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ESCLUSIVA - Recalcati: “Lazio-Inter partita vera, dico 1-1. Klose unico fuoriclasse in campo”

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Manuel Gavini - Lalaziosiamonoi.it
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Rialzarsi, mettere alle spalle gli ultimi movimentati giorni e ripartire. E’ questo l’imperativo in casa Lazio alla vigilia della sfida contro l’Inter che aprirà ufficialmente i battenti del nuovo anno. Avversario tutt’altro che abbordabile, quello allenato da Walter Mazzarri, reduce da una vittoria nel derby - prima delle festività natalizie - che ha ridato vigore al club meneghino. Per tastare l’umore in casa nerazzurra, la redazione de Lalalaziosiamonoi.it ha raggiunto telefonicamente in esclusiva il telecronista-tifoso Christian Recalcati, voce ufficiale nerazzurra di Mediaset Premium.

Christian, che partita vedi domani sera all’Olimpico e, soprattutto, cosa c’è da temere di questa Lazio?

“In ottica Inter non vedo male questo match, anche se ammetto di temerlo abbastanza, perché la Lazio avrà voglia di portare punti a casa e vincere contro una big potrebbe restituirle un po’ di morale dopo un periodo difficile. Sarà una partita vera, ostica, che entrambe giocheranno a viso aperto. Non ho paura ma rispetto, nella consapevolezza che contro la nuova squadra di Reja non sarà per niente facile. Se proprio devo temere qualcosa, è sicuramente il fatto che la Lazio avrà molto meno da perdere. Sono convinto che se i biancocelesti attaccheranno l’Inter, con i nerazzurri pronti a rispondere colpo su colpo, vedremo una gran bella partita”.

Preoccupato dal cambio in panchina? Tra l’altro la cabala dice che l’ultima di Reja, il 13 maggio 2012, fu Lazio-Inter, all’Olimpico, con Damato a dirigere: esattamente come stavolta. Finì 3-1…

“Ci ho pensato anch’io, ma avevo fatto finta di nulla per non portarmi sfiga da solo… (ride, ndr). Sicuramente la Lazio reagirà positivamente all’avvicendamento in panchina, magari alcuni giocatori che hanno avuto attriti con Petkovic ora saranno liberi mentalmente. E’ un classico, da sempre, che il cambio di allenatore porti nuovi stimoli e alzi il morale. Ripeto, mi aspetto una Lazio agguerrita a mille e senza troppo da perdere, guidata da un ottimo allenatore che ha già fatto molto bene in biancoceleste. A me Reja piace molto, sono contento per lui e ho l’impressione che possa rappresentare la mano venuta dal cielo per imprimere una svolta alla stagione della Lazio. Glielo auguro, ovviamente da martedì…”.

In casa Inter prevale la tranquillità per la vittoria nel derby, con tutti i risvolti positivi che essa può rappresentare per l’economia della stagione interista, o il timore per rischio di un panettone indigesto, considerando che il rientro dopo la sosta è sempre un’incognita?

“Del derby mi prendo tutta la vita la vittoria: l’Inter vista contro il Milan mi è piaciuta soltanto per il risultato, per il resto è stata una delle stracittadine più brutte degli ultimi dieci anni. Alla lunga preferirei perdere ma vedere una squadra con un gioco, piuttosto che vincere 1-0 giocando male. Poi è chiaro e mi rendo conto che questo discorso nel derby non vale… A prescindere dal panettone indigesto, per cui non nutro particolari preoccupazioni, a mio avviso non ci voleva subito questa trasferta contro una squadra che scenderà in campo piena di stimoli”.

Complice anche l’influenza di Icardi, Mazzarri sembra andare verso la conferma dell’ormai collaudato assetto con il solo Palacio ad agire da unica punta: confermi questa impressione?

“Esattamente, il che mi lascia pensare che fino al 65’-70’ vedremo un match bloccato. Negli ultimi minuti, se il risultato dovesse ancora essere in bilico, potrebbe essere la partita dell’Inter, magari grazie all’ingresso in campo di più vivacità offensiva. Peccato per il probabile forfait di Icardi, poteva essere la sua partita. Il guaio è che Milito è al rientro e l’unica soluzione continua ad essere l'adattamento di Palacio come unica punta, anche se non ha le caratteristiche ideali per ricoprire quel ruolo. Mi auguro che non abbia mai un raffreddore, ma non si può nemmeno pretendere che giochi 40 partite consecutive: per questo spero che a gennaio gli venga affiancato un partner, per puntare al sogno terzo posto o, più realisticamente, alla qualificazione in Europa League. Icardi è un ragazzo giovane, può essere un buon giocatore ma deve rifarsi la testa, altrimenti si brucia. A luglio anticipai che lui e Belfodil insieme non avrebbero fatto dieci gol insieme a fine stagione. Pensa a twittare e alle vacanze, ma dovrebbe anche pensare ad allenarsi. Anche perché chi gli fa avere Wanda Nara è la fama raggiunta con l’Inter… (sospira, ndr)”.

