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ESCLUSIVA - Finisce l'esperienza di Rocco Giordano alla Lazio: il figlio di Bruno si trasferisce alla Fiorentina... Amarezza nello staff del ragazzo

di Luca Capriotti
Fonte: Luca Capriotti - Lalaziosiamonoi.it
Foto tratta da Facebook
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AGGIORNAMENTO ORE 10.40 - Lasciare la Lazio per trovare spazio in un'altra squadra non è stata sicuramente una circostanza indolore per Rocco Giordano e il padre Bruno. Secondo quanto raccolto dalla nostra redazione, in particolare, dallo staff del giovane attaccante classe '95 emerge l'amarezza per non essere stati avvertiti prima della valutazione operata dalla società. Giordano jr, ricordiamo, si è appena accasato alla Fiorentina, dopo che il ds biancoceleste Igli Tare gli ha comunicato la valutazione tecnica della società, come raccontato in esclusiva ai nostri microfoni dallo stesso direttore sportivo capitolino.

AGGIORNAMENTO ORE 07.35 - Sull'addio di Rocco Giordano alla Lazio è intervenuto questa mattina anche il Corriere dello Sport. Nell'articolo a firma Abbate-Rindone, viene riportata la versione della società biancoceleste, che parla di "scelta tecnica". Secondo il quotidiano sportivo, la Lazio avrebbe deciso di valutare Giordano jr durante il precampionato con la Primavera, per poi comunicargli la decisione di lasciarlo libero di scegliere un'altra soluzione per la sua carriera. Il ds Igli tare avrebbe avuto di recente un colloquio con il padre di Rocco, Bruno Giordano, spiegandogli che la concorrenza nella squadra di mister Bollini sarebbe stata molto accesa. Sempre secondo il Corriere dello Sport, Rocco Giordano si sarebbe sentito sottovalutato e, ancora senza contratto, avrebbe deciso di accasarsi alla Fiorentina: il club viola lo seguiva da tempo e ha contattato la Lazio prima di chiudere l'operazione.

Un rintocco, le campane suonano a festa, un rintocco, le bandiere sventolano gagliarde, orgogliose su Roma. Un rintocco, e poi il silenzio, le aste delle bandiere oscillano cupe al vento, nude. Il padre, di Trastevere, a 13 anni andò alla Lazio. Lui a 12. Il padre vinse il campionato italiano Primavera nel 1975, in squadra con Andrea Agostinelli, Lionello Manfredonia, Stefano Di Chiara e altri talenti. Lui avrebbe dovuto giocare in Primavera quest'anno, dopo gol a raffica negli Allievi Nazionali di Inzaghi. Il padre il 5 ottobre 1975 esordì in Serie A quando nella Lazio era allenatore Giulio Corsini; su passaggio di Giorgio Chinaglia, allo Stadio Luigi Ferraris contro la Sampdoria, il padre segnò il gol della vittoria all'89'. Tommaso Maestrelli l'anno successivo gli affidò la maglia numero 9, che in precedenza era di Giorgione, andato ai New York Cosmos. Il figlio, nell'anno del triste addio di Chinaglia, va via dalla Lazio. Il padre al termine della stagione 1978-1979 risultò capocannoniere della Serie A con 19 reti con l'aquila sul petto. Lui no, forse non sarà mai bandiera della Lazio. Il padre in dieci anni di carriera in biancoceleste (108 gol totali) vinse la classifica cannonieri di Serie A nel 1978-1979 e quella di Serie B nel 1982-1983, quarto bomber di sempre della storia biancoceleste. Il padre è una leggenda della Lazio, una bandiera. Il figlio avrebbe potuto, avrebbe voluto, ma indiscrezioni raccolte in Esclusiva dalla nostra redazione raccontano una verità diversa, un futuro lontano dalla Capitale. Rocco Giordano si unirà alla sua nuova squadra: la Fiorentina. Ha già salutato i suoi ex compagni e comincerà una nuova avventura a Firenze. Lascia la Lazio dopo l'ultimo campionato negli Allievi Nazionali, lascia la Lazio come Vlad Marin, altra colonna del gruppo dei record di Simone Inzaghi, per qualche incompresione di troppo che forse si poteva (doveva) evitare. Il padre giocò nel Napoli di Diego Armando Maradona, col quale vinse uno Scudetto ed una Coppa Italia (accoppiata riuscita a poche squadre nella storia del calcio italiano), nel 1986-1987, fece parte del tridente "MaGiCa", prima con Maradona e Andrea Carnevale poi con Maradona e Careca. Lui avrebbe duettato volentieri con Keità, al Napoli, che a differenza del padre calcia di sinistro, ha trascinato i suoi compagni alla vittoria per 3 a 2. Un gol, su punizione magistrale, e due assist per il figlio, classe '95. Un rintocco. Poi il silenzio. Le aste delle bandiere oscillano vuote al vento, nude.

