Marchegiani ricorda orgoglioso la sua parata più bella: "In Supercoppa Europea con la Lazio, un intervento impossibile"
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
Portieri si nasce e Luca Marchegiani lo nacque. L’attuale apprezzato commentatore ed opinionista di Sky Sport, si è raccontato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport. Il difficile mestiere del guardiano dei pali, il passato tra le fila della Nazionale, la parata più bella – quando vestiva i colori della Lazio -. Di seguito riportiamo i tratti salienti dell’intervista: “Ho cominciato a giocare da portiere e non ho mai smesso, perché portiere si nasce e perché quel giorno, quando, insieme con i miei primi compagni di squadra del Club Juve a Jesi il nostro allenatore ci chiese ‘Chi vuol andare in porta?’, solo io alzai la mano. Avevo 7 anni. Ho imparato da subito a prendere gol. Il portiere, rispetto ai suoi compagni, deve avere delle caratteristiche psicologiche diverse, deve sfruttare l’errore, la sconfitta, il gol preso per migliorare. Ce ne sono tanti, di ragazzi, che smettono perché quando subiscono il gol sentono e vedono il compagno che li manda a quel paese, o l’altro che allarga le braccia, o l’altro ancora che si mette le mani nei capelli. Solo chi va avanti, farà il portiere”. Negli anni Novanta, poi, una modifica sostanziale: cominciare a dare del tu alla sfera con i piedi, dal momento che la nuova regola in vigore vietava di raccogliere il passaggio di un compagno con le mani. Un trauma. “Io non avevo la predisposizione a giocare con i piedi, come invece sapeva fare Pagliuca, con quel sinistro di 50 metri. Spesso non calciavo nemmeno i rinvii. Quella nuova regola non solo ha cambiato l’interpretazione del ruolo, ma anche gli allenamenti. Il portiere era coinvolto nel gioco della squadra e gli allenamenti erano diversi: dovevamo fare esercitazioni nuove e se aggiungevi qualcosa da una parte, dovevi toglierne da un’altra”. Portieri di oggi e portieri di vent’anni fa a confronto, Marchegiani esprime la sua: “Da un punto di vista tecnico, per le parate, era più forte di quello di oggi. Il portiere del 2010 è però più completo. Eravamo fisicamente diversi dagli attuali portieri, ma anche fra noi stessi. Rossi era altissimo, Peruzzi era di roccia ma reattivo, io ero più magro e più veloce”. Buffon il più forte che abbia conosciuto: “La sua grandezza sta in tutta la sua carriera. Ci sono stati portieri come Toldo, Peruzzi, Dida ai suoi livelli, ma nessuno ha avuto la sua regolarità”. In chiusura, un ricordo, una memoria, la parata più bella, quella rimasta nel cuore e nell’immaginario: “In Supercoppa Europea, alla Lazio contro il Manchester United. Il colpo di testa di quel gigante di Andy Cole stava entrando in porta ed io lo tolsi da lì. È una di quelle parate che dici ‘impossibile che non sia entrata’.