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Vent'anni di Lotito alla Lazio: la rinascita tra sfide, successi e contestazioni

di Lalaziosiamonoi Redazione

Claudio Lotito, un imprenditore poliedrico e controverso, ha segnato un’epoca nella storia della Lazio. È il 19 luglio 2004 quando prende le redini di un club sull’orlo del baratro finanziario e sportivo, in un momento di difficoltà tale da far presagire il peggio. «Ho fermato il funerale», queste le parole con cui Lotito ha descritto quel giorno cruciale, quando con un investimento di 18,2 milioni di euro per l’acquisto del 26,9% delle azioni del club biancoceleste, iniziava la sua lunga e travagliata gestione. Un intervento che, seppur criticato da molti, ha permesso alla Lazio di evitare la sorte che toccò al Napoli, costretto a ripartire dalla Serie C in quegli stessi giorni.

L’arrivo di Lotito coincide con l’uscita di scena della famiglia Cragnotti, responsabile della gestione precedente, che aveva portato la Lazio a grandi successi ma anche a dissesti finanziari profondissimi. La società era in ginocchio, con bilanci pesantemente in rosso: nel 2002 un passivo di 103 milioni di euro, seguito da -121 milioni nel 2003 e -86 milioni nel 2004, un quadro che sembrava irreversibile. Non solo, l’indebitamento complessivo del club era di 350 milioni, con contenziosi aperti su più fronti: dalla controversia con il Valencia per il pagamento di Mendieta a svariati agenti che chiedevano il saldo di commissioni non pagate, fino ai debiti tributari che ammontavano a quasi la metà del totale.

Il primo passo di Lotito fu stringere accordi con i creditori. L’accordo più significativo fu quello raggiunto con l’Agenzia delle Entrate, che permise di rateizzare 108,8 milioni di debiti legati a Irpef e Iva, con una prima rata di 5,67 milioni e altre 23 da 5,65 milioni ciascuna. Un colpo di mano che non solo evitò l’intervento diretto del patron nelle casse della società, ma dimostrò una volta per tutte la sua capacità di gestione delle crisi. Il salvataggio della Lazio, tuttavia, non passò solo attraverso le operazioni finanziarie. Una gestione oculata dei costi e una visione a lungo termine permisero al club di riprendersi, anche se i primi anni furono tutt’altro che facili.

Lotito, da uomo abituato a sfide difficili, era spesso visto come una figura marginale, una "macchietta", come lui stesso ricorda. Ma con il passare degli anni, il suo operato è stato rivalutato, tanto da guadagnarsi il rispetto anche degli scettici. La Lazio, sotto la sua guida, ha saputo ritagliarsi nuovamente uno spazio importante nel panorama calcistico italiano, conquistando sei trofei tra Coppa Italia e Supercoppa Italiana, tanto da ricevere un vero e proprio approfondimento da operatori di gioco come SNAI nelle proprie attività di comparazione quote e bonus, rispetto alle prospettive di classifica negli anni a venire. È stato un percorso in salita, caratterizzato da scelte a volte impopolari ma sempre mirate a tenere in ordine i conti, una priorità assoluta per Lotito.

Dal punto di vista economico, l’era Lotito ha visto la Lazio chiudere 12 bilanci in utile su 20, con ricavi complessivi di 2,4 miliardi di euro. Il bilancio netto aggregato è positivo per poco più di 60 milioni di euro, un risultato che pochi avrebbero potuto prevedere all'inizio della sua gestione. Tuttavia, la strada non è stata sempre in discesa. Gli anni post-pandemia hanno visto il patrimonio netto della società soffrire, ma la stagione 2023/2024, grazie alla partecipazione alla Champions League e alle cessioni di alcuni giocatori chiave, dovrebbe riportare un segno positivo.

Le operazioni di mercato, in particolare, sono state un pilastro della gestione Lotito. Il 12% del fatturato complessivo del club, pari a circa 2,4 miliardi, deriva dalle cessioni di giocatori, con affari milionari come quelli di Keita al Monaco, Felipe Anderson al West Ham e, più recentemente, Milinkovic-Savic all’Al Hilal. Proprio la cessione del serbo ai sauditi ha segnato un record per il club. Ma Lotito non si è limitato a vendere. Gli investimenti in cartellini, dal 2004 a oggi, hanno raggiunto i 507 milioni di euro, con una media di 24 milioni annui, rispetto a cessioni per complessivi 373 milioni, segnando un saldo positivo annuo medio di circa 6 milioni di euro.

Tuttavia, l’impegno di Lotito nella Lazio non si ferma al calciomercato. Il patron biancoceleste, infatti, ha dimostrato una particolare attenzione anche per gli aspetti immobiliari legati al club. Tra gli obiettivi più ambiziosi c’è la costruzione di uno stadio di proprietà, un progetto che, secondo quanto dichiarato da Lotito stesso, è ormai in fase avanzata. «Stiamo ultimando le verifiche, non manca molto», ha dichiarato recentemente a Il Messaggero. L’idea di uno stadio di proprietà rientra in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio del club, che secondo Lotito ammonta a circa 250 milioni di euro. Un patrimonio che il presidente non ha intenzione di cedere: «Non vendo la Lazio, la lascerò a mio figlio», ha ribadito, smentendo le voci di un’offerta araba da 600 milioni di euro per l’acquisizione della società.

Ma nonostante i successi e la solidità finanziaria, il rapporto con i tifosi resta complesso. La Curva Nord, cuore pulsante del tifo biancoceleste, è spesso in aperto contrasto con Lotito, accusandolo di mancare di ambizione e di non investire abbastanza per garantire alla squadra un futuro all’altezza delle aspettative. Le contestazioni sono diventate sempre più frequenti, con i tifosi che hanno organizzato manifestazioni per esprimere il proprio dissenso. «Attenzione a istigare all’odio», ha avvertito Lotito, in riferimento a una delle ultime proteste organizzate sotto lo Stadio Flaminio.

Nel frattempo, però, la Lazio guarda al futuro. Con l’addio di Luis Alberto, ceduto all’Al-Duhail in Qatar per 12 milioni di euro, il club si prepara a una nuova fase. Il tecnico Marco Baroni, fresco di un biennale da 1,3 milioni di euro, sarà chiamato a guidare una squadra in evoluzione, con nuovi innesti come Noslin e Cabal in arrivo da Verona. Il mercato è in fermento, e Lotito non nasconde di avere in mente altri colpi per rinforzare la rosa. «Se tutto andrà bene, centrerò tre colpi subito», ha dichiarato il presidente ai giornalisti presenti a Formello.

In conclusione, i vent’anni di Lotito alla guida della Lazio sono stati un mix di alti e bassi, tra successi sul campo, difficoltà economiche, e continue sfide con la tifoseria. Tuttavia, una cosa è certa: Lotito ha dato stabilità a un club che rischiava di sparire, e oggi la Lazio è un esempio di come una gestione oculata e a lungo termine possa portare risultati sia sul piano sportivo che economico. E se il futuro vedrà nuove sfide all’orizzonte, una cosa sembra chiara: Claudio Lotito è determinato a restare al timone ancora a lungo, pronto a guidare la Lazio attraverso tempeste e successi, con la solita determinazione e ambizione che lo caratterizzano da sempre.


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