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Lazio, Manzini: "Guendouzi mi ha reso orgoglioso. Gascoigne e Nesta..."

di Martina Barnabei

Nel giorno del suo ottantaquattresimo compleanno, Maurizio Manzini è stato ospite nel pomeriggio di Radio Laziale per raccontare la sua lazialità e tanti curiosi aneddoti. Le sue parole: "Perché nasco della Lazio? Non lo so, forse perché io vengo da una famiglia che è a Roma da molti anni e tutti sono romanisti avvelenati. E mi ricordo che io della Lazio non sapevo l’esistenza perché si parlava sempre di Roma, un giorno papà pensando che fosse arrivato il momento mi portò a vedere un derby e dissi “A me piacciono quelli con la maglia azzurra”. Gli ho dato un grande dolore, ma d’altronde sono diventato della Lazio e ho avuto la fortuna di assumere questo ruolo in società solo per passione. Sarà sempre grato a Calleri per l’opportunità concessa”.

“Che rapporto avevo con Di Canio? Tutto sommato buono perché lui non conosceva la malizia, quello che pensava diceva e faceva senza pensare a eventuali conseguenze. Era un puro assolutamente. Il più matto Gascoigne? È stato quello che interpretava a piano il detto “genio e sregolatezza”, lo diceva anche Zoff nonostante tutto quello che gli ha combinato. Quella che secondo me è stata il massimo è questa: eravamo in ritiro all’Hotel degli Aranci, dopo cena si parlava nella sala del ristorante e a un certo punto arriva un cameriere che dice “Scusi mister, ma c’è Gascoigne che crea qualche problema perché dà fastidio alle cameriere”. Zoff lo chiama e gli dice di scendere, lui scese completamente nudo. Zoff lo trattava come un figlio perché Gascoigne anche lo considerava un padre. Se uno amava la semplicità, il genio e la sregolatezza non poteva non amare Gascoigne. Quella più grossa che mi fece? Eravamo a Tor Di Quinto e mi chiama il proprietario di un ristorante che mi dice “Vieni su perché siamo fuori dai limiti”. Mi si presenta questa scena: Gascoigne allungato sul tavolo con addosso spaghetti e pezzi di insalata, lo chiamo e gli dico di alzarsi. Butta tutto, si alza e mi fa “Convinto che ero ubriaco, invece no. Ho fatto scherzo”.  Un giorno arrivo sempre a Tor Di Quinto con una macchina nuova che parcheggio davanti al gabbiotto. Poi, esco per andare a pranzo e la macchina non c’era più. Vado a fare denuncia e all’epoca avevo una regola mia che all’ora di pranzo andavo a fare palestra. Tra la porta della palestra e la rete dell’aeronautica militare ci sono due metri di distanza, ma pochi. Apro la porta della palestra e nella sala c’era la mia macchina. Per tirarla fuori ci abbiamo messo 40’”.

“I tre giocatori che sono stati d’esempio? Mimmo Caso che era il saggio della compagnia, se c’era un problema che litigavano cercava di mettere pace. Klose, si è saputo calare molto bene nella realtà italiana e della Lazio. È andato via e ogni volta che lo incontro, incontro un tifoso della Lazio. Una volta che conosci la Lazio non puoi essere di nessun’altra squadra”.

“Chi mi ha reso più orgoglioso? Guendouzi, senza togliere niente agli alti. È veramente un grande giocatore”.

“Stam? Una persona dolcissima. Lui non tollerava le cose scorrette, in una partita un giocatore gli ha dato un calcio da dietro e lui si è voltato e l’ha preso per il collo e l’ha alzato con una mano sola. Anche lui che giocatore”.

“Addio di Nesta? L’ho vissuto con grande dispiacere anche perché fino alla sera prima eravamo a cena e alle 2 del mattino è andato via dicendo “domani mattina vengo e firmo”. Lui la mattina dopo stava firmando, ma col Milan. Era un generoso nato, gli vorrò sempre bene e gli sarò sempre grato”.

“La Lazio è un modo di vivere, sono fiero di quello che mi ha dato. È una cosa che sento e che sentono tutti i veri laziali”.

"Baroni? Credo che sia un amore dovuto per lui. Ha qualcosa che gli altri non hanno, è stato giocatore, e anche grande, e come tale a differenza di molti dei suoi colleghi sa cosa passa nella testa dei giocatori e ha sempre le parole giuste".

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