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"FAVOLAZIO", un amore oltre le generazioni! Aquilino e Pecchia: "La Lazio è..."

di Simone Locusta

La lazialità è un sentimento che si trasmette di padre in figlio, di generazione in generazione. “FAVOLAZIO. Dal 1900, il sole dopo la pioggia”, il nuovo libro scritto da Alessandro Aquilino con le illustrazioni di Andrea Pecchia, vuole contribuire a questo processo. Il libro, realizzato in collaborazione con la S.S. Lazio, parla di resilienza e amore per la propria squadra del cuore attraverso un racconto: la storia del piccolo Giorgio e di suo nonno che, sorpresi da un acquazzone mentre sono su una panchina, iniziano a parlare della Lazio e di una passione che non muore mai. Perché dopo il buio torna sempre il sole e dopo una sconfitta c’è sempre una vittoria, questo è ciò che insegna la Lazio. “Perché noi siamo Laziali. E quelli come noi restano sempre. Perché hanno imparato ad aspettare. Non fuggono mai”. Abbiamo intervistato Alessandro e Andrea in esclusiva a Lalaziosiamonoi: si è parlato del loro nuovo libro, di lazialità e ricordi, ma anche della Lazio di Baroni.

Come state? Cosa provate per l’uscita di “FAVOLAZIO. Dal 1900, il sole dopo la pioggia”?

Alessandro: "Molto emozionato, orgoglioso, ma anche con quel pizzico di ansia che non basta mai quando con la propria opera si rappresenta qualcosa di molto più grande come la S.S. Lazio".

Andrea: "Felice, emozionato e un po’ frastornato. Quando si parla di Lazio l’emozione è sempre intensa, la stessa di quando ero bambino. Immagina come mi sento ora ad aver pubblicato un Libro per la Lazio".

Da dove nasce l’idea di questo libro e come nasce la collaborazione con la società?

Alessandro: "A dire il vero già anni fa avevo iniziato a scrivere una serie di storie/favole su alcuni protagonisti della nostra storia (avevo scritto quella su Gascoigne e iniziato Paolo Di Canio). L’idea dell’epoca e anche quella che stavo per portare alla Lazio era quella di un prodotto antologico, tipo le fiabe dei Fratelli Grimm, in cui raccontare anche le vittorie più importanti della nostra Storia. Poi però ho incontrato Andrea e tutto è cambiato….in meglio ovviamente! La spinta decisiva per riprendere in mano il progetto è stata la nascita di mio figlio Giulio e la mia necessità di raccontargli la storia della Lazio e la bellezza della Lazialità. Con la Lazio, invece, avevo dei contatti sui social e ho scritto loro parlando della mia idea. Probabilmente quanto di “buono” scritto in questi anni su Facebook è servito a darmi un po’ di credibilità per essere ascoltato".

Andrea: "Tutto è partito da Alessandro che mi ha contattato parlandomi dell’idea di “FAVOLAZIO”, chiedendomi se volessi illustrare il libro. Credo di aver impiegato 20 secondi a rispondergli affermativamente, anche perché avevo in progetto da tanto tempo di fare un libro illustrato che parlasse di Lazio. Come si dice, nella vita nulla è casuale e le nostre frequenze si sono sintonizzate nel momento giusto".

Cosa significa questo libro per voi a livello personale e professionale?

Alessandro: "A livello personale una grande soddisfazione e una grande emozione, ovviamente. Soprattutto pensando a come è nato tutto. A livello professionale non so dirtelo ma c’è la volontà da parte di tutti, se il progetto dovesse andare bene come speriamo, di proseguire a raccontare la Lazio attraverso altre storie. Ormai ci abbiamo preso gusto!".

Andrea: "Da anni lavoro come disegnatore e illustratore e ho realizzato diversi libri illustrati, sia in Italia che all’estero, ma realizzare un libro sulla Lazio cambia tutto. Ti tremano le gambe (nel mio caso le mani) come se dovessi entrare in campo e dare il meglio di me stesso. Sicuramente uno dei lavori che mi ha dato più soddisfazioni anche a livello umano, perché collaborare insieme ad Alessandro è stata una sinergia perfetta e la sua penna e miei colori sono stati in armonia sin da subito".

