Top&Flop di Lazio-Milan - Quella Maglia là
Fonte: Luca Capriotti
Mister. Da qui non se ne va nessuno.
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Quella Maglia là - Forse quello che significa quella maglia è difficile da capire per chi non l'ha mai vista. Ma chi non l'ha mai vista l'ha sognata tante volte, sempre nel momento della terra in bocca, della faccia piegata. Chi non l'ha mai vista eppure, ed è questa la grandezza di questo gioco, e di questo popolo, l'ha sempre sognata, perché ha sentito, una volta, uno, coi capelli bianchi, con la voce stanca ma fiera, cominciare un racconto, una storia. Fatta di eroi grandi come montagne, e cadute, e ceffoni. E in fondo, con la terra in bocca, la faccia piegata, sempre e comunque un pensiero fisso, una mania, una febbre alta come le montagna, profonda come le cadute, dolorosa come un ceffone in faccia. Si chiama fede, racconta una voce stanca, ma fiera. Si chiama Lazio, la Lazio del -9. Rispondiamo noi, con gli occhi sull'aquila, quell'aquila, sulla nostra maglia. Non una maglia qualunque, non una maglia di cotone e basta. Quella Maglia.
Quella Maglia là - " Chi non se la sente di fare altrettanto, salga in camera, prepari la valigia e se ne vada subito. Altrimenti resta e combatte”
Resta e combatte - Ingolosito dal liquore di genziana appena assaggiato (in quantità minime, peraltro, 3 litri e basta, deve guidare sulla fascia), a centrocampo il nostro eroe biondo fa vedere a tutti che sulle diagonali va fortissimo, al bancone del Bar Mario asfalta pure i pensionati delle Langhe, ma il suo pezzo forte è la regia. Guardiola de noantri, l'altri so Tarantino, ma lui è Sergio Leone.
Sergio Leone - Sulle note di Il Buono, il brutto e il cattivo, dimostra che si può essere buono (umanitario, quasi), brutto (umanitario con quello là, che fino a ieri giocava con quell'altri là, è cosa sporca e brutta), e cattivo (sa di tappo, la sua giocata, per farci intendere). Menez dimostra che i tentativi di Lorik di portarlo sul fondo senza una sacrosanta scivolata tendinea non sono abbastanza per fermarlo, e fa quel che deve per mandarci di traverso i minuti di estasi per la visione della maglia. Non ci riesce, inizia bene e finisce che a strozzarsi alla fine è lui, come succede spesso, ai suoi ex amichetti.
Sergio Leone - A quel punto, in quel momento, HEI BIONDOOOOO LO SAI DI CHI... NANANANAAAA, NANANAANA. NANANANAAAAA, NANAAAAA.
Sergio Leone - A mio nonno piace tanto, Sergio Leone. Ma non j'è piaciuto tanto, stavolta.
Sergio Leone - A quel punto, in quel momento. La solita ventata di ottimismo.
La solita ventata di ottimismo - Vado a vede se ho lasciato qualcosa in macchina.
La solita ventata di ottimismo - Non ricordo molto bene la Storia, Cassio, ma i Barbari non dovrebbero perdere la battaglia di Cartagine (citazioni del Gladiatore che affiorano, mentre alla vista dello svantaggio, al pensiero dello svantaggio, al profumo di svantaggio ci vengono in mente sparse, random, in totale disordino alcolico da ottimismo laziale).
La solita ventata di ottimismo - Continuavano a chiamarlo vieni al Bar.
La solita ventata di ottimismo - Prendemo l'imbarcata.
La solita ventata di ottimismo - Il tattico, tipologia di tifoso solitamente assatanata di moduli e schemi, a questo punto esclama serafico: "Ora la partita si mette bene per Inzaghi". Sommerso da ondate di ceffoni. (Quel coro, ma come fa quel coro...)
La spreca Basta - Nel frattempo, se magnamo più gol che altro.
La spreca Basta - Nel mentre, Klose e Candreva predicano di prima.
La spreca Basta - Nel mentre, meritiamo, maciniamo, predichiamo ai pargoli rossoneri il bel calcio. Indigesti come l'inviato da Trigoria in particolare Romoletto e Klose. "Mauro, ma le maglie???", chiede Candreva allo storico magazziniere.
