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Lazio, Guendouzi: "Che lavoro con Sarri! Sei mesi con lui sono come due anni..."

di Andrea Castellano

Lunga intervista di Matteo Guendouzi ai taccuini del The Athletic. Il centrocampista ha ripercorso tutta la sua carriera soffermandosi su alcuni dei momenti più significativi. Dall'Arsenal al Marsiglia fino ad arrivare al trasferimento alla Lazio in estate e al lavoro con Sarri. Un pensiero, poi, l'ha rilasciato anche sul suo carattere definito da 'bad boy' e su una possibile convocazione in Nazionale francese. Di seguito le sue dichiarazioni.

CARATTERE - "Io irascibile? Sono sempre stato così, anche da quando avevo sette o otto anni. Quando perdevo una partita, urlavo sempre. Questa è la mia mentalità. Quando scendo in campo voglio sempre vincere. Sono molto fortunato perché quando giochi in grandi club devi avere questa mentalità se vuoi competere ai massimi livelli. Fa parte della mia personalità, quando scendo in campo è per vincere, non per pareggiare o perdere. A volte, quando sono in partita, ho qualche reazione un po' esagerata, ma è perché sono totalmente concentrato sulla partita, penso solo alla vittoria e ad aiutare la squadra. Sarò sempre così ed è importante rimanere con questa mentalità. Più invecchio e più imparo, voglio diventare più calmo, ma anche mantenere questo tipo di approccio: lottare in campo e voler vincere sempre. Questa è la cosa più importante”.

SARRI - "Ho fatto sei mesi con Sarri ma sembrano passati uno o due anni perché imparo tantissimo con lui ogni giorno in allenamento. Tatticamente so cosa devo fare in campo, ora sembra automatico. È molto bello lavorare con lui perché è un allenatore straordinario. Ricordo di aver perso la finale di Europa League (4-1) quando lui era al Chelsea e io all'Arsenal nel 2019. In Francia, quando sei un calciatore, conta più la questione individuale e meno il collettivo. Mentre qui in Italia e con Sarri riesco a crescere molto tatticamente. È stato molto importante per me vedere da vicino anche questo lato del calcio”.

L'ESPERIENZA IN INGHILTERRA - "Non ho rimpianti per quello che ho fatto all'Arsenal. Avevo 19 anni e in due stagioni ho giocato 85 partite: per un grande club del genere sono tante. Ho cercato sempre di dare il massimo. Nella mia prima stagione siamo arrivati quinti, a un solo punto dalla Champions League, e abbiamo perso la finale di Europa League. Quando finisci al quinto posto in Inghilterra, è come se fossi secondo o terzo negli altri campionati. La Premier League è molto competitiva, anche con le squadre di bassa classifica. È forse il campionato migliore del mondo perché ogni partita è molto difficile, sono davvero felice di ciò che ho fatto lì".

LA PARENTESI ALL'ARSENAL - “La stagione successiva abbiamo vinto la FA Cup. Ero giovane, giocavo tanto ed ero molto contento. Ho imparato tanto giocando con grandi giocatori. Su tutti, Mesut Ozil è stato il migliore, un calciatore straordinario con la palla: vede cose che non uno normalmente non vedrebbe mai. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con Unai Emery, era un allenatore incredibile. Ora sta facendo un ottimo lavoro con l’Aston Villa. Lui mi ha dato la fiducia necessaria per giocare, quindi mi ritengo molto fortunato ad aver lavorato con lui. Gli ultimi sei mesi della mia seconda stagione, invece, non sono stati ottimi perché non ho giocato molto, a differenza del primo anno”.

L'INCIDENTE CON MAUPAY - "Ho preso il collo a Maupay? Molte cose possono succedere in campo e a volte alcuni giocatori dicono cose che non riesci ad accettare. È per questo che abbiamo avuto dei problemi quando abbiamo giocato da avversari. Ma questo appartiene al passato, ora sono solo concentrato sul futuro".

IL RAPPORTO CON ARTETA - "Non ho lavorato molto con Arteta, solo per sei mesi. Avevo 19 anni, quindi imparavo tanto ogni giorno. Oggi non rifarei gli stessi errori di quando ero così giovane. Ma nel calcio ogni giorno riesci a crescere e gli errori fanno parte del gioco e della vita. Diventi un uomo migliore e un calciatore migliore sbagliando. Per me è stata comunque un'ottima esperienza perché ho giocato tanto. Arteta adesso sta facendo un ottimo lavoro all’Arsenal, stanno lottando per il titolo, sono un’ottima squadra e sta facendo cose straordinarie. Spero che vincano un trofeo perché l'Arsenal è una grande società. Gli auguro il meglio".

L'ADDIO AL MARSIGLIA - "Al Marsiglia dalla mia seconda stagione e dall'inizio della terza, tutto ha iniziato a cambiare. Quando arriva un nuovo allenatore c’è anche uno stile di gioco diverso. Questo può essere positivo per alcuni giocatori, ma non per altri. Ogni campionato è molto diverso. L’Italia guarda più al lato tattico del gioco. In Francia, Germania e Inghilterra si punta più su un calcio offensivo, c’è più spazio per giocare, anche se in Italia è più difficile segnare perché le squadre sono molto organizzate. Ogni partita è difficile, ecco perché è veramente difficile riuscire a qualificarsi per la prossima Champions League”.

LA NAZIONALE - "Ho giocato la Coppa del Mondo e abbiamo perso in finale contro l'Argentina. È stato molto difficile per noi. Dal Mondiale non sono stato convocato ma so che se continuo a lavorare come ho fatto alla Lazio, come nelle ultime partite, allora so che avrò la possibilità di esserci. Lotterò per far sì che questo avvenga”.

Pubblicato il 06-03


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