Sensini: "La Lazio ti entra nel cuore. Ha la tifoseria più bella che abbia mai avuto"

13.01.2020 07:30 di  Andrea Marchettini   vedi letture
Sensini: "La Lazio ti entra nel cuore. Ha la tifoseria più bella che abbia mai avuto"

Un'esperienze breve ma intensa, quella di Nestor Sensini alla Lazio. In biancoceleste il difensore argentino ha vinto uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Supercoppa Uefa. Difensore di personalità, fortemente voluto da Eriksson a Roma, ha vissuto il periodo più fertile della storia della società biancocelete. E anche se a Roma ci è rimasto una sola stagione, la Lazio gli è entrata nel cuore. Di Lazio ci si ammala irrimediabilmente, come lui stesso ci confessa in esclusiva ai nostri microfoni.

La Lazio ha festeggiato i suoi 120 anni di storia con un'altra vittoria. Hai avuto modo di vedere dall'Argentina la festa biancoceleste?

"Qualche amico che ho a Roma mi ha raccontanto della festa che ci è stata in questi giorni a Piazza della Libertà, mi hanno mandato foto e video: è stato davvero fantastico. 120 sono tanti, poi è arrivata la Supercoppa che è stato un bel regalo per questo storico traguardo". 

La Supercoppa deve essere un punto di partenza, visto l'andamento della squadra in campionato...

"Io credo che Simone abbia una continuità di risultati incredibile. In Italia non è facile mantenere una squadra sempre ai vertici del campionato. Ha fatto un lavoro straordinario in questi anni. Quello di quest'anno è un momento magico, ma è soprattutto il frutto di tanti anni di lavoro che Inzaghi ha fatto finora. Io mi auguro che questo sia l'inizio di qualcosa di importante. Diciamo che si stanno incastrando una serie di cose che potrebbero portare a un risultato importantissimo".

Ti riferisci allo Scudetto?

"Sognare è lecito. Tutti devono mantenre vivi i sogni. Oggettivamente però la Juve e l'Inter mi sembrano un po' più avanti rispetto alla Lazio. L'obiettivo però deve essere quello di stare al passo di queste squadre e poi si vedrà. Mi sento di dire che il vero obiettivo della Lazio debba essere il terzo o il quarto posto. Ma ripeto: il sogno non si può negare a nessuno".

Tu lo Scudetto con l'aquila sul petto lo hai vinto nel 2000. Che ricordi hai di quella stagione?

"E' passato tanto tempo ma ho dei ricordi bellissimi. Sono stato due anni alla Lazio e quella squadra era fortissima. Abbiamo vinto 4 coppe in un anno e mezzo. Insieme a me arrivarono Veron, Simeone e giocatori formidabili. La Lazio di quegli anni sfiorò lo Scudetto anche l'anno prima di vincerlo. Io penso che la Lazio abbia bisogno di stare vicino ai grandi traguardi per poi raggiungerli. E questo vale anche adesso. Poi l'anno del 2000 fu particolare: il Centenario, il Giubileo a Roma. Insomma arrivò tutto insime: era un'annata speciale. Ho un ricordo fantastico di tutta la stagione, soprattutto del finale".

Come l'avete vissuta l'ultima partita?

"Fu stranissimo. Noi avevamo vinto e dovevamo aspettare l'esito della partita della Juventus che poi perse col Perugia grazie al gol di Calori. Noi stavamo tutti con la radiolina ad aspettare, la gente allo stadio che non si mosse per aspettare il triplice fischio dell'altra partita. Fu spettacolare: avevamo bisogno di esplodere di gioia tutti noi, e cosi fu".

Ancora ti senti con i compagni della Lazio di quella stagione?

Sì, con gli argentini ho un ottimo rapporto: Con Veron, Almeyda, Simeone ci vediamo spesso. Purtroppo con gli altri ci siamo un po' allontanti: Mancini, Nesta non li vedo da tanto, anche per un discorso di lontananza. Ma quel ricordo ci lega in maniera indissolubile. Quella Lazio aveva tutto per vincere il campionato".

Quando vi siete accorti che potevate vincere il tricolore?

"Nella partita contro la Juventus, col gol di Simeone. Quella fu la partita che diede la svolta. Quel risultato ci ha dato la possibilità di tornare in corsa per lo Scudetto e la consapevolezza che potevamo farcela".

Mi dici cosa significa per te la Lazialità? Come si vive da calciatore lo spirito d'appartenenza a questa squadra?

"E' passato tanto tempo. Nel corso degli anni ho cambiato diverse squadre, poi sono tornato in Argentina, ma il periodo alla Lazio non lo dimenticherò mai. Il calcio a Roma si vive in modo particolare: a me sono rimaste tante cose e me le porterò dentro per sempre. Il tifoso della Lazio è un tifoso fedele, al di la del risultato. Ricordo che perdemmo un derby 4-1 ma la gente ci ha sempre supportato fino in fondo. Lo spirito della Lazio è questo: crederci sempre, non mollare mai. La squadra ai miei tempi era forte, ma abbiamo avuto un supporto pazzesco dalla gente laziale. Chi ha avuto la fortuna di giocare alla Lazio queste cose non le dimentica mai. Io ho giocato anche a Parma e a Udine, ma la Lazio come tifoseria per me è stata sicuramente la più importante".

Vuoi fare un augurio alla Lazio e ai suoi tifosi per questi 120 anni?

"Sì, voglio mandare un grande abbraccio a tutti i miei ex compagni che non vedo da tanto tempo. Alla tifoseria voglio dire che ricordo quei momenti con grandissima emozione e che mi rimarranno sempre nel cuore. Alla Lazio dico che deve sempre continuare a lottare, perché è quello che la contraddistingue da tutte le altre squadre".

© RIPRODUZIONE RISERVATA - La riproduzione, anche parziale, dell’articolo è vietata. I trasgressori saranno perseguibili a norma di legge.

Pubblicato il 12/01 alle ore 21:30

Lazio, marcia da Scudetto: il confronto con Eriksson e Maestrelli

Nesta: "Lo Scudetto dipende della Juve e dall'Inter"

TORNA ALLA HOMEPAGE