Per il magazziniere - Mauro, ma non è solo, ma Mauro è tipo il decano dei magazzinieri. Lui sa tutto di Formello, perché lui c'era. Silenzioso, sorride, Mauro lo sa, quello che serve ad ogni singolo giocatore, perché sa come si fa il suo mestiere, e lo sa fare bene. Mauro lo sa. Che oggi, no, col Milan, non si perde.
Parolo - Ti voglio bene, Marco. Ti voglio bene.
Parolo - Quando Klose, sua Altezza Leggendaria Miro Klose ha messo quel pallone tagliato, il pensiero comune, unito al mal comune di sapere di stare a perdere come sempre senza meritarlo, è stato. Se mette la palla dentro Klose, il caso non esiste. Casca un vaso, non esiste il caso. I piccioni e i loro doni. Non sono casuali. Non esiste il caso. Gli incontri, gli scontri, le svolte della vita, le sbandate, non sono casuali. Miro ha ammazzato il concetto di caso, soppiantato dalla sua decisione maestosa. Decide di passare il pallone a Parolo. Che a quel punto, dopo ringrazierà lo zio di Varese, il benzinaio sulla Flaminia, e la terza B della Scuola Media Francesco Petrarca, a quel punto, che deve da fà, direbbe De Vrji de Borgata. Fa gol, al volo, che è l'unico tributo possibile al Mito. Segna. Ti voglio bene, Marcolì. Perché in tanti anni di Lazio giocata, un pallone riportato al centro dopo il pareggio contro IL MILAN (non ringraziare tuttiisanti, non alzare fioretti e rosari) non l'avevamo mai visto. E a casa nostra, nel nostro gergo de strada, il pallone riportato al centro vuol dire solo una cosa. SFONNAMOLI. E l'avemo sfonnati.
La Divina Presenza - Aleggia sul campo. Machissenefrega se la carta d'identità lo frega, i riflessi a volte parono un pò rallenty. Quando si esprime, Miro conosce solo una lingua. Non il tedesco, l'italiano, il lussemburghese. Il Calcio, lui gioca a calcio. Come la Lazio, ma lui, lui il calcio se lo porta a spasso. E noi cominciamo ad agitarci e a strillare La entranable transparencia de tu queridaaaa presencia.Comandante Miro Kloseeee in preda a deliri mistici NON E' MAIII MORTO, NON E' MAI MORTOOO, ELVIS E' VIVO!
A quel punto, il Milan sta grossolanamente palleggiando, e succede qualcosa. Quel tedesco là... Quel tedesco là (Come fa quel coro... Pioli come fa quel coro dai che te lo ricordi... Nono non era su Klose.. un altro...), quel tedesco, quel ragazzino alle prime armi, che ancora deve dimostrare tutto, quello là, fa una cosa. Capisce prima di tutti.
Telecronaca in brodo di giuggiole di Sky - "La dimostrazione vivente che il talento non si logora con il tempo"
"Ha capito tutto prima, Klose ha capito tutto prima" - Er pischelletto va alla grande. De Vrji de Borgata.
Ha capito tutto prima - So anni che fa così. L'altri pensano A. B. C. Lui ha già pensato tutto l'alfabeto. E quando stai a di. D. Lui sta Dietro Elegante Fisicamente Già Ha I La Mano Nettamente Oramai Pronta Quasi Rovistando Sul Torace Universalmente Zittendoli. Lui, tu stai a di D. E t'ha fatto tutto l'alfabeto.
Ha capito tutto prima - Come Basta sul gol di Menez, uguale.
Ha capito tutto prima - Non è livore, Dusan, è che m'hai fatto perde al fantacalcio.
Ha capito tutto prima - Come Menez. Cana lo marca da dietro. E ho detto tutto.
Ha capito tutto prima - Prima che arrivi Cana, già hai capito
Ha capito tutto - Anticipa tutti. Aspetta fino all'ultimo che arrivi il 628 al capolinea e porti almeno Mauri. Non arriva, a sto punto, je tocca. Segna. Fa quel gesto là (quel gesto là... noo come faceva, Pioli...) quel gesto verso il petto che ce fa svenì senza s, e poi scivola sul prato, come ha fatto in tutto il mondo, ed il prato dell'Olimpico sta come in preghiera a dire. Scivola ancora Miro, scivola ancora.
