Cataldi, meglio tardi che mai: la rivincita biancoceleste sotto la Nord
RASSEGNA STAMPA - Minuto 103, Danilo Cataldi è lì, sul dischetto, in apnea. Sa che quel rigore è suo. Davanti, la porta che guarda la Curva Nord: la lazialità gli scorre dentro e diventa coraggio. Tira, segna, bacia la maglia. In quel gol contro il Torino c’è tutta la sua storia: un ragazzo che non ha mai smesso di combattere, anche quando il destino sembrava voltargli le spalle.
Cataldi è tornato alla Lazio dopo un anno a Firenze, con la stessa fede di sempre. Ultimo ad arrivare in ritiro, ma primo a dare l’esempio. Si è rimesso in gioco, ha riconquistato Sarri con il lavoro e la pazienza. A 31 anni incarna lo spirito biancoceleste: umiltà, sacrificio e appartenenza. Come ricorda il Corriere dello Sport ha attraversato momenti difficili, si è scontrato con Lotito, ha difeso le proprie idee e la fascia di capitano, che ora torna sul suo braccio in assenza di Zaccagni. È il premio per chi non si è mai arreso.
Un anno fa sembrava finita: a Firenze non fu riscattato, nonostante le promesse. Una serie di coincidenze lo ha riportato a Roma, dove il mercato fermo e l’emergenza in mezzo al campo hanno riaperto la sua strada. Cataldi oggi tiene in piedi la Lazio, unica certezza in un centrocampo decimato. E quel rigore al minuto 102 e 36 secondi – il più lungo della storia biancoceleste – sembra la perfetta metafora della sua carriera: arriva tardi, ma arriva sempre. Meglio tardi che mai.