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Lazio, l'eredità di un padre al figlio: Acerbi ricorda e ringrazia Squinzi

di Annalisa Cesaretti

Cercava di infondergli coraggio portando come esempio la sua personale battaglia contro la malattia. Francesco Acerbi non ha mai smesso di far sentire la sua vicinanza a Giorgio Squinzi, il patron della sua ex squadra. Tra loro c'era un legame che andava oltre il calcio, perché le esperienze - anche le più drammatiche - sanno unire più di un contratto. E sebbene sapesse quali fossero le condizioni di salute di Squinzi, il difensore biancoceleste non era pronto a ricevere la tragica notizia della sua scomparsa. Lo ha raccontato nelle dichiarazioni riportate dalla rassegna stampa di Radiosei: per lui è stato un duro colpo. Adesso, oltre al cordoglio, restano i ricordi. Acerbi non dimenticherà mai le parole pronunciate dal presidente ai tempi del Sassuolo e l'espressione che assumeva quando prometteva che prima o poi sarebbe riuscito a portare il club in Champions League. Alla cittadina emiliana, invece, rimarrà il ricordo di un uomo di altri tempi e valori, capace di portare la sua squadra in Serie A.

L'EREDITA' - In questi giorni di lutto Acerbi sta rivivendo i momenti e le emozioni del passato, del giorno in cui il Sassuolo si qualificò in Europa League e Squinzi era pieno d'orgoglio e del momento in cui il difensore gli annunciò la sua volontà di passare alla Lazio. Il patron teneva così tanto a lui che subito bocciò l'idea sul nascere. Poi su la moglie, la signora Adriana, a farlo ragionare e a convincerlo a mettere al primo posto il bene di Francesco. In quell'occasione si comportò come un padre farebbe con suo figlio. E da bravo genitore se ne è andato lasciando un'importante eredità al suo ragazzo: "La capacità di essere un vincente senza sbraitare e senza mai avere atteggiamenti sopra le righe. Solo con la serietà e una grande cultura del lavoro".

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