ESCLUSIVA - Mino Favini: "Academy fondamentale per i giovani, in Italia ci siamo svegliati tardi!"
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
Montolivo, Pazzini, Tacchinardi, Bellini, Bianchi, Pelizzoli, Zenoni, Donati, Locatelli, Morfeo, Zauri, Bonaventura, Gabbiadini, Baselli. Sono tutti suoi figli. Complimenti, famiglia numerosa! Fermo Favini, detto Mino, è semplicemente il miglior talent scout dello Stivale, al top in Europa. E' il responsabile del settore giovanile dell'Atalanta, dal 1991 ad oggi ha lanciato tutti i campioni citati e ancor di più, con i talenti della Dea che hanno conquistato titoli in serie in ogni categoria. Personaggio d'altri tempi, classe '36, con alle spalle una buona carriera da attaccante. E' il factotum del settore giovanile neroazzurro. Dirige, insegna, ammonisce. Un maestro di calcio come pochi. La leggenda narra di un ordine di allontanamento impartito a un giovane di nome Mario Balotelli, in un provino a Zingonia, per comportamenti giudicati poco rispettosi. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva proprio Mino Favini, per un giudizio sulla gara di domani contro la Lazio e considerazioni sul mondo del calcio giovanile.
L'Atalanta è reduce dalla vittoria in rimonta contro il Cesena. Quanto è importante questo risultato per il cammino della Dea? "Era un confronto diretto, ha avuto grande importanza. Spero sia l'inizio di una ripresa più lunga, può aver influito anche sotto l'aspetto psicologico. Speriamo che la squadra si scuota e riesca a ottenere altri risultati positivi, a cominciare dalla gara con la Lazio".
Rispetto alla scorsa stagione manca il gol degli attaccanti... "Speriamo che Denis, attaccante di cui abbiamo tutti grande stima, possa riprendersi. Con qualche gol in più dell'argentino penso che siano risolti quasi tutti i problemi dell'Atalanta".
Domani troverà una Lazio rimaneggiata, soprattutto in difesa. Come affronterà questa partita contro un avversario più blasonato? "Sarà una gara in parte d'attesa per l'Atalanta, in attesa della controreplica. Potrà anche subire in un primo momento gli attacchi iniziali della Lazio e dovrà stare attenta a chiudere tutti gli spazi, cercando di colpire di rimessa. La Lazio ha un complesso naturalmente superiore sotto l'aspetto tecnico calcistico. Mi aspetto che attaccherà, con l'Atalanta che proverà a rispondere con le controrepliche".
Questa Lazio può competere per il terzo posto? "Secondo me sì, se ha tutti gli elementi migliori a disposizione. La squadra è di caratura medio-alta, quindi può stare tra le prime 5-6 in graduatoria".
Capitolo giovani. Nella Lazio sta trovando un po' di difficoltà il classe 95' Keita, autentico craque della scorsa stagione. "Mi sembra un ragazzo veramente interessante, valido sotto tutti gli aspetti, anche se dal punto di vista tattico dipende da come la vede mister Pioli. E' un elemento di valore, almeno potenzialmente, il tempo confermerà o meno queste previsioni...".
Il 26 maggio è stato presentato il modello dell'Academy Roberto Lovati. Un progetto impostato sul modello inglese, che permetterà ai giovani di crescere dal punto di vista calcistico e umano in un'unica struttura. Cosa ne pensa? "Progetti come questo hanno una grande importanza. Ci siamo svegliati forse un po' troppo tardi. Paesi come Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania sono già più attrezzati di noi, ma siamo sempre in tempo per riprenderci. Con queste academy si può migliorare il frutto del risultato del settore giovanile, che è appunto la formazione e la crescita dei giovani a 360°".
La Lazio Primavera è al top da diversi anni ma fatica a lanciare i giovani in prima squadra. Spesso questi ragazzi vengono utilizzati nel settore giovanile sino al limite massimo d'età, invece di proporli nel calcio dei grandi. "Questo è un problema perchè tutti noi, Atalanta compresa, guardiamo più al risultato immediato che a quello che è il completamento della formazione del singolo giocatore, se guardassimo meno al risultato sarebbe più produttivo. Io stesso avevo proposto l'eliminazione delle classifiche almeno fino alla categoria dei giovanissimi, qualche allenatore inoltre si sente in dovere di lavorare per se stesso e non per la formazione e il completamento del giovane".
Qual è la vostra linea in merito? "Pensiamo di guardare al risultato vero, il completamento della formazione del giocatore. Non è che non ci piaccia vincere, ma se non vinciamo e mandiamo 3-4 elementi in prima squadra è ancor meglio".
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