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Budoni racconta: "La Lazio è il mio sogno, una seconda pelle"

di Andrea Castellano

Riccardo Budoni è stato protagonista di 'Storie di Calcio', su TMW Radio. L'ex portiere ha raccontato tutta la sua carriera dagli inizi, soffermandosi in particolare sull'esperienza alla Lazio. Di seguito le sue parole: "Ho scelto di fare il portiere perché da piccolo avevo l'opportunità di giocare in mezzo alla strada, in una via privata dove c'era una scuola. Pur di poter giocare, mi misi in porta. Si giocava sul catrame, quindi buttarti a terra era un problema ma all'epoca non te ne importava niente. Tornavi a casa con i lividi ma con la soddisfazione di aver parato un tiro. Capisco che posso fare il portiere quando i miei si erano stufati di non vedermi rientrare a casa l'ora di cena, perché le partite continuavano finchè non ci chiamavano i genitori, decisero di portarmi all'oratorio di San Paolo, dove c'era la società San Paolo-Ostiense. Mia madre mi voleva far fare basket, perché ero già alto, ma era uno sport dove si pagava per partecipare alle lezioni e mio padre non se lo poteva permettere. Invece decisi di fare calcio".

"Dopo San Paolo andai alla Lupa Frascati, che aveva i campi a Tor Marancia. Lì venne il Teramo a vedere delle partite, mi presero e mi trasferii lì. Neanche quindicenne mi ritrovavo portato fuori di casa, a 300 km di distanza. Poi però tornai a Roma perché ci fu la Lazio che mi volle. Il secondo anno a Teramo fui convocato pure con la Nazionale di Serie C, Bob Lovati era presente a vedere questi raduni e mi ritrovai in una semifinale a Latina e fui avvicinato da Flamini, che mi propose di trasferirmi alle giovanili della Lazio. E dissi istintivamente di sì. Andai molto forte con la Primavera, perché avevamo una grande rosa, oltre a un grande tecnico".

"Lazio - Catanzaro? E' il realizzarsi di un sogno. E' una data legata anche alla domenica precedente, dove cominciò il calcioscommesse. Visto quello che era successo ci ritrovammo un manipolo di ragazzi, guidati da D'Amico. Mezza squadra dei titolari non esisteva più e venne integrata la Primavera al suo interno. Noi ritornavamo da una trasferta e vivemmo con le radioline quella domenica del calcioscommesse. Nessuno ci voleva credere. Mi ricordo che appena tornati, ci dissero di andare il lunedì al Maestrelli per allenarci con la Prima squadra".

"Fu un periodo di grandi cambiamenti, alla Lazio arrivò Moggi e poi non so chi prese la decisione di mandarmi in prestito. Arrivarono tre portieri nuovi, ma forse se fossi rimasto avrei avuto altre opportunità per giocare titolare, visto che il primo portiere si fece male. Io diventai una merce di scambio. Andai a Siena, Empoli, Brescia, poi la Lazio rinunciò a me perché il Brescia volle prendermi definitivamente. Ovvio che mi è dispiaciuto non continuare con la Lazio, era una seconda pelle e me la porto tutt'ora".

"Il momento più bello ovviamente l'esordio in Serie A, quello più brutto a Brescia, perché durante un allenamento mi feci male a un ginocchio e persi metà stagione. Però della mia carriera non cambierei nulla. Rifarei tutto quello che ho fatto, perché sono stato bene ovunque sono andato. Ho fatto sempre scelte di cuore".