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Top&Flop Lazio-Torino - Ce palpita lento el corazon

di Luca Capriotti
Fonte: Luca Capriotti

Prologo.

Estratti di telecronaca che tra 1000 anni qualcuno scoprirà, in questi Top&Flop.
 
"Nel secondo tempo sta uscendo la Roma”.
"Finisce 7-1, un risultato di dimensioni clamorose"
"Per Garcia ci sarà da lavorare sulla testa dei giocatori dopo questa scoppola"
“Smarriti gli sguardi dei giocatori della Roma”.

“Biglia non è un maestro. Non è un tenore. Non è un musicista. Lui è tutta l’orchestra”. Cit. Noi.

La orquesta Lucas Biglia.

 Le sette virtù teologali alla massima potenza, ce servono, pe tifà Lazio. Ma una più di tutte.

TOP

I primi 5 minuti ascoltati alla radio – Sono  una tassa da pagare almeno una volta nella vita, di ritorno dall’Abruzzo, tutti abbiamo un Abruzzo da cui tornare, più letali del buco dell’ozono, più letali di Klose, più letali del Pep Guardiola e del pavimento freddo a piedi scalzi. Più letali di una scivolata-assist di Ciani. I 5 minuti più lunghi della nostra vita. Con le interferenze di Enrique Iglesias. Palla a CandrevUNANOCHELOCAAAA. Una telecronaca direttamente proveniente dalla terza guerra d’indipendenza, con vezzi verbali degni del miglior discorso di Cavour, un cupo mormorio di sottofondo. Il navigatore dice: “Gira a destra, ao, me sa che te sei sbagliato” (il navigatore con la voce del gorilla del Crodino te fa sbaglia apposta, è cosa nota),  e scatta. Il momento no del nostro rapporto sempre comunicativo con l’aldilà. E nel mentre, proprio sull’orlo del baratro, una voce di speranza, una luce nelle tenebre dice. In fondo al cammino di Santiago, se rimani fedele, c’è Biglia.

Le 7 virtù.

Fede. 14’ – Arrivando, di corsa, con l’ansia che qualcosa stia per succedere. Accesa la tivvù. Punizione. Vabbé. Rilassiamoci. Ma poi qualcosa tintinna nel nostro cuore. Poi tutto sembra Quel momento magico. Quel tiro da 3 al suono della sirena. Quel topless inaspettato in spiaggia (scusate, abbiamo detto spiaggia). Quel film su Cielo che ti svolta la serata. Quell’attimo celeste in cui tutto concorre al bene. In cui tutto sembra rispondere ad un’unica, profonda, esigenza estetica. Una voglia sconfinata di bello che l’uomo si porta dentro, che custodisce nei giorni bui, trasformato in arte, reso sublime in musica, affrescato, dipinto, scolpito. Reso calcio, reso punizione, felice colpa per gli altri, ma sublimazione dell’ansia più antica. Reso bacio sulla maglia e boato dello Stadio che aspettava, mormorava la propria attesa come fosse una preghiera. Grazie Lucas. Quel che è bello ai nostri occhi, tu l’hai fatto.

"Tutto l'Olimpico si scioglie in un applauso per Lucas Biglia" – Tutti in piedi.

Carità.
Ammonito Klose - Liberatelo da Lorik!
Ammonito Klose – Decisivo, anche perché in lui rivive Lorik. Scivolata a seminare per il campo nuove piantagioni di muscoli intratendinei, lieve contrarietà che la serialità dell’atto cannibalistico sia punita con giallo e 5 ergastoli. Klose da quando gioca meno c’ha quel tocco in più. SERIALE.

Nel secondo tempo, quando la gastrite per qualche pallone sbagliato, che ad ogni pallone sbagliato corrisponde una reazione uguale e contraria di gastrite è oramai cosa nota ai più, dà il 5 a Enrique Iglesias Max Gazzè: "Ma tu non pensare male adesso, ancora il solito secondo tempoooo"

Ciao sono quello che hai incontrato alla festa, ti ho chiamato solo per sentirti e basta.
Si lo so è passato meno di un’ora ma ascolta.
C’è che 7 gol chissà come ti mancano.

FLOP

Pioli – Ma che je hai fatto, a sti ragazzi. Erano tanto boni tanto cari. Hai trasformati un coro di chierichetti in belve assetate di sangue umano con impianto di gioco annesso e vano cucina abitabile con Biglia esposto al sole. Tutto bellissimo. Ma ce sembra eccessivo fa retrocede il Bologna solo perché la ristorante quando ordini. TORTELLONI. Te ne portano due. E te guardano tipo per dire. Embè. E che non te bastano?

