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Oddo: "Lazio, sarei rimasto a vita. Il legame con i tifosi nasce da..."

di Andrea Castellano

Nuovo episodio di 'Storie di Serie A'. Il protagonista questa volta è l'ex difensore Massimo Oddo, passato anche per la Lazio tra il 2002 e il 2007. Questo il suo racconto in particolare sull'esperienza in biancoceleste: "Sono arrivato alla Lazio, in una grande squadra, come ultimo acquisto di Cragnotti. C'erano Nesta, Stam, Couto, Mihajlovic e tutti gli altri, giocatori pazzeschi. Arrivammo quarti e vincemmo la Coppa Italia al mio primo anno. Poi ci fu il passaggio di mano, l'anno del piano Baraldi e il momento di grande crisi. La Lazio lì ha veramente rischiato di sparire, infatti facemmo un accordo sull'abbassamento degli stipendi".

"Il grande legame con la piazza biancoceleste nasce dal fatto che io sono stato probabilmente l'unico, insieme a Peruzzi e Cesar, che stavamo sia nella Lazio fortissima che nella 'Lazietta', come la chiamavano. Un anno abbiamo rischiato anche di retrocedere, c'era stato anche il derby alla terz'ultima giornata finito 0-0. Lì tutto lo stadio ci fischiò, è stato un momento bruttissimo. La stagione in cui sono andato via, a gennaio, la squadra poi si è qualificata in Champions League. Io avevo fatto comunque la mia parte con circa 7 gol e tanti assist. È rimasto questo legame fortissimo, sono stato anche capitano. Incarnavo un po' il momento difficile e lo spirito Lazio che c'era in quegli anni lì".

"La gioia più grande? Non la Coppa Italia vinta nel 2004, ma la Champions ritrovata. Abbiamo vissuto periodi davvero pesanti, brutti, con giocatori sconosciuti e non sapevamo mai di che morte dovevamo morire. Io da capitano avevo una grande responsabilità. Il mio addio? Sono stato costretto, non l'ho deciso io. Prima di trasferirmi avevo proposto al presidente di rimanere alla Lazio a vita. Lui non poteva per alcune esigenze economiche. Però avevo un peso addosso, mi sentivo in difetto, ma quando la squadra si è qualificata alla Champions mi sono sentito più sollevato. Poi ovviamente alzare una coppa al cielo è sempre bello, è stato il mio primo trofeo con i 'grandi'".

"Quando sono andato via ero un giocatore di buonissimo livello, c'erano grandi club che mi volevano. In quel momento lì è stato bravo Lotito che non ha mai ceduto. Qualsiasi altro presidente avrebbe accettato subito. In quella Lazio non c'erano tanti giocatori di grande valore, per questo si è privato di me, che ero un simbolo e un capitano, solo per un'offerta irrinunciabile. Quello era un momento di difficoltà economica per la società. Lotito aveva scelto una cifra e da lì non si è mai spostato, tanto che aveva definito tutto la sera e poi annullato l'affare la mattina dopo perché aveva chiesto ulteriori soldi al Milan, circa 150mila euro, per sanare il prestito di Foggia che rientrava nella trattativa. Alla fine è riuscito ad avere 300mila euro per una scommessa con Galliani perché con i rossoneri ho poi vinto la Champions League".


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