SPORT & ORTOPEDIA - Professor Lovati e Lalaziosiamonoi.it: la protesi di ginocchio e il calcio sconsigliato...
Fonte: Lalaziosiamonoi.it/Dott. Stefano Lovati
Molti individui, così come molti ex sportivi nel corso degli anni, possono andare incontro ad usura della cartilagine articolare del ginocchio. Il processo ormai noto e ampiamente studiato si chiama artrosi. Quando la cartilagine viene coinvolta da un processo degenerativo, le superfici articolari non sono più liscie e levigate, il movimento diventa meno fluido e a volte doloroso. All’interno del ginocchio la cartilagine riveste la parte intrarticolare della tibia, del femore e della rotula. La protesi di ginocchio ripristina le funzioni dell’articolazione sostituendo le superfici cartilaginee consumate. La protesi di ginocchio è costituita da una componente femorale, da una componente tibiale e a volte da un rivestimento rotuleo artificiale (quest’ultima utilizzata in casi selezionati).
Di quale materiale è composta
La ricerca va in tre direzioni: lo strumentario per posizionare la protesi al meglio, il disegno geometrico per adattarsi nel miglior modo possibile alla conformazione anatomica propria del paziente, e ai materiali impiegati. I materiali metallici che vanno a costituire le componenti protesiche maggiormente utilizzati sono leghe in titanio e leghe in cromo cobalto. Ultimamente la novità creata in laboratorio è un nuovo materiale che promette una durata assai più lunga. Si chiama oxinium (zirconio ossidato) e al momento comincia a essere utilizzato sia nelle protesi del ginocchio che in quelle dell’anca.
La sostituzione protesica del ginocchio trova la sua indicazione in tutti i tipi di gonartrosi, primarie e secondarie, nel momento in cui il trattamento di tipo conservativo basato su infiltrazioni intrarticolari di acido ialuronico, fisioterapia, riequilibrio posturale etc, non riesce più a controllare la sintomatologia algica del paziente e, conseguentemente, la funzionalità dell’articolazione è seriamente ed irrimediabilmente compromessa. Molto spesso anche le artriti, le malattie metaboliche, le necrosi ossee, i difetti di asse degli arti inferiori possono richiedere un intervento di protesizzazione. I sintomi principali che ci orientano all’intervento di protesi sono il dolore soprattutto nella parte interna del ginocchio, la limitazione articolare in flessione e in estensione, i versamenti articolari e la difficoltà nella deambulazione e nel salire e scendere le scale. Ad un esame radiografico si apprezza una riduzione dello spazio intrarticolare e una deformità del profilo osseo.
A quale età si mette
Maggiormente in una fascia di età compresa dai 60 ai 80 anni, ma non sono rari i casi in cui si è anticipato o posticipato questo range.
Quanto dura la protesi
Negli ultimi anni gli studi condotti sul disegno geometrico, sui materiali, e il perfezionamento delle tecniche chirurgiche, hanno allungato di molto la vita delle protesi di ginocchio. Ad oggi una vita media di un impianto è di circa 20/25 anni. E’ intuibile che una corretta e precisa tecnica operatoria e un corretto programma fisioterapico post operatorio risultano fondamentali nel successo dell’intervento. Negli ultimi anni siamo in grado di utilizzare una particolare tecnologia in grado di trasformare le immagini acquisite con scanzioni TAC o RM in un modello computerizzato tridimensionale su cui si baserà la creazione della protesi.
Decorso post operatorio e fisioterapia
Ogni chirurgo adotta un proprio protocollo riabilitativo, in linea di massima già dal giorno dopo l’intervento si esorta il paziente ad essere collaborante con il riabilitatore nell’iniziare il recupero dell’articolarità attraverso movimenti passivi in flessione ed estensione. Nei giorni successivi si inizia a rinforzare la muscolatura attraverso esercizi attivi e di isometria. Le stazione eretta e una cauta deambulazione assistita con stampelle o con deambulatore è possibile già dal terzo giorno di decorso post operatorio. Il programma continuerà sempre con maggiore intensità, fino al conseguimento di una camminata sicura e autonoma (circa un mese).
Lo sport nel paziente protesizzato
Non possiamo ignorare i rischi connessi alla ripresa di un’attività sportiva dopo aver subito un impianto protesico, che schematicamente possono essere ricondotti a il rischio di instabilità articolare, nello scollamento protesico, e nell’usura della componente protesica. Tra le attività raccomandate ricordo il nuoto, la bicicletta e il trakking su superfici non impegnative, a volte è possibile anche effettuare del tennis, del canottaggio, e dello sci di fondo. Tra le attività a forte rischio, e quindi sconsigliate, il calcio, il basket, e la pallavolo.
Dottor Stefano Lovati
Specialista in ortopedia e traumatologia
Responsabile ortopedico S.S. Lazio Calcio
Responsabile Sport Clinique Paideia