ESCLUSIVA - Cruz, la Lazio come un sogno: "Un onore indossare quella maglia, la Supercoppa l'emozione più grande" - FOTO

Pubblicato ieri alle 11.30
09.08.2014 07:00 di  Matteo Botti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Cruz, la Lazio come un sogno: "Un onore indossare quella maglia, la Supercoppa l'emozione più grande" - FOTO
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© foto di Filippo Gabutti

Metti un pomeriggio di pioggia a Miami. Da tenere sempre in conto, specie in questo periodo dell’anno. Le enormi spiagge bianche si svuotano e tra le pieghe dei negozi dell’Aventura Mall, al riparo dai 'Miami shower' – i frequenti acquazzoni -, i turisti si lanciano nello sfrenato shopping vacanziero. Metti un incontro, con un grandissimo attaccante che ha scritto pagine importanti nel campionato italiano. Anche lui in vacanza, attratto dal tepore della Florida, sempre meta ambita. Per una decade Julio Ricardo Cruz ha calcato i campi del Belpaese, da professionista esemplare. Bomber di razza, bomber di scorta. Un lusso. All’Inter lo ricordano con piacere estremo, a Bologna ancora si stropicciano gli occhi, riportando alla memoria la stagione 2001/2002, quella del settimo posto. Cruz, el Jardinero, passeggia indisturbato con famiglia al seguito. Indugia da Abercrombie, il richiamo delle fresche fragranze e dei capi di tendenza lo tentano, simil Ulisse dinanzi al canto delle Sirene. Non ha dimenticato l’anno trascorso nella Capitale, l'ex centravanti di River Plate e Feyenoord. Il coronamento di una carriera ricca di trofei e soddisfazioni, un sogno che si portava dietro da anni. Vivere Roma, conoscere il caldo habitat laziale. Il grande fascino che la Lazio ha da sempre riscosso in Argentina, risuona nelle sue parole. Vestire la maglia che fu di Crespo, di Veron. La redazione de Lalaziosiamonoi.it l’ha raggiunto in esclusiva. La memoria dei 4 gol e delle 25 presenze non è stata scalfita dall’incedere del tempo. L'attaccante cresciuto nel Banfield ha abbondonato il mondo del pallone, ma segue ancora il calcio italiano. Le evoluzioni del club biancoceleste gli premono. Applaude l’acquisto di De Vrij, giura su una Serie A mai così livellata ed aperta come quest’anno. Tra la 195esima strada e Biscayne Boulevard, l’ormai 40enne Jardinero di Santiago del Estero apre la scatola dei ricordi. A tinte del cielo.

Un anno alla Lazio dopo i trionfi in nerazzurro. A Roma ti sei trovato bene, hai continuato a seguire le sorti della formazione biancoceleste. Che ne pensi della campagna acquista condotta dalle Aquile capitoline, fino a questo momento? “La Lazio sta lavorando molto bene, mi piace la creatura che sta prendendo forma. In questi anni è migliorata moltissimo, dopo aver tribolato tanto a causa di problemi societari. Dopo la vittoria della Coppa Italia contro la Roma, la Biancoceleste non è riuscita a ripetersi ed anche nella stagione che verrà sarà difficile centrare gli obiettivi data la folta concorrenza di club attrezzati. Mi auguro che la prossima sia un’annata ricca di soddisfazioni per tutti i tifosi”.

Hai vissuto l’ambiente laziale,  hai conosciuto tanto il presidente Lotito, quanto il tifo caldo capitolino. Ti sei fatto un’idea circa l’aria di contestazione che attanaglia il patron ormai da parecchio tempo? “L’atmosfera che si vive attorno alla formazione biancoceleste è qualcosa d’incredibile. Mai prima di trasferirmi a Roma avevo percepito tanto calore da parte del pubblico nei confronti dei propri beniamini. Dunque conosco l’affetto del supporter laziale ed allo stesso tempo già quando ero all’Inter la contestazione nei confronti di Lotito era viva e presente. Voglio calarmi in tutte e due le parti: Lotito fa quello che può e cerca sempre di operare per il bene della società, a volte i tifosi non prestano tanta attenzione a questa cosa. Di contro, la tifoseria merita il meglio; sono sempre lì a spronare la squadra, vogliono vedere che la squadra vinca qualcosa, sognano acquisti importanti. È chiaro che ci vorrebbe il giusto mix di tutto, ma a volte è difficile, soprattutto nella situazione in cui versava la Lazio prima dell’avvento di Lotito. La Lazio era una squadra che primeggiava in Italia ed in Europa, poi ha vissuto problemi societari da cui ora è uscita. La gente pensa al presente e mai al passato e con questo non voglio schierarmi dalla parte del Presidente. Lui ha il suo modo di gestire la società e per quanto mi riguarda io mi son trovato molto bene con lui”.

Hai fatto parte della Selecciòn per 22 volte, disputando il Mondiale 2006 in Germania. L’Argentina giusto un mese fa ha sfiorato la Coppa, Biglia era in campo. Sei un estimatore dell’ex capitano dell’Anderlecht? Quanto ha dato nella scorsa stagione e quanto può dare in futuro alla causa biancoceleste? “Posso spendere solo belle parole per quanto riguarda Lucas. Entrare subito in sintonia con il calcio italiano non è affatto semplice, ma lui ci è riuscito. Ha preso in mano il centrocampo ed a coronamento di una buona stagione è riuscito a consacrarsi in albiceleste disputando un degno Mondiale. Inizialmente relegato a riserva, è riuscito a convincere Sabella a suon di prestazioni ed alla fine è assurto a punto di riferimento dei sudamericani. Peccato per la finale persa, l’Argentina è andata davvero vicina ad alzare il trofeo e probabilmente l’avrebbe meritato”.

Rimanendo in tema Mondiale, Tare e Lotito sono riusciti a strappare al Feyenoord il miglior difensore della competizione iridata. Come descriveresti il colpo Stefan De Vrij? “Sinceramente non ho avuto modo di porlo sotto la lente d’ingrandimento. Essere titolari nell’Olanda di Van Gaal è già di per sé un merito ed un biglietto da visita di gran conto. Saprà far bene a Roma, è un acquisto di grido per la Lazio”.

In chiusura, cosa ti è rimasto dentro dell’esperienza nella Capitale? “Sarei un ipocrita a dire che sono un tifoso matto dei biancocelesti, sono stato a Roma solo un anno, però è stato un onore per me giocare in una formazione da sempre piena di grande tradizione di giocatori argentini. All’Inter sono stato più anni ed ho vinto tante cose importanti, ciononostante ricordo con grande piacere la Supercoppa italiana strappata a Mourinho in quel di Pechino. È stata una cosa bellissima, vincere subito qualcosa con questi colori. In Italia sono legato a tre squadre: credo di aver fatto bene a Bologna al mio arrivo, in nerazzurro mi sono consacrato ed ho centrato gli obiettivi massimi, mentre la Lazio è stato un bel passo. Ho sempre ambito ai colori biancocelesti, volevo andare a Roma già da tempo ed alla fine sono contento di poter dire di aver conosciuto un ambiente che vive di calcio”.