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Lazio, Cragnotti: "Ronaldo il rimpianto più grande, Batistuta era quasi nostro". E su Nedved...

di Valerio De Benedetti
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

Il 9 gennaio non è soltanto la data di nascita della Lazio, bensì anche quella del suo presidente più vincente. Sergio Cragnotti compirà domani 80 anni, cifra tonda anche per l'ex numero 1 biancoceleste. Rilevò il club da Calleri nel febbraio del 1992, iniziando un viaggio che egli stesso definisce come un lungo film emozionante, ricco di colpi di scena, fino al 2003, anno in cui dovette lasciare la guida. Un'avventura che ha raccontato in una lunga intervista riportata dalla quotidiana rassegna stampa di Radiosei. 

CALLERI E GASCOIGNE - La trattativa per l'acquisizione della Lazio fu una cosa improvvisata, rivela Cragnotti, che in testa in quegli anni aveva altri progetti. A convincerlo fu Giovanni, suo fratello, grande tifoso biancoceleste. Il primo colpo fu quello di Gascoigne, che, spiega l'ex numero uno, rappresentò il salto di qualità soprattutto dal punto di vista del marketing. Gazza infatti, riuscì a rendere la Lazio famosa in tutto il Mondo. Un personaggio difficile da gestire ma che in campo sapeva divertire. Il ricordo di lui più bello? Il gol di testa nel derby del campionato '92-'93. 

ZOFF - Una profonda stima lega Cragnotti anche a Zoff, un simbolo della Lazio, capace di rappresentare appieno i valori della Lazio. Secondo l'ex numero uno biancoceleste, Zoff aveva le competenze adatte per diventare un grande dirigente internazionale, ma lui ha sempre preferito il campo. Voleva sentire il terreno di gioco sotto i piedi. 

SIGNORI - Dal 1992 al 1998 vestì la maglia della Lazio, portandola fino ai vertici del calcio italiano. Fu una storia bellissima, che però, ricorda Cragnotti finì male con suo immenso dispiacere: "Ci furono incomprensioni con Mancini ed Eriksson e decise di andarsene. Lascio la sede di via Novaro nascosto sotto una coperta sui sedili posteriori. Meritava un altro addio". Soprattutto dopo la protesta popolare del 1995, quando praticamente venduto al Parma, la gente si riversò in piazza per impedire il suo addio. 

VIERI - Fu sicuramente uno dei colpi più importanti della gestione Cragnotti. L'arrivo di Vieri nell'estate del 1998 rappresentò un punto importante della storia della Lazio. L'ex patron spiega che a chiamarlo fu Miguel Angel Gil, figlio del presidente dell'Atletico, il quale aveva bisogno di vendere. La trattativa si concluse in un giorno solo, in poche ore, a Porto Santo Stefano. 

BATISTUTA - Cragnotti si rese protagonista insieme a Sensi, di duelli di mercato importanti contro la Roma. Da Stankovic fino a Batistuta, che racconta: "Voleva venire alla Lazio, era un pallino del ds Governato. Sensi però offrì 70 miliardi di lire e quell'anno vinse lo Scudetto". 

RONALDO - La delusione più cocente è sicuramente legata al "Fenomeno" Ronaldo. Una trattativa portata avanti insieme ai procuratori e che era praticamente conclusa. Alla fine arrivò Moratti che convinse il Barcellona con cifre impossibili. 

LA SVOLTA ERIKSSON-MANCINI - Cragnotti racconta che il ds Governato voleva puntare su Ancelotti, che però visti i suoi passati giallorossi non se la sentì di passare alla Lazio. La scelta virò quindi su Eriksson e fu una fortuna. Insieme a Mancini, cambiò mentalità a una Lazio fino a quel momento ancora provinciale. 

LO SCUDETTO - "L'anno prima ci fu scippato dal Milan. Un vero furto. Eravamo la squadra più forte del mondo, lo disse anche Ferguson. La vittoria della Supercoppa Europea fu il momento più alto della mia gestione. Molti di quella squadra sono diventati grandi allenatori, vedi anche Simone Inzaghi". 

NESTA, NEDVED E MENDIETA - Cragnotti conclude analizzando poi le ultime vicende della sua carriera da presidente. Secondo l'ex numero uno biancoceleste, Berlusconi era come Moratti e quando voleva una cosa se la prendeva. Per questo riuscì a strappare Nesta alla Lazio. La cessione di Nedved invece fu un vero e proprio film. A quanto racconta Cragnotti, dopo aver trovato l'accordo con la Juve, Nedved si mise a piangere, non voleva altra maglia all'infuori di quella biancoceleste. Per questo alla fine il ceco firmò un nuovo contratto con la Lazio. "Chiesi a Moggi di strappare il modulo federale che sanciva la cessione. Raiola però riuscì a far cambiare idea a Nedved, e Moggi, che quel modulo l'aveva conservato, riuscì a portarlo alla Juve". La Lazio per sostituirlo acquistò Mendieta per 90 miliardi. Un investimento poi rivelatosi sbagliato. A detta di Cragnotti, lo spagnolo, miglior centrocampista della Champions per due anni consecutivi, non riuscì ad adattarsi come avrebbe dovuto, al calcio italiano. 

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