Scivola ancora - Lorik, stiamo a parlà con Miro.
E poi, arriva il meglio. Il giusto antipasto della Coppa Italia.
Voulez vous rissez avec moi - In ghingheri per la serata di gala, il biondo Mexes prende in simpatia capitan Mauri. Dopo aver provato a rifilargli una capocciata, con capitan Gandhi che prova a rispondere con la non violenza, Mexes viene ingiustamente buttato fuori - vecchi ricordi di Palazzo crescono. A quel punto, con gran sportività, innalza al cielo il suo spirito olimpico. E va in cerca di Mauri.
Va in cerca di Mauri Per abbracciarlo, si intende. Più o meno.
Va in cerca di Mauri - Cantando Fix you, più o meno (Come fa quel coro Pioli, l'hai sentito sicuro, dai... Quella bionda...)
Va in cerca di Mauri - Poi, vanno in cerca di lui.
Vanno in cerca di lui - Mexes afferra Mauri per il collo, Mauri dice solo. Dai.
Dai, dai - Arriva Biglia, che stacca la manaccia di Mexes da Mauri. E poi arriva la cavalleria.
Arriva la Cavalleria - Richiamata come i delfini dagli ultrasuoni di una rissa in sboccio, arrivano di corsa nell'ordine. Lorik Cana e Stefan Radu. Il meglio che la Lazio può permettersi in Educazione Civica. Educano Mexes all'unica legge che conta. Occhio per occhio, manata per manata, dai per dajele forte.
Educazione Civica - Marchetti dalla sua porta non si vuole perdere il meglio ed insegue Mexes. E' che non si buttano le cicche per terra.
Educazione Bigliana - Biglia gli ha già insegnato la grammatica del perdono. Leva ste mani, o te famo fori.
Educazione Bigliana - Da lontano, sta arrivando anche Lui. E' appena approdato nel nostro campionato dal Portogallo, ha appena sentito il sapore acre del Bel Paese, ha all'attivo 3 piatti de spaghetti, una visita al Colosseo, una foto con Ederson. Ma lui un certo istinto ce l'ha, una certa ascesi mistica, una certa tranquillità innata. Comincia a correre, obiettivo: Mexes.
Educazione Bigliana - Mauricio carica da lontano il fronte nemico, aggiungendo alla retroguardia biancoceleste quel tocco sadico che ci mancava. Insieme a Radu e Lorik possiamo dirlo forte: la paura ha un nuovo numero.
Educazione Bigliana - Mauricio sportella in mezzo ad un branco di giocatori, poi giustamente viene allontanato, alla memoria gli torna che dopotutto essere espatriato alla prima partita in Serie A potrebbe essere spiacevole. Si allontana. Ah, Abate, me sa che lo scalpo è tuo.
Da lontano, una musica irrompe, sulla cavalcata di Mauricio, i POOH, ARRIVANO I POOH -Non restare chiuso qui pensiero, riempili di botte e mandali nel cielo, cerca la sua casa e poi sul muro scrivi tutto cio che sai, che è vero (quella biond...) che è vero.
Non restare chiuso qui, Lorik - L'unico fotogramma apprezzabile dell'educazione bigliana, è semplicemente uno. Mexes che afferra Lorik. Il problema non è il gesto in sé, il fatto che i calciatori dovrebbero dare l'esempio, tutte cose importanti ma lo sappiamo tutto, può succedere sul campo. Il problema, è che poi si rivedono martedì.
"Sono Lorik Cana, presidente dell'ImmobilMexes. Il Nasdaq scende, la sua bile sale, il Nikkei fa -3, percentuali che salgono e scendono; Credi sia conveniente investire in borsa? Credi sia facile guadagnare con le azioni? Se anche tu, come me, pensi sia rischioso giocare in borsa non rimane che investire nei menischi, il bene non durevole per eccellenza.
