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Cochi torna a parlare del Flaminio: "Il mio sogno è quello di affidarlo alla Lazio Calcio"

di Lalaziosiamonoi Redazione
Fonte: Gianmarco Filizzola - Lalaziosiamonoi.it

Molte anime biancocelesti ne auspicavano il ritorno quando si era cominciato a parlare di stadi di proprietà, ma il Presidente Lotito spense subito i sogni di gloria, definendolo non funzionale al progetto che aveva in mente. Lo Stadio Flaminio e la Lazio, una storia che parte da lontano, dalla stagione ‘89/’90, quando le formazioni romane lo utilizzarono in attesa della fine dei lavori allo Stadio Olimpico e la curva esultava per i gol di Ruben Sosa e Paolo Di Canio. La gente laziale non ha mai dimenticato quella stagione, e da anni non vede l’ora di abbandonare l’Olimpico per ritornarci. Dopo l’appello dei giorni scorsi del Presidente della Polisportiva, Antonio Buccioni, che vorrebbe proprio lo Stadio Flaminio per far nascere la casa della Polisportiva più grande d’Europa, è tornato sull'argomento Antonio Cochi, Delegato per lo sport di Roma Capitale, che dalle colonne del Corriere della Sera, ha illustrato con più chiarezza la situazione: “Accolgo la proposta e rendo pubblico quello che è un mio sogno: affidare il Flaminio alla Lazio Calcio. Magari in accordo con la Polisportiva per la fruizione degli spazi, ma senza il traino del calcio la vedo un’operazione complessa”. Molti avevano parlato dell’impossibilità della cosa, soprattutto per i costi di gestione e ampliamento della struttura, non idonea ad ospitare un campionato come quello della Serie A, ed è lo stesso Cochi a confermarlo: “Solo di piccola manutenzione il Flaminio costa almeno 700 mila euro l’anno, senza mettere in conto i milioni di euro che si dovranno spendere per adeguare le strutture e per la loro messa a norma. La Polisportiva ci chiede una mano e noi siamo pronti a darla alle sue squadre, per aiutarle a iscriversi ai campionati e permettere loro di svolgere un’attività sportiva di vertice. Con il bilancio comunale che ancora deve essere messo nero su bianco e con la crisi che ci obbliga ai salti mortali, oggi è difficile per il  Comune prendere  impegni come quello di aiutare chiunque a gestire un impianto così oneroso. Però le idee possiamo valutarle insieme, facciamo un tavolo con la Coni Servizi e cerchiamo una soluzione percorribile”.  Il rischio più grande è quello di vedere inutilizzata una struttura che fa parte della storia sportiva di Roma, soprattutto per quanto concerne il rettangolo verde: “Per un altro anno la gestione sarà ancora della Coni Servizi e poi lì c’è il nodo della Federugby, con cui era già stato firmato un disciplinare che prevedeva ampliamento a 42 mila posti dello stadio e la successiva gestione federale. Poi ci sono stati i pienoni del Sei Nazioni all’Olimpico e il rugby ha capito che il Flaminio gli sarebbe andato comunque stretto. Né possiamo dimenticare che ci sono già delibere che affidano la piscina alla Federnuoto, la palestra della scherma all’Accademia, il pugilato e la ginnastica a società romane. Resta fuori lo stadio e continuo a sognare di vederci giocare la Lazio.Ma, purtroppo, al momento il presidente Lotito non è della mia stessa idea".


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