Lazio, senti Keshi: "Onazi è il Lampard della Nigeria! Tra due anni sarà un campione..."
Fonte: Gianmarco Filizzola - Lalaziosiamonoi.it
Petkovic era appena sbarcato in Italia e si era subito diretto a Gubbio con Tare per ammirare la Primavera impegnata nelle “Final Eight”. Di Lazio ancora sapeva poco o nulla il tecnico bosniaco, ma appena ha visto quel mediano tutta corsa e polmoni se ne è innamorato. L’ha portato in ritiro “con i grandi” e gli ha dato spazio, salvo poi tirarlo fuori dalla mischia in un momento di calo. Ma Eddy Onazi non ha fatto solo le fortune di Petkovic, di recente è volato in Africa a disputare la Coppa continentale e tutta la nazionale nigeriana ne sta beneficiando, per la felicità del suo allenatore Stephen Keshi, letteralmente innamorato del 23 biancoceleste. «Cara Lazio, ti sei accorta di avere il Frank Lampard di colore?». È questa la domanda che si è posta il 50enne tecnico delle Aquile biancoverdi, che nelle ultime gare ha messo in mano a Eddy le chiavi del centrocampo nigeriano. «Sarebbe stata una follia rinunciare a uno come lui. La Nigeria ha avuto difficoltà a rimanere a certi livelli dopo che è tramontata la generazione degli Okocha, Finidi e Oliseh. Eddy ha le caratteristiche per regalare un salto di qualità al gruppo nuovo e giovane che ho assemblato in questi due anni». Sono queste le parole di Keshi, che si leggono dalle pagine della Gazzetta dello Sport. Parole di elogio, che fanno ben sperare quanti, dalle parti della Capitale, hanno riposto in Onazi le speranze di un finale di stagione orfano di qualche rinforzo mancato in gennaio. Domenica scorsa è stato uno dei migliori contro la Costa d’Avorio, la superfavorita della Coppa, piazzandosi su Yaya Tourè, calciatore africano dell’anno per la seconda volta, senza concedergli un centimetro. «Sta crescendo a vista d’occhio e in meno di due anni diventerà uno dei più importanti uomini mercato del calcio internazionale». È consapevole che l’Italia è una grande occasione. Quella stessa Italia che proprio Keshi sfidò a Boston nel 1994. Lui, ex centrale dell’Anderlecht, e in panchina contro gli azzurri, quella volta salvati da Baggio: «Eravamo più forti, ma tornammo a casa perché quello italiano è un calcio fatto di tattica e di disciplina. La scuola che ha fatto crescere Onazi a vista d’occhio». La chiusura è sul suo collega Petkovic. L’uomo che di fatto lo ha regalato al grande pubblico, ma che ultimamente lo ha tenuto da parte dopo un periodo di calo: «Lo sta proteggendo, e fa bene. Petkovic è uno che sa lavorare con molta efficacia sulla mentalità dei suoi giocatori. È perfettamente cosciente di avere tra le mani un diamante».