Pioli – C’ha ridato entusiasmo, sette volte benedetto! Sette volte bene…  Sette… Sette… Sette…

Prudenza
Attimi di ordinaria laziale follia.
"Gillet in due tempi, Lazio straripante, Farnerud si é divorato il pareggio"
 

Giustizia.
"Perde il pallone Djordjevic, però il Torino lo restituisce".
"Quanti applausi per Djordjevic!"

E poi.

Fortezza. Nostra.

“La storia che fa commuovere il Web” – Al posto di Biglia entra Onazi.
La storia che fa commuovere il Web – Stessa qualità.
La storia che fa commuovere il Web – Praticamente gemelli.
La storia che fa commuovere il Web – Tanto ci siamo commossi, che Ciani la passa a Farnerud che segna.
Il gol di Farnerud è venuto prima. Ma ci piace pensare che gli Dei del Calcio lo sapessero, che prima o poi, uno che fa tornare la vista con quella punizione avrebbe abbandonato il campo, stremato, tanto da sentirsi male. E abbiano voluto punire l’atto con Farnerud.

PONTUS FARNERUD – Sputato in A da un drakkar vichingo, Pontus ha scritto sulla pelle che nella vita di fare qualcosa non je ne frega un, ma vuole segnà alla Lazio. Schierato da Ventura a ridosso di Quagliarella, provocando attacchi emorroistici ai colleghi granata, corona come sempre contro di noi la sua favola personale, prima di tornare a servire tonni ai signori della guerra che hanno scoperto l’America prima di Colombo ma visto che non si poteva tatuare l’hanno pisciata. Segna, esulta, e tutto intorno a noi…

Entra a colpi di anca Enrique Iglesias, accompagnato da dubbi suonatori ispanici, che canta il suo singolo d’assalto, dal titolo originale, Bailando, in un album dal titolo altamente innovativo nei contenuti, che segna la svolta filosofica post-sofista di Enrique, come si evince dal titolo. Sex and the love. Così, mentre il nostro viso si contorce in una smorfia infernale, lui canta, bailandooooo, una noche locaaaaaa. In questa apoteosi teleologica, in cui il buon Enrique riesce perfino a dire ME PALPITA LENTO EL CORAZON, a noi ce prudono violentemente le mani. Poi.
Me palpita lento el corazon – Candreva fa quella rincorsetta sua, tutta un po’ ondeggiante, a piccoli passi, come un regazzino che si esercita a battimuro.
Me palpita lento el corazon – Poi. Candreva sembra proprio intenzionato a tirare. Pure contro ogni legge siderale. Pure contro ogni legge chilometrica. Pure se si trova in acque internazionali. Pure se si trova in territorio Navajo, che  notoriamente sono impegnati in guerra furibonda con Buffalo Bill, e si sa che se spari loro la prendono male che pare che je vuoi fa secchi i Bisonti che per loro so sacri e infatti li mangiano. E Candreva che tutto questo non lo sa, non ci sta più al pareggio. Gridò il tifoso e poi. Tutti pensarono dietro i cappelli, Candreva è impazzito, Gillet ha bevuto ma Miro aspetta il pallone e lui lo sa. Non è in pareggio. Che finirà.
Candreva è impazzito – Non tirà, dai non tirà, c’è Filip guarda avemo tutte torri Ciani prima o poi segnerà mica può fa solo assist dai guarda mi faccio vedere pure io sono libero al limite dell’area del divano, dai c’è mio zio che sul secondo seggiolino sta a fa il blocco al tifoso davanti così stacca meglio nel cuore della curva Nord mio nonno. Oh stai a sgravà non puoi tirà. Oh non te regoli. Oh ma che stai a fa. Oh ma che il pallone cambia direzione. È il tiro della tigre. Quello non è Candreva, è Mark Lenders.

Mark Lenders – Sceso un attimo in un campo normodotato per dimensioni, Mark si stupisce che non ci siano oltre la collina difensori in scivolata o giocatori con problemi cardiaci. Poi fa il tiro della tigre. E noi, che nella vita tifavamo Holly solo perché quando non c’era chissà la madre che, che nella vita tifavamo Holly solo perché speravamo lo spaccassero con la catapulta infernale, che nella vita non abbiamo mai tifato Holly ma SEMPRE Mark Lenders, che era più figo, più tenebroso, più ignorante, più bomber. Noi abbiamo avuto brividi di intenso godimento ad ogni cambio di direzione fatto dal pallone al tocco di Candreva. E poi Gillet.
Gillet ha bevuto – Gillet Fusion ProKlose
Gillet ha bevuto – Pavarotti and Basta’s Friends.
Gillet ha bevuto – Basta parare.
Gillet ha bevuto – Col Peroni e col sudore, non vedremo più er pallone.
Gillet ha bevuto – Oppure è impazzito.