BANDIERE? - Un rintocco. Poi il silenzio. A Roma no, non c'è la conta degli Scudetti, non si aggiungono o sottraggono come fossero senza importanza. A Roma gli scudetti valgono un ricordo indelebile, che chi ha vissuto coccolerà in anni di sofferenze e pizzoni presi dal nord e nei derby, che chi non ha vissuto imparerà ad amare e a sognare ogni notte. A Roma no, le bandiere non sono come le altre. Alla Lazio no, non ci sono bandiere. Ci sono giocatori che hanno scelto Roma e vivono nella città eterna da anni, ma romani, laziali da sempre no, non ci sono. L'ultimo, Paolo Di Canio, richiamato in Italia, Mr Fair Play, ma ancora di più quello dellla corsa folle e forsennata contro la Sud in un Derby, col dito puntato a schernire per sempre, in maniera indelebile gli avversari di ogni giorno. Quel dito è tornato, gli ha fatto male ancora una volta, ed è andato via, come un sogno. Nesta si, Nesta è l'ultima bandiera, sempre con quell'aquila sul petto, sempre e solo Lazio. Nient'altro. Nesta che ha vinto quello Scudetto, l'ultimo, Nesta che è andato via. Nesta che è quel nome che se lo mormori per i rioni la gente parla sommessamente, come di un figlio partito all'improvviso, come di un ricordo troppo duro da sopportare, troppo bello da dimenticare. Il figlio ha pianto l'amico Mirko, scomparso, il figlio aveva la stoffa per diventare bandiera. Il figlio Rocco, poteva correre sul campo, movenze e ricordi mischiati sul terreno, il ricordo del padre, Bruno Giordano, nel dribbling e nel tiro del figlio. Nel gol, che pompa nel sangue di Bruno Giordano come un'onda l'istinto e la rapidità, il rapace, l'aquila, e la freddezza. La fierezza del numero 10 del figlio, il piede delizioso, 4 gol in 17 presenze lo scorso anno. Roma, e l'aquila in un solo paio di scarpini, in un solo numero, in un solo nome da gridare fieri, da ostentare con orgoglio, da spiegare ai figli e da strillare nelle discussioni. Da difendere, e da amare: un solo nome, questa è una bandiera. Un nome che vuol dire Lazio, e la città di Roma. Un rintocco, le bandiere che urlano al vento i loro nomi, destinati a rimanere nel ricordo. Rocco Giordano n.10, Bruno Giordano, n.9, quello di Chinaglia. Il 10, da contrapporre al loro 10, oramai prossimo a fine carriera. Il 10, che sarà di qualcun altro, non di Rocco Giordano. A Roma no, alla Lazio no, non c'è la conta delle bandiere. Un rintocco, splendono al sole le bandiere. Una, è per sempre. Se gli si dà la possibilità. Se può. Un rintocco, poi il silenzio. Una bandiera è per sempre, se può.


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