emulando il volo dell’aquila Olympia, il classe ’86 di Parapuã muove le braccia su e giù, quasi a spiccare il volo. Qualche minuto più tardi sarà poi Ledesma ad imitarlo dopo aver trasformato un calcio di rigore. È subito feeling con i tifosi biancocelesti, quasi storditi da un gesto così evidente ed imprevisto fatto poi da un nuovo acquisto. "Lo faccio sin da quando ero ragazzino. Voglio dire che mi sento libero come un'aquila in campo. La Lazio ha questo simbolo ed è meraviglioso!”, disse spiegando l'esultanza. Tutto bello insomma, e poi? Il copione diventa quasi sempre lo stesso: piccoli sprazzi di qualità e fantasia, interrotti da troppo frequenti periodi in infermeria.

I DOLORI DEL GIOVANE...HONORATO – Un lungo elenco di infortuni che riempie inesorabilmente i vuoti lasciati sul terreno di gioco. Pronti via, subito il primo crack sotto le Tre Cime di Lavaredo. Il responso del medico parlava di un infortunio traumatico al ginocchio che lo costringerà a saltare la preparazione. Come una reazione a catena, ecco subentrare le tante noie fisiche che lo condizioneranno anche in futuro. Prima gli adduttori ad inizio campionato, poi una serie di ricadute. Out ancora, per poi rientrare a febbraio dopo oltre due mesi. Ma l’infortunio più grave arriva a gennaio dell’anno successivo. A Udine, la Lazio è sotto di due gol, oltre ad essere in inferiorità numerica. Ederson è in campo e gioca una delle migliori gare da quando è in biancoceleste. Nella ripresa, proprio sul più bello, una torsione innaturale lo condanna al peggio: disinserzione dei tendini della coscia destra: stop di almeno 6 mesi. "Sono come un'aquila con le ali spezzate in via di guarigione pronta a riprendersi in pochi mesi", dirà durante il periodo di convalescenza. Una grande occasione di rivalsa finita alle ortiche. L'ennesima. Dopo un lungo periodo ai box, inclusa l'estate, il 10 biancoceleste torna a calcare il manto verde, provando a beneficiare della nuova impronta di gioco data alla squadra da Stefano Pioli. Solo 5 presenze e un gol, quello della tranquillità contro il Cagliari. Il 2014 poi si chiuderà con uno stiramento di primo grado rimediato contro il Varese in Coppa Italia. Una più che amara ciliegina sulla torta di un anno sciagurato.

THIS MUST BE THE PLACE – E fu sera e fu mattina, arrivò gennaio e il mercato di riparazione. Nelle ultime 48h, dopo un'ennesima campagna acquisti priva di sorprese, spunta l'ipotesi di uno scambio alla pari tra Lazio e Samp: Bergessio sarebbe passato in biancoceleste, mentre Ederson in blucerchiato. Sembra tutto fatto, l'accordo tra le due società c'è e anche con l'entourage dell'attaccante argentino. Eppure qualcosa non va. Il telefono del brasiliano squilla invano, Tare non riceve risposta. Le lancette dell'orologio dell'Ata Hotel scorrono veloci. Non c'è più tempo, tutto resta invariato. L'immagine dell'esultanza a mo' di aquila è solo un lontano ricordo: per molti infatti Ederson diventa il 'nemico pubblico', il 'figliol prodigo' di una società e una tifoseria che lo hanno accolto, acclamato e aspettato per molto tempo. “Mi dispiace vedere tutta questa polemica - scrisse sui propri social il brasiliano il giorno dopo -, tutti questi insulti e minacce per una cosa che non ho avuto nemmeno il tempo di prendere in considerazione. Ho sempre sognato di giocare per la Lazio ed ho sempre cercato di dare il meglio per questa maglia". "È questo il mio posto", si sarà ripetuto più volte il buon Honorato, adattando alla propria storia il titolo della pellicola di Sorrentino. Parole al miele, 'Libro cuore' in chiave moderna. Le 'Vacanze romane' ora però volgono al termine e l'ex Lione dovrà tornare a correre con minor intermittenza se non vorrà ancora una volta vestire i panni dello spettatore non pagante. Il Flamengo è pronto ad accoglierlo a braccia parte, con tanto di maglia numero 10. Con buona pace di tutti davvero (Olympia compresa).