E con la crisi dei difensori ormai al tramonto e i prezzi degli omicidi di Mauricio al minimo storico è un momento ir-ri-pe-ti-bi-le per acquistare menischi; non aspettare, non fare come accaduto nel 1998 con il mercato di Montero in fase di ripartenza. Molti rimasero alla finestra aspettando che i prezzi delle rotule scendessero ancora. Ti ricordi? Nel giro di poco tempo i prezzi dei metatarsi presero il volo ed in pochi anni si raddoppiarono. I clienti facevano la fila alle nostre difese per acquistare polizza per la vita e bloccare il prezzo della vendetta ormai in vorticosa salita. Se vuoi evitare lo stesso errore visita il sito ImmobilMexes.it, vieni nei nostri bunker ed acquista oggi la tua nuova assicurazione sulla vita; blocca il prezzo prima che sia troppo tardi perchè il mercato degli attaccanti quando riparte non fa sconti a nessuno. Noi lo falciamo. ImmobilMexes non vende stelline. Ma solidi Si Vendicherà. Parola di Lorik Cana."
Marocchi a Sky con profonda disapprovazione (ma dai, avevate Montero dai) :"Mexes aspetta Mauri come si fa nei peggiori bar di Caracas"
Nei peggiori bar di Caracas - Pampero? Chi ha detto Pampero? (Una voce dalla retroguardia).
Nei peggiori bar di Caracas - Cuba libre, dai, stiamo là in zona.
Nei peggiori bar di Caracas - Non restare chiuso qui, Dusaann!
Cataldi - Ce stava un gioco. Chi se lo ricorda quel gioco. Age of Empires? Chi se lo ricorda? (Io no, mormora Van Ginkel). Dovevi costruì un impero (che è un impero, mormora Van Ginkel), fare l'esercito, però potevi vincere in un altro modo. Potevi farcela anche senza battere tutti. Dovevi costruire una Meraviglia, e difenderla a tutti i costi. La Meraviglia, ti faceva vincere. La Meraviglia che si chiama Cataldi. L'abbiamo costruito noi, Van Gì. A te te so venuti a prendere con la TNT in Olanda. Lui è una Meravigliosa Creatura. Questo parla romano. Questo gioca a pallone. Rifatte l'occhi, Vangì. Ce sta a meraviglià. Ancora una volta. Ce meraviglia ancora una volta.
"Armero ha bisogno d'aiuto" - Pure noi. Aiutateci. Dopo il gol di Klose. Aiutateci.
FLOP
Il Dream Team di Inzaghi - Galliani si impegna a consegnare a Mister Inzaghi un centrocampo col tasso tecnico del Camerun di M'Boma. Montolivo, l'unico con qualche velleità di palleggio, si impegna a consegnare a Klose il pallone del vantaggio biancoceleste. Inzaghi in panchina impallidisce, Galliani in tribuna ha la faccia di Galliani in tribuna quando il Milan perde. Silvio ha perso il 3% sul tocco di Montolivo. #VotaMiro.
#VotaMiro - Pure Menez, però, che raffinato sul terreno di gioco. Tocco di cristallo lo chiamano. Lo tocca piano Menez
Lo tocca piano Menez - Il francese ex loro, che puntualmente si ricorda delle sue origini losche e loscamente ci rifila sonoro ceffone, trova a mezz'altezza il pallone. Frustrato da tante violenze domestiche subite in area di rigore, Menez alza la gamba il giusto e con la giusta delicatezza per prendere in piena tempia Marchetti, consegnando al portierone di Bassano del Grappa il terzo occhio versione meningea e a noi tutti attimi di puro terrore. Non per Marchetti, che da Radu e la gang del Limite dell'area di rigore ha imparato la maschia sopravvivenza a na vita infame fracica. Si scalda Berisha.
Si scalda Berisha- Una pedata. Dateci una pedata pure a noi!
Si scalda Berisha - Insegnateci a pregare!
Si scalda Berisha - E se raffreddamo.
