Lazio, gli inizi di Vecino: "Mio padre mi ha spinto a giocare, poi..."
Le prime esperienze con un pallone tra i piedi, gli inizi in Uruguay e il pensiero di un "piano B" al calcio. Poi il salto definitivo. Di tutto questo Matias Vecino ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni, raccontando anche dell'importanza della figura di suo padre:
“Io ho iniziato a giocare con la spinta di mio padre che è stato calciatore, ha fatto anche qualche presenza nel Liverpool in Uruguay. Lui è rimasto solamente nella nostra zona, prendendo parte a qualche torneo amatoriale. È stato anche allenatore quando ero piccolo. È partito tutto da lì. Nel mio paese ci conosciamo tutti, siamo forse 4/5mila persone. Ho giocato in una scuola calcio dai 6 ai 12 anni, poi mi sono spostato in una squadra che si chiama Central Español dove ho fatto tutto il settore giovanile dai 13 ai 18. È un club piccolo, che ha vinto qualche volte il campionato uruguaiano tanti anni fa. Ora si trova in una situazione difficile perché è in Serie C”.
“Mia mamma era insegnante di inglese, aveva questa cultura di fare tutto sempre al massimo, e non solo nello studio. Voleva che fossi sempre costante. Poi è arrivato un momento, quando avevo 17 anni, in cui voleva vedere come andava con il calcio, sennò avrei dovuto provare un’altra cosa (ride, ndr). La realtà era questa: se non c’era un futuro nel calcio, e la mia società in quel momento navigava tra Serie B e Serie A, bisognava provare altro. Proprio in quella stagione, però, ho fatto il salto definitivo dalla Primavera alla prima squadra”.
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