Lazio, Lotito: "Siamo un punto di arrivo. Ho preservato la storia, sono laziale da..." - VIDEO
Fonte: Dal nostro inviato Edoardo Zeno - Lalaziosiamonoi.it
Alla Regione Lazio, il presidente della Lazio Claudio Lotito si è fermato a rispondere ad alcune domande dei cronisti presenti. Tanti i temi toccati dal patron, dai temi di attualità ad alcuni ricordi della sua carriera, senza dimenticare il derby di Coppa Italia in arrivo. Queste le sue parole: "Sono contento che mio figlio abbia intrapreso questo percorso. Penso che la Laizo sarà in buone mani, mi auguro per il futuro che lui sia il punto di riferimento del club".
"Rinnovo Felipe Anderson? Penso che nella vita bisogna essere tranquilli e coscienti nei nostri mezzi. La Lazio ormai da anni è un punto di arrivo e non un punto di partenza, lui è un grande giocatore e professionista, ma alla fine quello che conta è il club, la possibilità che dà a tutti i calciatori di potersi esprimere. Si vince tutti insieme. Il lavoro di tutti non va mortificato. Grazie alle prestazioni della squadra si raggiungono risultati".
"La storia è fatta di risultati ma anche di comportamento e di attaccamento. Ciro Immobile è un punto di riferimento della Lazio, ha fatto la storia e continuerà a farla in futuro. Non è possibile mantenere gli standard da parte di tutti sempre uguali, ma se uno è un professionista serio alla fine dà un grande contributo alla nostra squadra. Non a caso è il nostro capitano".
"Io non ho nessun ruolo, ho solo preservato la storia. Ho evitato un fallimento, ho preservato una storia vera, non costruita. Ci sono delle squadre che hanno perso la loro storia riacquisendola con il mercato. Va un plauso e un merito alla Lazio che ha mantenuto la sua storia, a tutti quelli che in questi anni hanno partecipato e anche ai tifosi che hanno sempre sostenuto la squadra nei momenti bui e di difficoltà".
"Il mercato della Lazio è legato alle necessità e non alle bugie. Il nostro organico a oggi è molto competitivo. Non vi dimenticate che abbiamo ottenuto grandi risultati con le squadre più forti e siamo caduti con quelle meno attrezzate. Speriamo la concentrazione ci faccia superare gli scivoloni che abbiamo avuto".
"L'obiettivo è dare il massimo, di essere uniti, determinati, di lavorare all'unisono per ottenere i migliori traguardi. La Lazio ha la condizione per giocarsela alla pari con tutti, poi bisogna tradurre la potenzialità in risultati. Tutti sono obiettivi, abbiamo tante competizioni. C'è anche la Champions, dove abbiamo un competitor molto difficile, ma mai dire mai nella vita. Se confidiamo nelle nostre forse siamo anche in grado di confrontarci con queste squadre".
"Io sono favorevole alla ristrutturazione del sistema calcistico, non c'entra la Lega o la rivoluzione a 18 squadre. Lo dico in tempi non sospetti, io proposi alcune modifiche al nostro sistema perché in alcuni termini non è in grado di sopportare quello che stanno sopportando un numero di squadre in Italia. Bisogna formare un sistema basato sul merito sportivo, ma anche sulle infrastrutture, sulle potenzialità economiche e sulla capacità di organizzazione. In un contesto del genere dobbiamo ripensare un sistema autoconsistente che tuteli anche i territori. Al momento c'è una mancanza di stabilità, di risorse e di infrastrutture nel sistema. Viva la Superlega? No, dobbiamo pensare a un sistema che tenga conto dei territori, delle infrastruttre, del merito sportivo e delle capacità organizzative".
"Flaminio? Io lavoro a fari spenti. 'Fatti e non parole' è sempre stata la mia politica. Io ho salvato e ripristinato la Lazio in tranquillità anche per il futuro, e poi ho portato il maggior numero di trofei dopo la Juventus".
"Gasperini e la corrida all'Olimpico? Penso che gli occhi sono per vedere, le persone sono in grado di fare valutazioni. I nostri principi e i nostri valori ci impongono di ottenere risutlati solo con merito. Quello che succede in altre condizioni non ci appartiene. Mi auguro che le condizioni siano all'isnegna della sportività e nel rispetto dei valori dello sport. Che vinca il migliore".
"Rinforzi? Noi abbiamo operato un'osmosi. Non vogliamo 11 titolari, ma 24. Chiunque secnde in campo deve fare il lavoro di chi è infortunato o squalificato. Anzi, chi sta fuori deve supportare chi lo sostituisce per rappresentarlo al meglio. Mi auguro che la squadra mantenga un profilo di determinazione e di umiltà".
"Castellanos? Non conta chi ha ragione. Sono giocatori che ho preso io. Guendouzi l'ho preso io da solo contro tutti. Vedrete che adesso uscirà fuori anche il ruolo di Kamada, supererà il suo periodo di ambientamento".
"Tare alla Roma? Io non consiglio niente a nessuno. È una bravissima persona, un grande professionista, rimane l'affetto e la stima. Ha ritenuto che fosse chiuso un ciclo, ha fatto una scelta autonoma e lo rispetto. Non mancano i giocatori, i direttori, gli addetti ai lavori, ma i presidenti che abbiano a cuore le sorti del loro club. Servono presidenti tifosi e non tifosi presidenti".
"Io parlo poco. Sono gli altri che parlano di me. Io non faccio interviste tutti i giorni. Credo che i presidenti abbiano una grande responsabilità: di trasmettere all'esterno il valore di uno sport nella sua interezza. Nel momento in cui si diventa tifoso presidente, perde l'occasione di trasmettere certi valori perché vive in una condizione passionale e influenzata. Noi dobbiamo essere obiettivi e coltivare sentimenti e passioni che sono comuni. Io sono il proprietario ma condivido e sono il gestore di questi sentimenti, che devo conservare, preservare e tramandare. È facile essere una cicala. Oggi la società è forte e solida, che ha strutture in crescita. Ora inauguriamo nuove strutture per il settore femminile. Ci saranno anche nuovi studi televisivi che saranno all'avanguardia. Il lavoro che stiamo facendo è quello di mettere in condizione i singoli tifosi di seguire giornalmente la squadra come se fossero presenti attraverso un'app".
"Io sono laziale da quando avevo cinque anni. Ricordo tutto. Sono rimasto laziale anche quando la Lazio stava in Serie B e rischiava la C. Oggi la Lazio questi problemi non li vive. La Lazio è ritornata al centro della scena del calcio internazionale. Ha acquisito rispetto, autorevolezza e considerazione, per me questa è una grande vittoria e più di uno Scudetto. La storia di Trigoria nasce che mio suocero era amministratore delegato della Roma, mia moglie, e non posso fargliene una colpa, era proprietaria insieme a Sensi della Roma. Da qui nasce la mistificazione: Storaci disse che andavo in tribuna stampa a vedere la Roma, come mio suocero poi veniva a vedere la Lazio. Poi lui si è convertito sulla via di Damasco ed è diventato laziale, io per niente. Anzi, in una situazione di questo genere assumo sempre una posizione chiara, di grande rispetto dal punto di vista sportivo, ma di grande differenziazione per quelli che sono i valori del club".
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Pubblicato il 9/01
Lazio, le parole di Lotito ai cronisti presenti