PRIMAVERA - La Lazio retrocede ancora: cronaca di una disfatta annunciata
Fonte: Valerio De Benedetti - Lalaziosiamonoi.it
Oggi c'è solo delusione, incredulità. Da domani però sarà tempo di guardare in faccia la realtà che ha presentato il conto. E il conto di questa stagione per la Lazio Primavera è amarissimo. I biancocelesti retrocedono, salutando la massima serie e scendendo in quella cadetta per la seconda volta nelle ultime quattro stagioni. La sconfitta ai supplementari contro il Bologna nei play-out di ritorno certifica il disastro capitolino. Una disfatta quasi annunciata, dai numeri, dai risultati ottenuti e da una rosa probabilmente non più competitiva da diversi anni. Nel massimo campionato giovanile infatti, la Lazio non è ormai più da tempo la squadra che primeggiava e vinceva scudetti e trofei fino a qualche stagione fa.
GLI ERRORI DEL PASSATO - "Sbagliando si impara", recita un famoso detto. Non è il caso della Lazio Primavera, che dopo essere retrocessa nella stagione 2017/2018 nel Campionato Primavera 2, è costretta a scendere nuovamente nella serie cadetta. Da Bonatti-Bonacina a Menichini-Calori la storia non cambia. Anche in quell'occasione la successione in panchina non bastò per evitare il peggio. Cambi tattici, stimoli e motivazioni non sempre possono superare i limiti tecnici di una rosa non all'altezza per un campionato che negli anni è diventato sempre più competitivo. La scorsa stagione la Lazio si salvò anche grazie allo stop del campionato, nelle due stagioni completate nella massima serie sono arrivati solo un ultimo e un penultimo posto.
I LIMITI TECNICI - Numeri e dati di fatto evidenziano i limiti di questa rosa. Ma non è il caso di parlare di singoli, quanto del collettivo. Da anni ormai a questa squadra manca un centravanti capace di garantire un peso offensivo e un bottino di gol degni di un attaccante. Nimmermeer e Tare hanno segnato insieme soltanto 3 gol. Due il primo, fuoriquota, partito titolare a inizio stagione, uno il secondo, sotto età, ritrovatosi in alcuni casi a dover partire dal primo minuto a causa dell'assenza dell'olandese per i suoi continui problemi fisici. Meno anche di un difensore centrale come Franco (5). Le 11 reti di Raul Moro e le 9 di Castigliani hanno in parte tappato i buchi, ma non sono bastate a cambiare le sorti della stagione. Altro dato importante, il mancato apporto dei fuoriquota (ben 7), che non hanno fatto la differenza come si pensava ad inizio anno, non risultando decisivi nei momenti chiave della stagione, nei quali avrebbero dovuto trascinare i propri compagni più giovani. E dei nuovi acquisti. Nessuno di questi ultimi è riuscito a conquistarsi una maglia da titolare, finendo nel dimenticatoio o spesso in infermeria (come i vari Pino, Adeagbo, Nasri e Tommaso Marino). Non è un caso se spesso Menichini e Calori abbiano dovuto attingere dall'Under 18 per sistemare alcune defezioni, pescando giocatori come Floriani Mussolini, Coulibaly, Castigliani, Marinacci e Ferrante dal cilindro.
I NUMERI CERTIFICANO - Una retrocessione meritata. Sì, meritata. Perchè i numeri e i risultati ottenuti dicono questo. Solo 44 gol fatti e ben 76 subiti in 32 partite fra campionato e play-out. Più di due gol incassati per ogni partita, che valgono i soli 19 punti conquistati in campionato e la penultima posizione. Meritata anche perchè il Bologna, avversario nei play-out, ha chiuso il campionato terzultimo con 8 punti di vantaggio. Senza contare che, se non fosse stato per la riforma del campionato Primavera 1 avvenuta soltanto poche settimane fa, la Lazio sarebbe retrocessa automaticamente in virtù delle tre retrocessioni precedentemente vigenti. Nemmeno l'ultima possibilità che il destino aveva riservato è stata quindi sfruttata.
LA TRAGEDIA GUERINI - Non una scusante, anzi. Probabilmente anche da qui la Lazio Primavera avrebbe dovuto trovare gli stimoli giusti per rialzarsi e provare a salvarsi con le unghie e con i denti. Certo è che una tragedia come quella capitata al povero Daniel Guerini segna e non poco ragazzi di 18, 19 o 20 anni che ogni giorno condividevano con lui un sogno, una passione e ore della propria vita. Un dolore difficile da digerire, una perdita che ha lasciato tutti increduli, uno shock che mai nessuno riuscirà a digerire. Daniel resterà per sempre nei cuori di tutti.
UN SETTORE GIOVANILE TRASCURATO - I risultati sono frutto di un settore giovanile spesso trascurato in passato. Solo dopo l'arrivo di Bianchessi nel 2017 infatti, il club ha cambiato passo con le sue selezioni giovanili. I giocatori arrivati in Primavera dalle formazioni più giovani negli ultimi anni, sono legati a una gestione passata e non sono stati in grado fornire il giusto ricambio generazionale, non rappresentando un serbatoio dal quale attingere. Non è un caso se nessuno, se non per qualche breve apparizione, sia riuscito a imporsi in prima squadra. La Lazio non ha prodotto più giovani di talento come Palombi, Rossi, Lombardi, Murgia, Cataldi e tanti altri ancora. Un demerito questo comunque non attribuile alla gestione Tare. Altro dato importante: prima dell'arrivo di Bianchessi, Nicolò Armini era l'unico nazionale azzurro di proprietà biancoceleste, segno di un settore giovanile spesso lasciato a sé stesso. Negli scorsi mesi in molti avevano profilato la possibilità di un cambio della guardia Bianchessi-Tare per la gestione della Lazio Primavera, oggi affidata al ds albanese. Al momento appare una soluzione difficile, visto anche lo stretto collegamento fra la massima selezione giovanile e la prima squadra, ma chissà che nei pensieri di Lotito qualcosa possa cambiare dopo la retrocessione delle giovani aquile. Il futuro va riscritto, la Lazio dovrà rinascere ancora una volta dalle sue ceneri, sperando che stavolta gli errori fatti possano portare a una svolta permanente e fruttuosa.
Pubblicato il 29/06