Riforma dello Sport, Malagò spazientito: "Chiamerò il Premier Conte per spiegazioni"
Fonte: Tommaso Marsili
Sembrava fosse tutto fatto per la Riforma dello Sport, ma negli ultimi mesi ci sono stati dei bruschi rallentamenti. Al momento pare se ne riparli verso settembre, ma ciò comporterebbe dei danni d'immagine non indifferenti.
Per questo, a seguito della Giunta di oggi, in conferenza stampa Giovanni Malagò ha dichiarato: "Se dovesse cadere la legge delega sulla riforma dello sport, le conseguenze con il Cio in termini di sanzioni saranno sicure e immediate. Non saremmo i primi e neanche gli ultimi: per molti paesi che non hanno applicato la Carta olimpica sapete come è andata. Sarebbe una sconfitta assoluta per il Paese e una perdita di credibilità clamorosa proprio dopo aver avuto fiducia con l'organizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando col fuoco. E siamo arrivati. Dalla fine del 2018 stiamo aspettando i decreti di quella che non era una riforma ma qualcosa di calato che non aveva gli aspetti pratici. Sono passati un anno e otto mesi, è incredibile che siamo ancora in questa situazione. Stiamo andando o forse siamo andati già in fuorigioco. Cioè fuori tempo massimo".
FURIA CONTRO IL GOVERNO - "Il governo già nel 2019 aveva promesso che entro poco avrebbero risolto le attuali vicende. Questo governo si è impegnato anche ufficialmente con la garanzia che massimo entro agosto avrebbe sistemato una situazione assolutamente non più sostenibile. Non è una pressione del Coni ma una precisa disposizione del Cio. Il Coni su moltissimi punti all'interno di questo Testo unico non è affatto d'accordo. Ci sono molti temi che noi abbiamo ritenuto già non solo profondamente sbagliati e ingiusti, ma anche inaccettabili. Al Coni non solo non è stato regalato nulla, ma si aspetta che molte cose vengano anche chiarite, carta alla mano. Chiamerò stasera stesso il Premier Conte, siamo a dir poco arrabbiati. Io al Cio dovrò solo mandare un report. Gli si era detto che entro domani la questione sarebbe stata definita".
UNA QUESTIONE POLITICA - "C'è un soggetto che è stato aggredito e noi siamo in quella situazione malgrado gli impegni nazionali e internazionali che sono stati fatti. Quale è il problema di chiedere? Se non lo fa il Coni chi lo dovrebbe fare? Se non lo avessi fatto avrei tradito e disconosciuto quello che il 2 luglio scorso, 75 su 75 membri del Consiglio nazionale, nessuno escluso, hanno dato mandato al presidente di trattare da solo. Siamo finiti in mezzo a una diatriba tutta politica, tutta istituzionale. Oggi sulla riforma dello sport il problema è che c'è un pezzo della politica che va contro un altro pezzo della politica: il Coni in questo contesto sta in mezzo, è solo un pretesto per la discussione, ma noi non vogliamo e non possiamo stare in mezzo".
Immobile, il riposo del guerriero è sulla Costiera Amalfitana - FOTO
Calciomercato Lazio, dal Belgio: "Nessun ritorno in patria per Proto"