Ma Miro aspetta il pallone – Da quando è nato, aspetta proprio quel pallone là.
Ma Miro aspetta il pallone – Non un altro, ma ogni volta quello, come se fosse il primo.
Ma Miro aspetta il pallone – Filip non lo aspetta, l’autobus. È l’autobus che aspetta lui. Altrimenti il Lazio Fan Club ce aspettava a noi, se non scrivevamo di Filip.
Ma Miro aspetta il pallone – Je palpita lento er piedon.
Ma Miro aspetta il pallone – BAILANDOOOOOOO, BAILANDOOOOOOOO.
Avemo afferrato Enrique Iglesias, tutti quelli che c’hanno funestato co sti ritmi caraibici nelle ore di traffico, abbiamo afferrato er Coez ferever alone e il nuovo album degli U2 avemo afferrato Bono per i fianchi e abbiamo ballato al ritmo forsennato di questa Lazio, pomiciato con Santana, gangbangizzato i Blue, abbiamo detto finalmente a Luca Carboni. La maglia del Bologna. Sette giorni su Sette. Puzza!

Luca lo sai, lo sai che Miro li buca ancora – Silvia lo sai, lo sai che Luca è a casa che sta a urlareee!
Luca lo sai, lo sai che Miro li buca ancora  - Che buffo era il difensore mentre provava, a tenerti la mano, non potevo che prenderlo in giro ma capivo. Che stava nascendo qualcosa di strano.
Qualcosa di strano – Meno 4.
Qualcosa di strano – Giochiamo a pallone, aggressivi, compatti, poi regalamo sempre nuovi motivi alle nostre coronarie per chiudere botteghe. Ma regà, che bello tifà Lazio.
Qualcosa di strano – Possesso palla, guarda, non credevo che l’avrei visto un’altra volta in questa vita!
Qualcosa di strano – Ma che non segna Glik?

Qualcosa di strano - Minuti interi di possesso palla.
Qualcosa di strano – Manovra fluida.
Qualcosa di strano – VAI, VAI!!! DAJE! FATEJE L’OTTAV… Ah no. Era un’altra partita.
Qualcosa di strano – Solo 3 minuti di recupero.
Qualcosa di strano – Quattro vittorie di fila.
Qualcosa di strano – Meno quattro

C'è stato un tempo antico. Ancestrale. In cui si gridava. Ambiziosi. Pazzi. Romantici. Un tempo antico in cui si gridava.
Meno quattro da voi. BASTAR@@ STIAMO ARRIVANDO, STIAMO ARRIVANDO!

Menzione speciale
Sette – I sette re giocavano a briscola sui sette colli davanti ai Sette contro Tebe e i sette palmi tra cielo e terra per i Cherokee li fecero di un balzo alla notizia che non rimanevano che sette meraviglie del mondo sotto le sette Pleaiadi, e non restava che guardare alle sette vacche grasse e aspettare che finissero i sette Papi avignonesi. Sette camicie o sette vite di gatto o sette mesi di 31 giorni ad aspettare che se svegli Felipetto che importa, delle sette virtù teologali la fortezza è importante, la fede non viene mai a mancare, ma quella che ci portiamo dentro, che ci sentiamo bruciare, quella che ci fa alzare la mattina col sorriso pure quando non vinciamo, quella che ci fa stiracchiare forte oggi più che mai, come se avessimo una sciarpa tra le mani, è la Speranza.

Le sette virtù teologali ce servono per tifare Lazio. Ma una più di tutte.
Speranza.

Il Nonno alla partita della Primavera – Ah lu, quello è Seck? Ah. E quell’altro è Chris. Ok. Dajeee Mama!!! Pacetto, ammazza come gioca Pacetto. Svelto svelto, passala a Palombi! Noooooo non così, più precisoooo. E così, nel suo feudo prenestino, Lui che ci ha portato allo Stadio, lui che ci teneva la mano, lui che ci ha messo la prima sciarpa al collo, un po’ troppo stretta ma vabbè, lui che ci aspettava che aveva già finito di mangiare e noi no, lui che ci preparava la pagnottella, e parcheggiava sempre lontano lontano. Lui è venuto a vedersi la Primavera, che “dobbiamo vince, che poi c’è er derby”. Lui che è saggio, reso saggio da anni di Lazio, Lui che poi quando l’arbitro ma porc#@[ ma è fallo ma limort#[@]. Luca non ripetere quello che dico a casa mi raccomando. E noi, e io, c’avevo voglia di prendergli la mano un altro po’. O di tirare fuori la sciarpa, con lui a dire. Canta l’inno. Allunga sta sciarpa. Faglielo vedere bene, che c’è scritto Forza Lazio Sempre sopra!

p.s. Passatece a trovà qui.  Partecipate al #ProgettoFifa. 

p.s.

"Oltre i colori. Ciao Stefano e Cristian"

 


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