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Podavini: “Lazio - Vicenza? Io lo chiamo orgasmo calcistico"

di Francesco Mattogno

“Podavini...prova ancora il destro..Fiorini! Fiorini! Il gol! Il gol di Fiorini, la Lazio è passata in vantaggio”. Termina con Fiorini, inizia con Podavini. Una rima baciata, come la Lazio dalla dea bendata in quel lontano match contro il Vicenza di 32 anni fa. Mai come quella volta la fortuna aiutò gli audaci, tra cui ovviamente c'era anche Gabriele Podavini, intervenuto quest'oggi a Lazio Style Radio 89.3: “Ho dei ricordi indelebili nella mente, non si cancelleranno mai. Quando ci penso mi sembra sempre che sia successo ieri. Lo stadio in estasi è stato un orgasmo calcistico. Avevo provato il tiro della disperazione, ed è uscito questo traversone che Giuliano è stato bravissimo a trasformare in gol: prima saltando con un tunnel il difensore e poi anticipando il portiere con la punta. L'estremo difensore del Vicenza, Dal Bianco, era il loro portiere di riserva ma parò di tutto quel giorno. Sentivo l'ansia dei tifosi allo stadio per quel gol che non voleva arrivare. Più passa il tempo e più riesco a notare l'effetto della nostra impresa, lì per lì faticavamo a rendercene conto. Pensavamo fosse una normale salvezza, l'importanza di ciò che avevamo fatto l'abbiamo capita solo con gli anni. In campo abbiamo messo tutto quello che avevamo, per fortuna è bastato per salvare la storia della Lazio. Queste sensazioni non si possono descrivere, vanno vissute, le lacrime di gioia dopo la partita fanno capire quanto fosse grande l'emozione. Va ricordato anche il gol di Poli negli spareggi, senza di quello il mio tiro e il gol di Fiorini sarebbero stati inutili. All'inizio di quella stagione, quando Fascetti ci ha detto “chi vuole andare vada” e rimanemmo tutti, ci siamo cementificati come gruppo ed eravamo sicuri di farcela”.

LA FEDE BIANCOCELESTE: “Oggi sono tifoso della Lazio, la mia fede è nata strada facendo. Indossare la maglia biancoceleste è una cosa incredibile, impossibile non rimanerne ammaliati. Ho passato a Roma 5 anni bellissimi, a dispetto dei risultati sportivi. Quando scendevo in campo con l'aquila sul petto, ogni volta era come la prima: una grande emozione”.

SIMONE INZAGHI: “Sono contento che sia rimasto, è fondamentale per dare continuità al progetto. Ha la Lazio dentro e vedere il suo entusiasmo mi fa tornare indietro negli anni, quando il calcio era fatto di sensazioni vere. Oggi l'attaccamento alla maglia non esiste più, purtroppo”.

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