Lotito: "Se da giovane mi vedevo presidente della Lazio? No, ma..."
RASSEGNA STAMPA - Nel clima natalizio che già si respira nella Sala Garibaldi del Senato, Claudio Lotito si è lasciato andare a riflessioni più personali ai microfoni del Messaggero. Alla domanda sui tanti commenti negativi che lo accompagnano, risponde senza esitazioni: "Mi fanno sempre la guerra, anche qui in Parlamento. Ma io sono un combattente, non un reduce. Ora vi faccio vedere". Dopo aver rovistato tra i bigliettini che tiene in tasca, il presidente della Lazio estrae un foglio ingiallito: è il giudizio di ammissione all’esame di maturità del 1974-75 e lo legge ad alta voce: "Di temperamento alquanto emotivo, ma attivo e rispettoso. Dotato di entusiasmo per lo studio e di una fortissima volontà di riuscire e di affermarsi".
Si aspettava di diventare presidente della Lazio? "No, ma avevo voglia di esprimere le mie potenzialità. Lo dice anche mia moglie: non mangio e non dormo finché non vinco. A me piacciono le sfide, e questo è il problema". Alla vita da presidente si affiancano quella da giornalista – "ho il tesserino e continuo a fare i corsi di aggiornamento" – e quella politica, nelle fila di Forza Italia. Un impegno che, assicura, non è personale: "Le battaglie sugli emendamenti le vedete tutti. Non le faccio per me, ma per la collettività". Lotito critica chi "lavora solo per demolire quello che fanno gli altri, bisogna sapere quali sono i propri meriti, ma anche i propri limiti. Qui tutti pensano di poter fare il presidente della Repubblica o l’allenatore di calcio".
Infine, gli viene chiesto se si ricandiderebbe: "Se me ne daranno la possibilità, sì. Non faccio la meteora. Ho consolidato rapporti con tutte le forze politiche e percepisco stima ed empatia. Parlo con tutti, ma una cosa è chiara: non ho intenzione di andare al governo. Per me la politica è servizio, altrimenti non sarei qui".