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Veron: "Scudetto indimenticabile! Vincere con la Lazio vale più che altrove"

di Antoniomaria Pietoso
Fonte: Antoniomaria Pietoso - Lalaziosiamonoi.it

"Io sono sorpreso che non sia stato ancora girato un film sul 14 maggio 2000". A parlare così è Juan Sebastian Veron che ha raccontato sulle pagine de La Repubblica le emozioni di quella domenica che è entrata nella storia della Lazio. Tra qualche giorno saranno 20 anni da quel giorno in cui l'argentino e i suoi compagni hanno riscritto la storia. La vittoria sulla Reggina e intanto a Perugia la Juventus soccombeva grazie alla rete di Calori. Oltre un'ora d'attesa perché un'acquazzone ha reso quasi impraticabile il campo. Una lunga pausa e alla ripresa i bianconeri cadono facendo esplodere la gioia biancoceleste. Il centrocampista racconta di come lui e Sensini ascoltassero con la radiolina la gara degli avversari. Alcuni compagni guardavano la tv, ma loro non riuscivano a reggere le emozioni. Poi il fischio finale e la gioia indescrivibile che non si può nemmeno immaginare perché non c'erano nemmeno i telefonini a riprendere quello che le parole non riescono a spiegare. La Brujita ha il rammarico di aver festeggiato troppo poco. Dopo pochi giorni era in programma la finale di Coppa Italia e il giro al Ciro Massimo saltò per la troppa gente accorsa. Di una cosa Veron è certo: "Abbiamo fatto la storia. Dio quella domenica ha fatto giustizia". Le polemiche per il gol annullato a Cannavaro della domenica precedente, la rabbia per una stagione fantastica che rischiava di essere rovinata per degli errori macroscopici. L'argentino dice anche che la Lazio avrebbe meritato il titolo già l'anno precedente, quando alla fine a spuntarla fu il Milan. Assonanze anche con la squadra di oggi: "La Lazio è un club che ha sempre sofferto. Guardate adesso, una cavalcata favolosa e scoppia la pandemia: se si riparte, nessuno può sapere cosa accadrà. Vincere con la maglia biancoceleste vale più che altrove". 

LA LAZIO DI ALLORA E INZAGHI -  Una squadra pazzesca quella che Cragnotti costruì anche con i consigli di Mancini. L'attuale ct della Nazionale consigliò Eriksson, Mihajlovic e Veron. Il patron eseguì e quel gruppo, come ricorda l'ex centrocampista, fu bravo a mettere da parte gli interessi personali per concentrarsi sul gruppo. L'unità di intenti fece la differenza e lo svedese fece sentire importanti anche chi giocava meno. Esempi lampanti erano Almeyda e Simeone che all'inizio trovavano meno spazio e poi risultarono decisivi. Punto in comune con la Lazio di oggi è Simone Inzaghi. Veron è rimasto piacevolmente colpito dala piacentino che ha trovato notevolmente maturato. L'argentino sul mister dice: "La sorpresa più grande. All'epoca era molto giovane e non parlava mai di calcio. Piuttosto di donne (ride, ndr) o di altre cose, di calcio no. [...] Un'evoluzione fantastica la sua, ne sono felice. E tifo per lui".


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