Si scalda Berisha - Marchetti si alza, batte i tacchetti, si fa abbracciare in stato subcosciente da Menez, entra nello spazio orbitale di Giove, è lui l'Avenger, aaaaa caccapupù, oh no, chi insegnerà la Polka al Tirannosauro Rex?, DIFENDI LA MERAVIGLIA, costruisci le mura, noooo hai perso il punto di controllo orbitante, ora Nathan Never come tornerà su Melpomene, 1-2-3 Stella, chiedimi come parlo di te quando non ci sei, la descrizione di un attimo, per me, aiaiaiaiaaaaai, come sempre sei, una pedata. Si riprende. Noi, cinici. Respiriamo piano per non far rumore. Ci addormentiamo sereni, ci risvegliamo col sole. Siamo chiari come l'alba. Siamo freschi come l'aria.
La fascite plantare - Io sta cosa non la posso vede. Ecco. Je tiro le freccette. Je faccio i riti vodoo. Quando ho visto Stefan cascà, dire, mondaccio infame roma capoccia daje daje mortè de pippo, da bravo borgataro, non je l'ho fatta. E' una cosa infame una cosa che si infiamma e non me fa giocà il meglio difensore del torneo. Però poi, ci penso. Ha giocato, sapendo di averla. Sapendo che avrebbe provato dolore. Che avrebbe sofferto. Questo è il giocatore che vorrei. Che sta male, e gioca. Perché per spalmà il Milan sul giusto Pane del Tuttiinsiemejenefamo3, ce vuole sacrificio, sofferenza, vita morte e miracoli. Santiago, ovunque proteggilo.
Entra Mauricio - Pazzini si ricorda che aveva un impegno improrogabile.
Entra Mauricio - Finisce male, regà.
Entra Mauricio - Esce la colomba della pace. Dai, famo n'altra volta regà, senza impegno.
MENZIONE SPECIALE FLOP
Sappiatelo. Nella vita del Laziale, ci sarà sempre gioia. Perché il Laziale la luce alla fine del tunnel la vede, la risposta la sa e pure se è sempre sbagliata quella dentro di noi alla fine una volta esce giusta. Ma le sue icone so sempre zozze di sangue, i suoi idoli c'hanno sempre il carisma dei martiri. Ma ora scendiamo sulla terra. Parolo ha appena giustamente consegnato la squadra di Inzaghi agli Olè di scherno del pubblico biancoceleste, ma nessuno esulta. Perché a terra, c'è Filip. Il nostro amico Filip. Biglia, un altro che il calcio lo vede prima, tanto prima, ha già capito che c'è molto dolore da sopportare, si mette le mani nei capelli, e noi, con lui. Filip ha piegato una parte di sè, perché voleva farci fare gol, voleva farci saltare in aria di gioia, voleva spiegarci il senso profondo dell'estasi. Filip ha spezzato una parte di sé, per provare a facce sto terzo regalo. Noi, oggi, ci ricordiamo che il laziale se vince di domenica poi affronta il Lunedi. E noi, che di Lunedì qualcosa ne sappiamo, e di notte e di tunnel e di dolore qualcosa ne sappiamo, e di gessi e di stampelle qualcosa ne sappiamo, noi c'avemo solo una parola, per te, Amico Filip.
Noi siamo con te. Portaci ancora alla vittoria. Ti aspettiamo come l'amico aspetta l'amico per dirgli, ao, ti devo raccontà un sacco di cose. Noi te racconteremo le nostre cose, quando tornerai. Tu, ci darai qualcos'altro da raccontare.
Menzione Speciale Top
La Lazio si presenta in campo prima dell'inizio del secondo tempo - Che equivale a dire. Noi ci siamo. Noi ci mettiamo in gioco. Noi facciamo il gioco. Noi, a sto gioco, ci giochiamo dal 1900. Noi, per sto gioco, soffriamo, ce spacchiamo. Noi. A sto gioco. Vinciamo.
Filip, abbiamo già visto che immagine ha postato la moglie. Lui che gioca alla Play, lei che guarda. Vogliamo aspettarti così, col pensiero che sei come noi. Solo più grosso, di noi. Che sei come noi. Er mejo amico nostro. Solo più bello me sa. Solo, che noi, te aspettamo Filip. Per esultare ancora con te, noi pazzi de gioia, tu impassibile, come se avessi appena segnato il quarto gol alla play in modalità dilettante, che corri verso la Nord.
Venite a trovà, dai. (Quel coro... come fa quel coro Pioli...)