SPORT & ORTOPEDIA - Professor Lovati e Lalaziosiamonoi.it: la lesione del legamento crociato anteriore...
Fonte: lalaziosiamonoi.it/Stefano Lovati/MarcoValerio Bava
Quante volte, nella vostra vita di sportivi, da praticanti o semplici appassionati, avete sentito parlare di "lesione del legamento crociato anteriore". E' una delle patologie più diffuse, una delle più trattate. E' questo l'argomento del quinto appuntamento con la rubrica "Sport & Ortopedia" che nasce dalla collaborazione tra Lalaziosiamonoi.it e il Prof. Stefano Lovati. Le ginocchia sono articolazione spesso soggette a traumi e sollecitazioni, soprattutto in chi pratica sport, anche a livello amatoriale. Con la sapiente guida del Professor Lovati, Specialista in ortopedia e traumatologia, Responsabile ortopedico della S.S. Lazio calcio, nonché Responsabile Sport Clinique Paideia, andiamo a scoprire nel dettaglio sintomi, diagnosi e terapia della lesione al legamento crociato anteriore. Ricordiamo che con l’ausilio del link di riferimento è possibile approfondire le tematiche affrontate, anche in maniera del tutto personalizzata.
Vero incubo degli sportivi , la lesione del legamento crociato anteriore (LCA), rappresenta una delle patologie più diffuse nelle attività atletiche. Gli sport più a rischio di lesione sono lo sci, il calcio, il rugby, il basket, è comune nei giovani sportivi sia amatoriali che professionisti, può verificarsi anche nei bambini e nei soggetti di mezza età che praticano attività atletica. Il LCA, è uno dei più importanti stabilizzatori del ginocchio, contrapponendosi alla traslazione anteriore della tibia sul femore. Il meccanismo traumatico più frequente, è il movimento involontario di valgo-rotazione-esterna mentre il piede è fisso al suolo. L’entità ed il tipo di lesione, sono correlati all’intensità del trauma per cui si potrà avere una lesione parziale o totale. Nei traumi ad alta energia rotazionale la lesione del LCA è spesso associata a una o più lesioni periferiche (legamento collaterale mediale, menisco mediale o laterale). E’ da sottolineare come tali lesioni, avvengano frequentemente anche in atleti professionisti di grande livello con grosse masse muscolari e adeguata preparazione fisico atletica.
Sintomatologia
Quando la lesione del LCA non coinvolge altre strutture, il dolore può essere minimo, l’atleta riferisce l’avvenuto movimento di torsione accompagnato da un “crack”, e da una sensazione di instabilità e impaccio motorio. Viceversa quando alla lesione del LCA si accompagna una lesione meniscale o dei legamenti collaterali, il dolore è acuto e intenso e la limitazione funzionale provoca difficoltà alla deambulazione. In entrambi i casi il ginocchio può gonfiarsi per il versamento intrarticolare, ma non costituisce un sicuro segno di lesione.
Trattamento post trauma
Scarico articolare, ghiaccio, terapia antinfiammatoria, e se possibile immobilizzare l’arto in un tutore bloccato a 30 gradi.
Diagnosi
Subito a ridosso dell’evento traumatico l’esame clinico effettuato dallo specialista può riservare qualche difficoltà di interpretazione. Infatti il più delle volte il paziente si presenta con una forte contrattura muscolare di difesa tale da rendere difficoltose le manovre diagnostiche. La descrizione del trauma, e la sensazione del paziente, riveste una importanza assai rilevante per una corretta diagnosi. Successivamente ci si avvale di uno studio RM per valutare l’integrità o meno delle strutture. Le immagini che ne scaturiscono sono maggiormente precise se l’esame viene eseguito a distanza di almeno 20 giorni dal trauma in quanto meno soggette a fenomeni di edema e infiammazione. Negli infortuni di atleti di prima fascia (come ad esempio quelli della nostra squadra), per ovvie ragioni di tempistica la RM viene effettuata a distanza di 48/72 ore.
