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Mendicino, oltre la paura: "Sono più forte di prima! Io e Tuia uniti come alla Lazio..."

di Saverio Cucina
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it

La voglia di ricominciare, nonostante la paura, dopo un infortunio che ha tenuto con il fiato sospeso un intero stadio. Ettore Mendicino, ex biancoceleste ora in forza alla Salernitana, si è messo alle spalle il duro colpo subito alla testa lo scorso 2 novembre a Matera, con la conseguente perdita di conoscenza. Dopo due settimane di convalescenza, il fantasista granata è tornato a calcare manto verde con i propri compagni:E sono più forte di prima! – le sue parole alla Gazzetta dello Sportil calcio è la mia vita e l’emozione che provo quando tocco il pallone non si può spiegare a parole”. In quegli attimi di paura si era parlato anche di arresto cardiaco, ma l’ex laziale ha voluto precisare: “Non ho avuto alcun arresto cardiaco, come invece riportato erroneamente da alcuni siti e tv dopo l’incidente, cosa che ha fatto sembrare l’incidente molto più grave. Mi è stato fatto un massaggio cardiaco è vero ed è stato anche usato un defibrillatore, ma poi ho saputo dai medici che non ce n’era bisogno. Ho perso i sensi dopo il colpo alla testa, il corpo si è irrigidito e ho avuto una crisi epilettica dovuta alla lieve soffusione (macchia di sangue, ndr), come emerso poi nella tac”. Superato la paura, Ettore riavvolge il nastro ripensando a quei momenti: “C’era un calcio di punizione laterale, mi sono guardato con Tuia per scambiare la posizione e sorprendere la loro difesa. Dopodiché mi sono risvegliato in ambulanza. Ma il dispiacere più grande è che si sia sparsa la voce di un arresto cardiaco. Tutti si sono spaventati: i miei genitori, i miei amici, i miei compagni. Ho visto in video Tuia piangere disperato. Io e Ale siamo più che compagni di squadra, siamo cresciuti insieme alla Lazio e siamo ancora qui, uniti come fratelli”. Tanti i messaggi di pronta guarigione provenienti da tutta la penisola: Mi hanno scritto anche i tifosi del Matera e di altre squadre. Questa immensa partecipazione e dimostrazione di affetto mi ha inorgoglito. E ringrazio De Franco (il primo a soccorrerlo, ndr), Bernardi e i ragazzi del Matera che sono venuti a trovarmi in ospedale”. Sguardo ora al futuro, con il solito orgoglio che lo ha sempre contraddistinto, in barba ad una carriera falcidiata da numerosi infortuni: “Conosco benissimo il sapore del ritorno. E anche stavolta sarà emozionante. Ma voglio farlo a modo mio, con un gol da dedicare alla mia famiglia e alla Salernitana. Questa squadra e questa città meritano la B”.


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