Lazio Women, Goldoni: "Il calcio mi ha salvato dall'anoressia. La svolta? Quando..."
Un 2024 intenso e da incorniciare quello vissuto da Eleonora Goldoni, vissuto a tinte biancocelesti e anche azzurre col ritorno in Nazionale in occasione delle amichevoli in vista degli Europei. Un anno iniziato col “piede sbagliato” visto l’infortunio che l’ha tenuta ai box per tantissimo tempo, ma quando è tornata in campo lo ha fatto in modo convincente e decisivo che l’ha resa fondamentale per la sua squadra, impegnata nella lotta salvezza in Serie A, tanto da ottenere l’agognata convocazione dal Ct Soncin.
In un’intervista concessa al Corriere della Sera, la classe ’96 ha raccontato le emozioni vissute in quel momento: “Tornare a vivere quello che per me ha sempre rappresentato un grande sogno è stato qualcosa di davvero speciale. Il momento più bello della mia carriera finora. Il 2024 è stato un anno davvero pazzo, sembrava di stare sulle montagne russe, ma mi ha fatto capire che perseverare può portare grandi frutti”.
Doveroso fare un passo indietro, tornando agli inizi e ai primi calci dati a un pallone. Tutta opera di papà Mario, ex giocatore di Serie D, che ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta della figlia: “Una figura fondamentale che fin da bambina mi ha trasmesso l’amore per questo sport. Decise di portarmi con sé facendomi indossare una maglia di Bobo Vieri”. Poi, raccontando delle prime esperienze da piccola ha ricordato: “Prima del fischio d’inizio gli avversari deridevano non tanto me quanto i miei compagni per il fatto che avessero una bambina in squadra”. Crescendo e perseverando, Eleonora ha raccolto i primi frutti di tanti sacrifici: “Venni notata da alcuni college statunitensi, andai in Tennessee. Ho avuto modo di sperimentare la vera America”.
Non sono mancati momenti difficili, come quando si è trovata a dover combattere contro l’anoressia. Una battaglia più grande di lei che però è riuscita a vincere: “Non mi vedevo mai abbastanza magari, evitavo il cibo e i momenti conviviali con amici e parenti. Avevo toccato quasi il fondo. La svolta? Quando durante una partita subii un contrasto che per poco non mi spezzò in due. Fu come andare a sbattere conto un muro. Capii che c’era qualcosa che non andava e mi impegnai a rinascere. Il calcio mi ha salvato e non mi vergogno a dirlo”.
La lotta al pregiudizio è un’altra delle tante battaglie che la centrocampista porta avanti e ha spiegato: “In questi anni ne ho sentite d tutti i colori sul mio contro, ho le spalle larghe. Il fastidio e la rabbia che provo quando mi imbatto in discorsi del genere restano grandi, perché anteporre l’aspetto estetico di una donna suoi talenti e alle sue capacità significa minare il rispetto per la sua persona e enfatizzare una cultura contro cui continuerò sempre a far sentire la mia voce”.
Infine, soffermandosi sul movimento del calcio femminile e dei notevoli progressi fatti, ha concluso: “Sono convinta che l’Italia possa arrivare al livello delle nazioni che ad oggi detengono record su record. Il calcio non è soltanto maschile, se è qualcosa che vi rende veramente felici inseguite il vostro sogno con tutte voi stesse”.
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