ESCLUSIVA - I tifosi tengono gli occhi aperti: ecco come hanno aiutato i legali di Mauri
Fonte: Luca Capriotti-Lalaziosiamonoi.it
Una canzone diceva, la storia non si ferma davvero davanti ad un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. Darà torto o darà ragione a Stefano Mauri, detenuto a Cà del Ferro, causa ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dello scandalo del Calcioscommesse, o ai pm, non è dato saperlo. La storia siamo noi, e poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. La Lazio siamo noi, è il nome del sito che state leggendo, la Lazio siamo noi, che è nome e intento programmatico e ideale: non limitare il patrimonio Lazio alla sua società fisica, ai suoi tesserati, a chi la rappresenta più o meno degnamente, ma darla ad un popolo, ad una collettività che vi si riconosca, che la ami e la segua ovunque. Che prende l'autobus e il taxi, va al lavoro in macchina o in metropolitana, corre si affanna dietro esigenze pressioni ansie lavorative di famiglia di casa di donne e denaro. Che dopo una dura giornata, l'ennesima dura giornata, torna a casa e si mette a studiare carte processuali che riguardano un illustre sconosciuto, con la sola piccola differenza che lo eleva al di là di tutti gli altri illustri sconosciuti che popolano l'universo-mondo: veste la maglia della prima squadra di Roma, la Società Sportiva Lazio, ne difende orgoglio e stemma. Una parte di tifosi che la ama, e la sostiene anche praticamente, capo chino, pc acceso, a leggere commentare studiare esaminare. Il calciatore gioca e si allena, l'allenatore dà disposizioni tattiche e prova schemi, ma il tifoso no, per amore può anche non limitarsi a sostenere con tutta la propria voce dagli spalti la squadra. Può stringersi attorno alla squadra e alla società nei momenti duri. Può fare molto, molto di più. E poi te li ritrovi tutti con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare.
SANNO BENISSIMO COSA FARE - "La sera prima di essere sentiti un gruppo di laziali ci ha mandato tutta una serie di documenti: di loro iniziativa si sono messi a studiare l'ordinanza, scusandosi per i termini non giuridici, per dimostrare la vicinanza al giocatore hanno fatto dei riscontri e si sono messi a studiare le carte. Vogliamo intanto ringraziarli, abbiamo riportato la notizia a Mauri ed è stato contentissimo di sapere che i laziali gli sono vicini e addirittura si sono messi a studiare le carte per dargli una mano nell'interrogatorio", queste le parole dell'avvocato di Mauri, Melandri in Esclusiva a Radiosei, un paio di giorni or sono. Tifosi di un forum, Lazionet, che si sono messi a scartabellare carte e studiare ordinanze, si sono arrovellati attorno a termini giuridici e tabulati, e hanno mandato i frutti del loro lavoro ai legali di Mauri, che lo stanno studiando. Non solo amore, non solo passione: anche un aiuto concreto, un'opzione in più per la difesa, una vera e proprio ipotesi difensiva. In Esclusiva alla Laziosiamonoi sono arrivati gli stessi documenti che la difesa di Mauri sta analizzando, la storia, e la giustizia nella sua completezza, ci si augura, diranno se Mauri ha torto o ragione, intanto un fatto è incontrovertibile, ovvero che i tifosi della Lazio non stanno assisi su un balconcino a guardare la processione della storia senza intervenire, non la ritengono un film da guardare in poltrona, chi può vi mette mano, vi si mischia, cerca di porre rimedio, aiutare, muovere tasselli e tirare fili dell'arazzo, affinche un quadro di colpevolezza, se possibile, diventi qualcos'altro.
STUDIANDO CI SI ACCORGEREBBE CHE - Alla base dell'impianto accusatorio nei confronti di Mauri ci sarebbero le dichiarazioni di Gervasoni e i riscontri positivi alle stesse sul fatto che il brianzolo sia il reale utilizzatore della scheda SIM intestata a Samanta Romano: utenza che il 14 maggio 2011 appare nei tabulati di Zamperini, agganciando spesso ponti radio in zona Formello (che farebbe pensare a qualcuno che a Formello evidentemente passa spesso, come Mauri, appunto). Le prove che la SIM sia in uso a Mauri sarebbero, secondo gli studi fatti dagli utenti-tifosi di Lazionet (a cui va tutto il nostro ringraziamento, anche per la disponibilità e la pazienza nello spiegare il frutto del loro lavoro), nell'ordine: "1 la SIM aggancia spesso la cella di Formello adiacente al centro sportivo; 2 la SIM aggancia in gran parte celle tra Ponte Milvio-Cassia-Formello; 3 il giorno 28 maggio, ovvero 14 giorni dopo Lazio-Genoa (match incriminato, ndr) , sette giorni dopo Lecce-Lazio, ovvero in corrispondenza di nessuna partita, tale SIM aggancia una cella di Cervia da un numero IMEI utilizzato poco prima da un'utenza intestata a Mauri".
Codice IMEI, per i profani: International Mobile Equipment Identity, ovvero codice numerico che identifica univocamente un terminale mobile (Mobile Equipment), che può essere un telefono cellulare o un modem. O un tablet, come vedremo più tardi. Di solito di 15 cifre, mediante alcuni siti specializzati si può, mediante questo codice, arrivare alla casa costruttrice e modello del telefonino, o addirittura il luogo di costruzione o assemblaggio dello stesso. La carta d'identità di ogni cellulare, per intenderci: ogni apparecchio può cambiare sim un migliaio di volte al minuto, ma il codice IMEI, almeno per cifre identificatrici sul modello e casa costruttrice, rimarrà lo stesso. Ovviamente sembrerebbe già di per sè complicato dimostrare che sia proprio la persona fisica di Stefano Mauri ad utilizzare quel dato codice IMEI, ma, sempre secondo gli studi condotti dagli utenti/tifosi di Lazionet, il vero problema nell'impianto accusatorio risiederebbe nella forma: ovvero, i numeri IMEI, a parte quello del bulgaro Ilievski, sarebbero formalmente errati, non corrispoderebbero a quanto intenderebbe dimostrare l'accusa.
CONCRETAMENTE - Nell'ordinanza il quadro ribadito più volte è questo: Stefano Mauri alternerebbe due schede in un unico cellulare, nel modo più classico, ovvero aprendo il dispositivo, levando la batteria, cambiando la SIM, e rimontando il tutto. Il dispositivo in questione sarebbe un Nokia 6610, cellulare uscito nel 2002 (non proprio un modello recente, tutt'altro), sprovvisto dunque di traffico dati (volgarmente uno di quei cellulari indistruttibili e retrò, che chiamano e mandano sms, il cui massimo lusso è lo schermo a colori e gli MMS).
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