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Cucchi: "Nel 74' ero in Curva quando vincemmo lo scudetto. Voglio tornare allo stadio da tifoso"

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Valerio De Benedetti - Lalaziosiamonoi.it
Riccardo Cucchi

Una vita passata sui campi di Serie A per raccontare ogni domenica le emozioni del nostro campionato. Riccardo Cucchi ha dedicato tutto se stesso al calcio e alle radiocronache. La sua voce è entrata nelle case di milioni di italiani, e difficilmente si potrà dimenticare quel suono tanto familiare che accompagnava ogni domenica calcistica. Dopo aver a fine carriera svelato di essere un tifoso della Lazio, in un'intervista rilasciata a "Il Corriere della Sera", ha parlato ancora della sua fede biancoceleste e delle emozioni provate in questi anni. "Ho la curiosità di vederla tra i tifosi. Sono curioso di sentire che effetto mi fa la partita senza la mia voce sopra, riassaporando il sapore del pubblico, dei suoi rumori e del suo silenzio. Radiocronache della Lazio? Posso solo dire che Gianmarco Calleri, presidente della Lazio a cavallo tra gli anni 80 e i 90, una volta chiamò il mio capo di allora, Mario Giobbe e gli disse: 'La smetti di mandarmi radiocronisti tifosi della Roma?'. Da ragazzo io andavo in trasferta coi torpedoni della Lazio. Nel 1974 ero in curva quando vincemmo lo scudetto grazie al rigore di Chinaglia contro il Foggia. Ovviamente, avevo la mia radiolina all’orecchio, dalla quale sentivo Ameri gridare 'Lazio campione d’Italia!' e mi dicevo: 'Chissà se un giorno una cosa del genere capiterà anche a me'. Nel 2000 mi è successo... Ma nel frattempo avevo imparato che quando fai questo lavoro impari ad apprezzare tutti e a rispettare la passione di chi ascolta. In una partita ci sono la gioia e la delusione: tutti i tifosi devono poter godere le loro emozioni attraverso di te. Ho gioito per tutti gli scudetti, dico davvero: compreso quello della Roma nel 2001. Anche se so che non mi crede nessuno".


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