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Coronavirus / Rezza (Iss): "Contagio zero a maggio? Visione troppo ottimistica"

di Francesco Mattogno

Le previsioni su come evolverà la curva del contagio da coronavirus in Italia e nel mondo, ormai si sprecano. Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, ne ha parlato a Radio Due: "Contagio zero entro i primi di maggio? Mi sembra troppo ottimistico. Questa ipotesi è il risultato di un modello che per quanto possa essere serio non so se tiene conto del fatto che il virus potrebbe continuare a circolare nei nostri paesi con focolai epidemici che scoppierebbero di volta in volta. Sarebbe bello arrivare a casi zero, ma non credo che questo sia uno scenario plausibile". Un'altra ipotesi è che sia l'inquinamento atmosferico ad aver favorito la diffusione del Covid-19 nel Nord del Paese, potenziandone la letalità. Secondo Rezza, non è così: "La verità è che noi abbiamo una popolazione molto anziana con tante patologie di base, per cui purtroppo va più facilmente incontro a un esito in fausto. Poi certamente gli ospedali sono sotto stress, soprattutto in Lombardia, ed è naturale che non tutti possono andare in ospedale in tempi rapidi e questo può comportare un ulteriore aumento del tasso di letalità. Ma la Lombardia ha un sistema ospedaliero molto forte, e gli operatori sanitari hanno fatto un grande sforzo per assicurare al maggior numero di persone la migliore assistenza". Altro giro, altra pista. Per l'Iss è improbabile che in Italia ci siano 10 milioni di contagiati, conclude Rezza: "Uno studio dell'Imperial College, che io pensavo fossero dei matematici piuttosto seri, stimano circa dieci milioni di persone immuni in Italia. Non so come escano fuori questi numeri. Anche i modelli possono sbagliare. Pensare che il dieci percento della popolazione italiana si sia già infettata è veramente improbabile. Io dico magari. Vorrebbe dire che moltissima gente si è infettata senza saperlo e quindi per il virus la vita diventerebbe più dura. Io non credo però che le cose stiano così e solo gli studi di sieroprevalenza ben fatti potrebbero dirci la verità". 

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