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Nesta e la prima da avversario in panchina: ecco l'incrocio crudele contro la Lazio

di Andrea Castellano

RASSEGNA STAMPA - Alessandro Nesta contro la Lazio. Mai una partita come le altre, ma non un derby, non l'ha vissuto così nemmeno da giocatore. Ha vestito la numero 13 e la fascia di capitano rappresentando la lazialità, è stato il simbolo del secondo Scudetto e un difensore sublime. Una bandiera biancoceleste strappata dall'addio al Milan e ricucita in una notte di Padre in Figlio. 

Oggi tutto si mescola: Nesta è sulla panchina del Monza, la Lazio è la sua avversaria. Un incrocio che tocca dentro ogni laziale, come spiega Il Corriere dello Sport. Lunedì scorso è tornato all'Olimpico, nascosto da un cappellino e accompagnato da uno dei suoi figli e da Beppe Favalli, amico di sempre con ben 401 presenze in biancoceleste. Da inviato speciale ha studiato la squadra di Baroni e oggi proverà a fermare la sua corsa. 

Tutto è partito da Cinecittà: l'offerta della Roma al piccolo Nesta e la risposta "Io sono laziale". Poi l'arrivo di Felice Pulici e Volfango Patarca, che immediatamente lo portano alla Lazio. Da lì inizia la sua crescita, con il salto con Zoff, l'esordio a Udine, la fiducia di Zeman e la consacrazione a uomo-bandiera. Centonovantatré presenze con l'aquila sul petto, è la prima volta da allenatore che affronta la squadra del suo cuore e Baroni. Un incrocio speciale.


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