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SPORT & ORTOPEDIA - Professor Lovati e Lalaziosiamonoi.it, ottavo appuntamento: alla scoperta delle "fratture da stress", patologia poco nota...

di Marco Valerio Bava
Fonte: lalaziosiamonoi.it/Stefano Lovati/MarcoValerio Bava

Nell'ultimo appuntamento della rubrica "Sport&Ortopedia", curata dal Prof. Stefano Lovati, abbiamo trattato delle problematiche relativa al tendine d'Achille. Nell'ottavo atto, il Prof. Stefano Lovati, Responsabile ortopedico della S.S. Lazio calcio e Responsabile Sport Clinique Paideia, ci guida alla scoperta delle fratture da stress. Una patologia che colpisce soprattutto chi pratica sport e che può essere figlia di microtraumi ripetuti o da alterazioni della morfologia ossea del paziente. Come al solito andremo alla scoperta di cause e rimedi per imparare a conoscere e quindi prevenire una delle problematiche più comuni, ma anche meno note, in chi pratica attività sportiva. E' possibile, per voi utenti de Lalaziosiamonoi.it, formulare i vostri quesiti ed ottenere opportune risposte. Inoltre, con l’ausilio di un link di riferimento, potrete approfondire le tematiche affrontate, anche in maniera del tutto personalizzata.


A volte si legge di atleti (ultimamente pure di uno dei nostri giocatori), che riportano fratture da stress, patologia che necessita spesso di chiarimenti. Queste fratture sono determinate dall’azione di forze eccessive continue e reiterate in un preciso punto dell’osso, tali da indebolire la struttura scheletrica fino ad arrivare ad un possibile evento fratturativo completo. Da un piccolo danno iniziale, microstrutturale, si assiste a volte ad una propagazione ulteriore dello stesso alle zone vicine, anche in conseguenza di condizioni di carico normali. La frattura insorge quando si supera la resistenza dell’osso. La frattura da stress  colpisce quasi nella totalità dei casi  le strutture ossee dell’arto inferiore e si manifestano soprattutto negli atleti che praticano la corsa (di conseguenza anche nei calciatori). Non sempre la frattura è legata a un trauma evidente, ma, soprattutto in campo sportivo, può essere associata a microtraumi ripetuti. La gravità della patologia è dovuta anche al fatto che tessuti a metabolismo lento (come ossa e tendini), hanno un processo riparativo più lungo rispetto ai muscoli e spesso si parla di mesi per risolvere il problema.

Fattori predisponenti
Sovraccarichi funzionali indotti da alterazioni morfologiche ossee ( tibia arcuata, piede cavo), squilibri posturali, eccessivi e sbagliati allenamenti sportivi, ma soprattutto  un lavoro muscolare eccessivo che provoca sull'osso un aumento delle forze d'impatto. Le donne con bassi livelli di estrogeni presentano un rischio 6 volte maggiore rispetto agli uomini, ma guariscono molto prima. Da tener presente che terreni troppo duri e calzature non idonee, possono favorire l’insorgenza di queste fratture 


A quale età e in quali sport si possono verificare
A qualsiasi età anche se è più frequente riscontrarle in età avanzata, e in determinati sport che impongono un carico ponderale importante, quali podismo, corsa, basket, calcio. Praticamente sconosciute nel nuoto e nel ciclismo.


Quali sono le sedi maggiormente colpite
Sicuramente le ossa degli arti inferiori come tibia, perone, metatarsi, e ossa tarsali. Questi tre distretti rappresentano circa l’80% di tutte le fratture da stress, in particolar modo tibia e perone nei giovani, ossa tarsali e metatarsi nei più anziani. Le fratture da stress possono svilupparsi, occasionalmente, anche in altre regioni, come per esempio, a livello delle vertebre dorsali o in prossimità del collo del femore.


 
La sintomatologia
Il dolore che inizia spesso modestamente può arrivare progressivamente a un'intensità tale da impedire il gesto atletico nel giro di 2 o 3 settimane. Generalmente è localizzato, e assente durante il riposo, a volte assume connotazioni diffusive nonché a subire variazioni in concomitanza con gli stadi evolutivi della frattura. L’atleta riferisce l’acutizzazione del dolore soprattutto nei salti e nella corsa lenta. Negli stadi avanzati non è raro apprezzare una piccola protuberanza segno di un rimaneggiamento riparativo del tessuto osseo (reazione periostale).


La diagnosi
Non sempre facile negli stadi iniziali. Un dolore osseo insorto spontaneamente in assenza di veri e propri traumi , che si amplifica a seguito di attività sportiva o durante la deambulazione, deve far pensare alla presenza di questa patologia. Successivamente esami strumentali come RM, TAC, e scintigrafia ossea, ci aiutano a definire l’eventuale frattura anche agli stati iniziali.


Il trattamento
Dipende dalla sede e dalla gravità. Il più delle volte è di tipo conservativo con riposo ed astensione dalle attività sportive, si abbina spesso una fisioterapia biostimolante con tecar e campi magnetici pulsati, onde d’urto e farmaci osteoinduttori. A volte si utilizzano plantari per la distribuzione del carico. Solo raramente si ricorre al trattamento chirurgico attraverso perforazioni o sintesi metalliche. Il paziente deve avere pazienza, e capire che il trattamento può essere molto lungo. I risultati sono molto buoni.


Gli accorgimenti preventivi
Questo tipo di patologia indebolisce l’osso predisponendolo ad una vera e propria frattura completa, ed è per questo che deve essere diagnosticata con adeguata tempestività. Non affrontare diete povere di ferro , di zinco, e di proteine sieriche, evitare allenamenti particolarmente usuranti su terreni duri, e recuperi repentini dopo un periodo di riposo, attenzione ai cambiamenti delle metodiche di allenamento, e soprattutto si dovrà fare in modo che l’attività allenante sia integrata con adeguati tempi di recupero che permettano di smaltire i carichi di lavoro a cui il soggetto viene sottoposto consentendo un riequilibrio fisiologico. Particolare cura si dovrà poi avere dell’aspetto biomeccanico del gesto atletico. E’ noto infatti che la sua corretta esecuzione dal punto di vista tecnico, oltre ad aumentarne l ’ efficacia, permette di economizzare, in termini sia qualitativi che quantitativi, l’azione svolta dalle strutture ossee, muscolari, tendinee e legamentose evitando così che esse possano andare incontro ad un sovraccarico funzionale e con il passare del tempo a vere e proprie lesioni quali, per l’appunto, il danno microfratturativo a carico dell’osso.

Per ulteriori approfondimenti su problemi di natura ortopedica il Professor Stefano Lovati, vi invita a contattarlo direttamente alla sua email, o visitare il suo sito internet. Cliccate sui rispettivi banner per il link desiderato.
 

                    

                

 

                  

 

        

 

 

 

Dottor Stefano Lovati
Specialista in ortopedia e traumatologia
Responsabile ortopedico  S.S. Lazio calcio
Responsabile Sport Clinique Paideia


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