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Serie A, pressing della FIGC per la riduzione dei tamponi. E gli stadi chiusi pesano sul fatturato...

di Elena Bravetti
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

Il calcio trema dopo le parole di Giuseppe Conte. "L'apertura degli stadi la trovo inopportuna", ha detto ieri il premier alla festa del Fatto Quotidiano. La Federcalcio compie un passo indietro rispetto alla fiducia dei giorni scorsi. Tenere chiusi gli impianti significa obbligare i club a rinunciare al 14% del fatturato, innescando un meccanismo distruttivo per le società delle altre discipline sportive. Il "pallone che rotola" fa divertire, genera passione e aggregazione, ma anche 1,4 milioni di contribuzione fiscale nelle casse dello Stato. Gravina e De Siervo si auguravano di togliere i lucchetti già durante il rush finale del campionato 2019/20, ma mai previsione fu più sbagliata. Gli scienziati, riporta la rassegna stampa di Radiosei, non hanno intenzione di decidere ora e fanno sapere che l'eventuale "via libera" avverrà nella considerazione che un torneo nazionale ha bisogno di interventi omogenei, uguali per tutti. 

OBIETTIVO TAMPONI - L'obiettivo di Gravina è adesso quello di ridurre il numero di tamponi: 1 ogni 8 giorni, anziché 1 ogni 4. Il presidente ha spiegato che i controlli sono particolarmente invasivi per gli atleti e costosi per le società, che finora hanno speso 8 milioni di euro tra i professionisti. Inoltre, non sembra esserci una valida "ragione di sicurezza sanitaria" nell'obbligare i tesserati a un controllo così massivo. La Figc tornerà alla carica nei prossimi giorni, contando sull'alleanza con il ministro dello sport Spadafora. Questo è in pressing sul ministro Speranza. 

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