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Dall'Olimpico ai social, Di Bello continua a far discutere. E l'AIA...

di Antoniomaria Pietoso

Il post di Marco Di Bello continua a far discutere sopattutto i social. In molti inizialmente hanno pensato che il profilo del fischietto di Brindisi fosse fake. Basta investigare un po' per scoprire, invece, che si tratterebbe proprio del profilo personale del pugliese. Un profilo privato con appena 5mila amici, ma una bio molto ben curata. Foto di campo e della vita di tutti i giorni che accompagna il classe 81: cene, vacanze e famiglia. In molti si sono domandati se fosse lecito per un arbitro avere un profilo social. In nostro aiuto c'è una nota dell'Aia dell'estate scorsa diffusa dall'Ansa che recita:

«La presenza privata degli associati sui social network non è vietata. Cosa molto diversa è la divulgazione regolamentare, interna ed esterna, che è demandata al Settore tecnico arbitrale che ne ha un’apposita competenza. In riferimento alla sospensione di un proprio associato per alcune sue attività sui social network, l’Associazione Italiana Arbitri, nel sottolineare come le sentenze degli organi di giustizia preposti a tale ruolo debbano essere recepite e rispettate – si legge nella nota – ricorda che ogni associato nel momento in cui entra nell’Aia accetta formalmente un regolamento e un Codice Etico che contiene le regole alle quali bisogna attenersi. Gli stessi regolamenti prevedono la possibilità di presentare ricorsi che saranno come sempre oggetto di attenta valutazione da parte delle Commissioni competenti. La presenza privata degli associati sui social network non è vietata, così come non lo è la pubblicazione di proprie immagini e testi che rappresentino la passione arbitrale e la propria attività. Cosa molto diversa è la divulgazione regolamentare, interna ed esterna, che è demandata al Settore tecnico arbitrale che ne ha un’apposita competenza. Pari discorso riguarda il commento delle prestazioni arbitrali, comprese quelle degli arbitri impegnati in partite di Serie A, Serie B e Coppa Italia, che è ovviamente di esclusiva competenza del Responsabile e dei Componenti della CAN e non può essere ad opera dei singoli associati”. L’Aia precisa, inoltre, “che è in atto una profonda accelerazione sul tema della comunicazione, anche in merito alla presenza sui social media».

L'Aia quindi non vieta agli arbitri di essere sui social, ma vieta diffusioni di regolamenti o i commenti alle partite. Di Bello non ha ovviamente commentato il match dell'Olimpico, ma il post è veramente borderline vista la scelta musicale. I post di Di Bello non sono quindi perseguibili ma, con tutta probabilità, una lavata di capo arriverà comunque dai vertici dell’associazione. Diverso il fiscorso per il disastro all'Olimpico per cui rischia un lungo stop come quello avuto dopo Juve - Bologna. Insomma, dopo il no sense mostrato sul terreno di gioco, il fischietto di Brindisi decide di proseguire il percorso intrapreso anche sui social.

Pubblicato ieri alle 19:15


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