.

Lazio, Lulic: "I tatuaggi, i bambini col mio nome: solo dopo ho capito cosa avevo fatto"

di Antoniomaria Pietoso

«Bisogna però tenere in considerazione tutto il percorso, non solo la partita con la Roma. La coppa l’ha vinta la squadra. Ciani è stato fondamentale con la rete al Siena a tempo scaduto, Carrizo parando i rigori. Poi Floccari con il gol alla Juve... Io ho messo la ciliegina sulla torta, ma il trofeo lo abbiamo vinto insieme». Senad Lulic è così. Il bosniaco racconta a Il Corriere della Sera le emozioni di un successo storico. La sua rete ha permesso alla Lazio di conquistare un trofeo contro i rivali di sempre. L'ex centrocampista ha raccontato le emozioni dei giorni precedenti a Norcia. La tensione di Mauri e Ledesma e la pressione che oggi avvertirebbe molto di più di allora. Sulla partita ricorda tutto: «Petkovic ci aveva preparato in maniera perfetta. Ognuno di noi sapeva cosa fare. Poi l’azione del gol: eravamo pochi dentro l’area romanista. Quando ho visto l’1-2 fra Candreva e Mauri ho pensato di attaccare il secondo palo, una cosa sulla quale Petkovic martellava molto. Credo di essere stato bravo a non stoppare la palla e non dare tempo agli avversari di reagire».

Dopo la rete il cronometro sembrava si fosse fermato, come racconta Lulic: «Sembrava che non finisse più. Ricordo la parata di Marchetti su Totti, con la palla che va sulla traversa. Mi si è gelato il sangue. Al fischio finale ho sentito un senso di liberazione. Ogni anno che passa mi sembra che quella partita sia sempre più importante. Si festeggia ancora, è una coppa che resterà per sempre. Romanisti? Anche loro hanno sempre festeggiato molto per qualche derby vinto nel corso degli anni. Se nella storia della città non è mai successo nulla di paragonabile, è inutile che qualcuno provi a sminuirla. Se avesse vinto la Roma, avrebbero festeggiato pure loro. Giustamente fra l’altro, perché è una partita unica. E speriamo resti tale». Senad poi rivela che l'importanza del gol l'ha capita solo dopo:  «Quando ho visto gente che si tatuava il mio volto, l’immagine del gol o la coppa. Per strada si sono fermati e mi hanno baciato il piede. Qualcuno ha chiamato il proprio figlio Senad in mio onore. So che i laziali mi vogliono bene, esattamente come gliene voglio io».


Show Player
Altre notizie
PUBBLICITÀ