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Lazio, Reja e l'addio di Tudor: tra crisi di rigetto e la (solita) cornice marcia

di Lalaziosiamonoi Redazione

RASSEGNA STAMPA - "Sapete il disagio che ho a lavorare in un ambiente come questo. Il quadro è buono, ma la cornice è marcia". Era  il 20 settembre del 2011 quando la Lazio perse in rimonta per 2-1 all'Olimpico contro il Genoa e Reja pronunciò queste frasi in conferenza stampa. Il tecnico mise un punto per le troppe critiche ricevute e presentò addirittura le dimissioni, poi respinte dal presidente Lotito continuando ad allenare le aquile. Reja corresse il tiro non parlando di tifosi ma affibbiando il termine ai media e alla stampa per le troppe critiche ricevute. Il goriziano, tredici anni dopo, ritira fuori il termine nella sua intervista sulle pagine de Il Messaggero in cui spiega come l'addio di Tudor dipenda dalla forte personalità del croato che ha portato a un rigetto. Alla domanda su quanto la piazza di Roma sia complicata risponde sicuro: «Roma è una piazza difficile, io parlai di cornice marcia esasperando il concetto, ma nemmeno troppo». 


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