Come accade a Giorgio e suo nonno nel libro, gli acquazzoni e gli imprevisti capitano ad ognuno di noi. Qual è stata la difficoltà più grande nella realizzazione?

Alessandro: "L’imprevisto più grande, almeno per me che scrivevo, è stato quando con la storia scritta ultimata abbiamo saputo che dovevamo togliere quattro pagine per rispettare la grandezza del formato editoriale scelto. Di conseguenza ho iniziato un lavoro di adattamento del testo che, non nego, mi ha creato un po’ di stress".

Andrea: "Non ci sono state grandissime difficoltà a mio avviso. Tutto pian piano si è incastrato alla perfezione, io e Alessandro avevamo la stessa voglia di raccontare la Lazialità nella stessa maniera, e soprattutto con la grande passione per la Lazio che ci accomuna. Quindi le pagine da affrontare scorrevano in maniera naturale e le difficoltà sono state sempre quelle che si incontrano nel realizzare un libro del genere, ovvero adattarsi ad un formato cercando di incastrare nel miglior modo possibile testi e immagini e trovare la giusta sintesi che richiede un libro illustrato dedicato soprattutto ai bambini".

Qual è il messaggio che volete far arrivare al lettore con questo libro?

Alessandro: "Il significato di essere “laziale”. Un vero laziale non molla mai e sa sempre uscire fuori a testa alta dalle difficoltà che la vita gli mette davanti. Poi c’è un significato più nascosto, un sottotesto, che parla di natura e di come sia importante rispettare gli eventi climatici che la natura stessa ci mette davanti".

Andrea: "Il libro nasce per trasmettere la Lazialità alle piccole generazioni, c’è molto di auto biografico, la Lazio è stata ed è la mia Maestra di vita, mi ha insegnato a sognare, a non arrendermi alle difficoltà, che le vittorie si costruiscono nel momento della sconfitta, saper affrontare ogni intemperia e farsi trovare pronti quando uscirà il sole. Le stagioni nella vita come nel calcio non sono mai uguali, uguale può rimanere solo lo stesso spirito determinato con cui si affronta".

Come siete diventati tifosi della Lazio e il ricordo più bello che avete della squadra biancoceleste.

Alessandro: "Divento laziale per tradizione familiare (mio nonno materno e mio padre erano laziali) e poi con un cognome così e una madre nata il 9 gennaio non potevo essere di un’altra squadra. Il ricordo più bello è ovviamente lo Scudetto del 2000, anche per come è arrivato. Ma anche tutti i successi di quel periodo che sono arrivati nei migliori anni della mia vita".

Andrea: "Non provengo da una famiglia di Laziali, divento della Lazio perché intorno avevo per lo più romanisti, soprattutto a scuola. In classe ero solo io della Lazio e, tra l’altro, in quegli anni disputava il campionato di serie B. La Lazio mi ha scelto e io, trasportato dal mio spirito ribelle, ho capito che potevo essere solo di quei colori e che li avrei portati sempre con me con orgoglio. Più passa il tempo e più comprendo che la Lazio rispecchia totalmente il mio spirito e il mio stile di vita".

Cosa ne pensate della Lazio di Baroni?

Alessandro: "Mi emoziona e mi esalta. Una Lazio umile, quadrata, tosta ma spregiudicata. Speravo in un rinnovamento già la passata estate, non è accaduto e abbiamo visto tutti com’è andata. E quindi quello di quest’anno, al momento, non poteva partire nel modo migliore".

Andrea: "Devo ammettere che questa estate ero un po’ scettico e sono felicissimo di essere stato smentito. Al di là dei risultati è lo spirito con cui la squadra scende in campo, compatta, unita, determinata e a noi tifosi Laziali piace essenzialmente questo. Credo che il Mister stia facendo un lavoro straordinario".

Dove può arrivare secondo voi? Sia in campionato che in Europa League.

Alessandro: "Non so più che dire perché sinceramente è una squadra che mi stupisce partita dopo partita. Credo che nel calcio la differenza spesso la faccia più l’alchimia che il nome altisonante e questa squadra ne ha molta. Quindi incrociamo le dita e vediamo cosa accadrà".

Andrea: "Da buon vecchio Laziale non riesco a fare proclami o previsioni, sono già troppo concentrato su Lazio – Bologna".


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