Non trovi che le due formazioni, per quanto diverse, siano molto simili in quanto a dipendenza dall’unico terminale offensivo, Klose per la Lazio e Palacio per l’Inter?

“Assolutamente sì. L’Inter in questo momento è Palacio, così come la Lazio è un’altra squadra quando c’è in campo Klose. Non me ne vogliano Floccari e gli altri attaccanti biancocelesti, ma ci sono fuoriclasse e giocatori di calcio. Da interista riconosco anche una differenza sostanziale: Palacio è grandissimo giocatore e merita una statua perché sta tenendo in piedi l’Inter da solo, ma Klose è di un’altra categoria, il vero fuoriclasse in campo domani. Vien da sé che la Lazio sia ancor più dipendente da Klose di quanto non lo sia l’Inter da Palacio. A mio avviso, un’altra similitudine tra le due formazioni è data anche dai sostituti dei loro bomber titolari: se Klose e Palacio valgono cento e le loro alternative trenta, è chiaro che la differenza risulti ancora più marcata nel momento in cui questi vengono meno”.

Seguendo la vicenda da osservatore esterno, che idea ti sei fatto sulla querelle Petkovic?

“Anzittutto è indubbio che Petkovic non stesse facendo bene come l’anno scorso. Per il resto, non conosco nel dettaglio eventuali problemi di spogliatoio e non so quello che succederà da ora in avanti, ma mi sento di dire che mettersi d’accordo con la Nazionale svizzera nel pieno della stagione, quando si è ancora sotto contratto con il proprio club, non è stata una mossa carinissima. Lo sviluppo di come sono andate le cose è la naturale conseguenza, perché c’era il rischio concreto che Petkovic affrontasse il resto della stagione con la testa altrove. Secondo me il tecnico bosniaco ha sbagliato a comportarsi così”.

Stando alla risposta di cui sopra, inutile chiederti chi toglieresti ai tuoi avversari…

“Klose, rappresenta indiscutibilmente il 50% della Lazio: è lui il vero giovane, nonostante l’età. Lo adoravo già prima e quando si è vestito di biancoceleste, io – da interista – sono stato felicissimo. Se si è un campione lo si è sempre, anche a 35 anni, e onestamente il tedesco è quello che mi fa più paura di tutti. Il problema è che mi fa molta paura anche la mia difesa… Candreva, Hernanes e Lulic sono giocatori che da un momento all’altro possono cambiare la partita, ma ritrovare lo spirito di quel ‘ragazzotto’ lì davanti farebbe davvero la differenza per la Lazio. Nonostante l’età, dovesse mai venire all’Inter farei i salti di gioia”.

Su chi punti, invece, tra i nerazzurri?

“Non posso che ripetere il nome di Rodrigo Palacio, ma anche Kovacic è in grado di fare la differenza, essendo uno dei pochi capaci di verticalizzare, saltare l’uomo e creare superiorità numerica a centrocampo. Allo stesso tempo spero in una pronta ripresa di Handanovic, le cui prestazioni ultimamente mi hanno lasciato parecchio perplesso”.

Pronostico secco?

“L’Inter non vuole perdere punti e staccarsi ancora dalla zona alta, la Lazio dal canto suo subirà la scossa del cambio di allenatore e darà il massimo. Se dovessi sbilanciarmi, direi 1-1”.

Per chiudere, un auspicio in vista del nuovo anno per Inter e Lazio…

“Per quanto ci riguarda, spero davvero che ci sia un progetto, un termine troppo spesso abusato nel mondo del calcio. La speranza è riposta nella nuova presidenza di Thohir, ma anche nei giovani che possono rappresentare l’Inter del futuro. Preferisco non vincere subito ma tornare a vedere un bel calcio, dopo tempo immemore. Ai tifosi della Lazio – veri cugini nostri, perché di altri non ne abbiamo (ci tiene a precisarlo, ndr) – auguro invece di tornare presto nelle alte sfere della classifica, in lotta per gli obiettivi che competono loro”.


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