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ESCLUSIVA - Santoni spara a zero: "Lazio società disorganizzata, è stato Lotito a mandarmi via". E su Lensen...

di Mara Perna
Fonte: Mara Perna - Lalaziosiamonoi.it

Dalla Lazio all'Inter. No, non si tratta di Candreva. Non stavolta. Ma di Michele Santoni, ex allenatore degli Under 17 e della Primavera biancoceleste. Poco meno di una settimana fa la notizia, data in esclusiva dalla nostra redazione, che il tecnico non sarebbe stato confermato dalla società capitolina. Ieri quella che Frank De Boer lo vuole nel suo staff a Milano. I due hanno collaborato all’Ajax, quando Santoni era il video analyst del club olandese. Se il ruolo a Milano sarà lo stesso non è ancora noto, sicuro è che De Boer ha apprezzato molto il suo lavoro ed è intenzionato a portare l’ex tecnico laziale con lui in nerazzurro. Per scoprire qualche dettaglio in merito, ma soprattutto per capire i motivi per cui la Lazio non l’abbia confermato, la redazione de Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Michele Santoni.

Si aspettava la conferma della Lazio? Per quale motivo non è arrivata?

“Più che altro lo speravo perché nel calcio, si sa, non ci si aspetta mai niente. Diciamo che da alcune persone mi era stata promessa la conferma. So che è stato il presidente Lotito a non volermi. La decisione è motivata non da problemi avuti con me, ma dal fatto che sta mettendo in discussione quel progetto Lazio di cui si parla molto. Quello di cui mi rammarico è la tempistica con cui è avvenuto tutto. Avrei preferito sedermi a maggio intorno ad un tavolo e capire cosa non era andato, piuttosto che essere lasciato senza squadra (cosa che oltretutto mi era stata promessa) a fine luglio. Io ad oggi non so perché non sono stato confermato. Il 29 luglio mi dovevano chiamare per accordarci su che squadra darmi, il 30 mi hanno detto che non ero stato confermato. So soltanto che al signor Lotito non è andato giù il fatto che siamo arrivati noni nel nostro girone. Io sono arrivato per fare l’educatore del settore giovanile e non per vincere campionati. Magari lo avrebbe potuto specificare dall’inizio”.

A che punto è il settore giovanile della Lazio?

“Durante l’anno ero convinto che si stessero facendo buoni passi avanti. Se vedo adesso com’è gestita la situazione, a prescindere dal fatto che io non sia stato confermato, credo che ci sia molta confusione. Basti pensare a come è stato scelto l’allenatore, al fatto che la preparazione degli Under 17 sia slittata di due giorni, o anche a com’è stata gestita la situazione Bollini. Non credo che la Lazio abbia tutta questa voglia di progettualità, poi magari mi sbaglio e mi ricrederò”.

Che cosa pensa della rivoluzione olandese di Lensen nel settore giovanile della Lazio?

“La mia impressione è che gli si stia soltanto remando contro, e io ero la persona più facile da mandare via, visto che avevo solo un anno di contratto. Infatti così hanno deciso di fare. Tengo inoltre a specificare che io non ho mai avuto contatti con lui prima che arrivasse alla Lazio. Non ero un uomo di Lensen come tanti hanno sostenuto. Ci siamo trovati perché lo aiutavo con la lingua e condividiamo la stessa filosofia. Lui inoltre aveva avuto buoni feedback sul mio modo di lavorare”.

L’Under 17 non ha chiuso il campionato benissimo. Secondo lei cosa non è andato e di chi sono le colpe?

“Non ci sono colpe, la classifica rappresenta il lavoro fatto negli anni precedenti nel settore giovanile. E non si può dire che il gruppo degli Under 17 non funziona perché siamo arrivati noni. Ci siamo trovati con una squadra che era metà al primo anno e metà al secondo, il girone comunque non era facile. C’erano squadre che investono molti più soldi e da molto più tempo nel settore giovanile. Andavano perciò valutati altri aspetti, al di là dei risultati. Anche perché se giocatori classe 2000, come Manolo Portanova, sono stati convocati con la Primavera e nelle amichevoli si sono mossi bene tra ’97 e ’98 segnando pure, qualcosa significherà. Anche Pellacani secondo me è un talento”.

Anche alcuni suoi ex allievi come Miceli e Rezzi sono saliti in Primavera, un pensiero su di loro.

 “Io sento sempre Miceli, il mio capitano. È un ragazzo che io stimo molto, sono convinto che arriverà in alto. Come anche Rezzi, credo che farà bene anche lui in Primavera. Certo loro devono farsi trovare pronti e avranno più pressioni rispetto ad un 2000, per cui il salto di qualità è già una sorpresa e deve dimostrare qualcosa in meno. Miceli nel suo ruolo è il più forte che c’è attualmente alla Lazio. Poi in questa società c’è il problema che si tende a far emergere di più il talento che si è acquistato dall’estero piuttosto che valorizzare i giocatori cresciuti qui. Alessio di certo non ha nulla da invidiare a nessuno”.

Il suo rapporto con Lotito è chiaro, qual è invece quello con Igli Tare?

“Mi rimane difficile rispondere perché non ci ho parlato quasi mai, per cui non ho strumenti per valutare. Io mi confrontavo soltanto con mister Lensen”.

 Che cosa si aspetta da questa nuova esperienza all’Inter?

“Sono tornato alle origini, farò la parte del tattico. Avrò un ruolo un po’ più marginale, non svolgerò un lavoro di campo. Sono comunque entusiasta di questa nuova esperienza e sono molto contento di lavorare con un grande tecnico come Frank De Boer”.

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