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La Lazio si ritrova in un abbraccio: Luis Alberto torna Mago e Inzaghi gongola

di Marco Valerio Bava
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it

Quella Lazio è leggenda, romanzo talmente unico da essere inavvicinabile. Questa Lazio quindi non è quella Lazio, non può esserlo, Inzaghi non è Maestrelli e Luis Alberto è per caratteristiche tecniche e caratteriali forse uno dei giocatori più lontani da Chinaglia, ma l'abbraccio è simile e scalda il cuore. Quella sensazione di esserci tutti in quel gesto d'affetto, di unione, di liberazione, è forte e merita di essere celebrata. Luis Alberto segna, mette il sigillo sulla vittoria contro il Napoli e corre ad abbracciare a Inzaghi, ribadendo che questo gruppo non s'è mai perso, che alla guida sicura c'è sempre Simone. Nostromo sicuro, anche nella tempsta, non ha mai perso il timone, il gruppo è con lui, è con lui pure il talento più discusso e cristallino. L'abbraccio vale tanto, vale un gol, vale una vittoria inseguita, voluta, conquistata con fame e orgoglio. La Lazio è tornata, ha bussato alla porta del campionato, non vuole rimanere fuori dal giro che conta. Per tornare a fare spettacolo serve il miglior Mago. Contro il Napoli ha giocato una partita vera, ha segnato, un lampo in una gara di sacrificio, di lavoro senza palla, più che di giocate illuminanti. Lo spagnolo ha imparato anche a usare la sciabola, non solo il fioretto, s’è visto bene contro il Napoli, tanto lavoro per schermare Fabian, amico e compagno di scuderia (sono gestiti dalla stessa agenzia di procuratori). Era arrivato a Roma da erede di Candreva, giocatore prettamente offensivo, è diventato un centrocampista totale, mezzala dalle eccelse qualità tecnica, dall’immensa visione di gioco, ma pure di buona sostanza. Eppure negli occhi restano le sue giocare, come quel destro piazzato all’angolo alla sinistra di Ospina. Non segnava dal 24 ottobre, da allora la Lazio non aveva più vinto all’Olimpico. Riecco la griffe del Mago, riecco il successo in casa. L’ultima sua vittima era stata il Bologna, pure allora il gol era arrivato dopo una giocata spaziale.

COVID E BUFERA - Nel mezzo il covid e alcuni problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento, lo ha confessato Inzaghi ai microfoni di Sky nel post partita: “Ha avuto il covid e ora fa i conti con una pubalgia che non gli permette di allenarsi sempre al meglio. Ma sappiamo quanto sia importante per noi”. I numeri, in questo primo scorcio di stagione, non sono stati eccezionali, solo due gol e un assist in 15 presenze, eppure il contributo di Luis Alberto è indiscutibile. Prima della sfida contro il Napoli aveva una media di 2.2 passaggi chiave a partita e una percentuale del 79% di passaggi completati. La Lazio non può prescindere dal miglior Luis Alberto, lo sa Inzaghi che l’ha sempre difeso, l’ha tutelato, fungendo quasi da fratello maggiore. L’aveva ripreso con forza dopo il famigerato “caso-Twitch” quando Luis accusò la società di spendere soldi per l’aereo e di non riconoscere gli emolumenti arretrati ai giocatori, richiamandolo all’ordine e una condotta più professionale; ma poi s’era imposto con il club per avere il giocatore in campo contro il Crotone e lo Zenit e non esagerare con le punizioni. 

ABBRACCIO - Bastone e carota, fine lavoro psicologico per avere la sua luce sempre accesa: "Con lui ho un rapporto straordinario, in un suo gol spero sempre. Siamo legati da stima e affetto", ha detto Inzaghi a Lazio Style Channel. In settimana, dopo Benevento, il gruppo s’è parlato, s’è guardato negli occhi. Per primo ha preso la parola Inzaghi, poi anche il Mago s’è fatto sentire, ha chiesto unità d’intenti per risalire la china e affrontare Napoli e Milan al meglio, hanno apprezzato pure i senatori: da Immobile a Radu. Alle parole hanno fatto seguito le gesta sul campo. Luis Alberto è tornato a illuminare, è stato concreto, ha abbinato qualità e sostanza, cosa che non era accaduta contro il Benevento. Se n’è accorto il Napoli, trafitto da una pennellata da vero Mago. La corsa e l’abbraccio con Inzaghi sono stati poi il suggello a una serata da incorniciare. Abbracci che scaldano il cuore di un popolo, che ricordano quello di Maestrelli con Chinaglia o di Negro con Eriksson. La Lazio c’è, la Lazio non se n’è mai andata. Un abbraccio può testimoniarlo. 

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