Trattamento conservativo o chirurgico
Il LCA è irrorato e nutrito da una unica arteria, per cui quando si rompe il legamento viene meno anche il suo apporto ematico. Per questa ragione a differenza di altri legamenti, il LCA non ripara autonomamente. Il fatto di attuare un trattamento conservativo o chirurgico dipende dalla attività e dall’età del paziente, e se siamo di fronte ad una lesione totale o parziale. Nelle totali il mio indirizzo è quello di intervenire sempre chirurgicamente nei soggetti under 55, superato tale limite bisogna valutare con attenzione i pro e i contro. Nelle parziali si può provare con un approccio conservativo, consigliando un importante rinforzo del quadricipite e una costante ginnastica propriocettiva. A volte però tali accortezze non sono sufficienti a garantire una stabilità soddisfacente.
Tecnica chirurgica
Ogni chirurgo adotta la propria tecnica in base alla sua esperienza. Le procedure chirurgiche maggiormente eseguite prevedono il trapianto autologo (prelevato dallo stesso paziente), del tendine rotuleo e dei tendini gracile e semitendinoso. Il neolegamento trapiantato viene fissato all’osso attraverso l’utilizzo di viti, asole, o chiodini bioriassorbibili. La scelta di quale trapianto adottare dipende come già detto dalla esperienza del chirurgo, dall’età e dal sesso del paziente (nelle donne viene maggiormente impiegato il trapianto con i semitendini), dalla attività sportiva del soggetto, e da eventuali alterazioni anatomiche congenite. Entrambe le tecniche sono sovrapponibili come risultati, e se correttamente eseguite assicurano la ripresa allo sport. Esiste l’eventualità di utilizzare come neolegamento materiale prelevato da donatore deceduto (allograft), preventivamente sterilizzato e denaturato attraverso sofisticate e affidabili tecniche di bioingegneria. Tale procedura si adotta principalmente nelle revisioni di ricostruzione (rottura di un legamento già ricostruito).
Si possono operare i bambini
Fino al 15/16 anno di età l’adolescente ha le cartilagini di accrescimento aperte e ancora fertili. La tecnica chirurgica prevede il passaggio di frese motorizzate attraverso quella porzione di cartilagine. Tale passaggio in età di accrescimento potrebbe alterare la normale crescita dell’arto, e creare danni alla struttura ossea, per cui è prudente e consigliabile effettuare l’intervento chirurgico a cartilagini saldate.
Complicazioni se non si interviene chirurgicamente
Un ginocchio privo di LCA è un ginocchio instabile, e una articolazione instabile genera usura delle componenti intrarticolari soprattutto cartilagine e menischi. La conseguenza potrebbe essere una forma artrosica degenerativa precoce.
Riabilitazione post operatoria e ritorno allo sport
La riabilitazione post operatoria rappresenta un momento fondamentale per una corretta e affidabile ripresa. Già dal giorno dopo comincio a far effettuare al paziente movimenti passivi del ginocchio utilizzando specifici macchinari, così come la ginnastica isometrica (contrazioni muscolari in estensione). In seconda giornata il paziente comincia a camminare a pieno carico con l’ausilio delle stampelle. In una prima fase miro molto al recupero e alla elasticizzazione articolare, per poi passare al vero e proprio rinforzo muscolare, e al recupero propriocettivo e della coordinazione neuromotoria. Verso il secondo mese si può cominciare a correre, e si introducono esercizi attivi aerobici, esercizi funzionali, isocinetici, ed esercizi di resistenza. Il ritorno allo sport dipende dalla disciplina praticata. Nel calcio intorno al 5/6 mese.
Per ulteriori approfondimenti su problemi di natura ortopedica il Professor Stefano Lovati, vi invita a contattarlo direttamente alla sua email, o visitare il suo sito internet. Cliccate sui rispettivi banner per il link desiderato.
Dottor Stefano Lovati
Specialista in ortopedia e traumatologia
Responsabile ortopedico S.S. Lazio calcio
Responsabile Sport Clinique Paideia