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Bobby Adekanye, dalla provincia alla Capitale: la Lazio ti aspetta

di Francesco Mattogno

Un'incognita, dal passato frammentato e ancora alla ricerca della propria strada. Cercando su internet “chi è Bobby Adekanye”, probabilmente si arriverebbe a questa conclusione. Ma non serve perdersi tra le pagine di Google che parlano di lui, inglesi e non, né sviscerare numeri e statistiche. Umanamente e tatticamente, Bobby è raccontato alla perfezione dall'immagine del profilo Instagram che ha tenuto per qualche settimana dopo la rottura con il Liverpool: una foto grigia, di default. La stessa che uno smartphone affiderebbe a quel numero sconosciuto che ti chiama nel cuore della notte, forse per errore. Forse era l'occasione della vita. Così come nel cuore di una notte magica – quella del 15 maggio – l'olandese ha toccato con mano la propria di grande occasione, arrivando per la prima volta a stretto contatto con la Capitale. Con la Lazio. A fare il tifo dagli spalti mentre i biancocelesti alzavano la settima Coppa Italia della storia, c'era anche Adekanye. Dall'essere uno dei tanti seduto sui seggiolini blu dell'Olimpico, al diventare uno dei pochi ad esultare sul prato verde dello stesso stadio. È questo il suo obiettivo.

ROMA NEL DESTINO - Non tanto per Ibadan, la città nigeriana in cui Bobby è nato e cresciuto fino ai 4 anni. E ripensandoci, il suo nome non sarebbe nemmeno Bobby. Ma Habeeb Omobolaji Adekanye. Un appellativo che, anche solo scrivendolo, suona molto più di Nigeria in effetti. Proprio dal paese africano, infatti, la sua famiglia è partita alla ricerca di fortuna verso l'Europa. Più precisamente verso i Paesi Bassi, direzione Amsterdam. Non è lì, comunque, che quel piccolo bambino nigeriano ha mosso i primi passi su un terreno di gioco, né ha dato i primi calci ad un pallone. Per farlo si è dovuto spostare di un'altra cinquantina di km verso l'interno, ad Alphen aan den Rjin. Confine estremo dell'Impero Romano, la città era inserita in un'insieme di fortificazioni che avevano il compito di separare l'Impero dalle tribù del nord. Una sorta di “barriera” di Game of Thrones, insomma, fondata curiosamente dall'imperatore Claudio. Sul fatto che di cognome facesse Lotito non vi è alcuna certezza, purtroppo. In ogni caso, è con la maglia del VV Alphia che Adekanye si appassiona al calcio e difende simbolicamente per la prima volta i colori di Roma: dalla provincia alla Caput Mundi, però, il passo non è stato poi così immediato.

UNA STORIA TRAVAGLIATA - Adekanye ha talento, poco ma sicuro. Tant'è che l'Ajax lo strappa dalla barriera e lo riporta in pieno Nord a soli 8 anni. Ne passano altri quattro, nei quali le potenzialità di Bobby si plasmano in uno dei migliori settori giovanili del mondo, prima della chiamata del Barcellona. Il passaggio dai Lancieri ai Blaugrana non è cosa da tutti e, tra Tapas e Paella, ha principalmente il sapore del destino già scritto. Ma si sa, a volte il destino sa giocare brutti scherzi ed essere crudele. Su Adekanye la concorrenza è alta e il Barça decide di fare un patto con una vecchia amica, la fretta. Una cattiva consigliera. Per portarlo in Cataluña il Barcellona viola le norme relative al trasferimento dei calciatori minorenni (all'epoca Bobby era dodicenne) e incorre nella mano pesante della FIFA. A distanza di tre anni dal suo passaggio nella terra di Messi, periodo nel quale Adekanye si mostra come uno dei migliori prospetti della cantera, ai Blaugrana viene vietata la possibilità di tesserarlo e per questo saranno costretti a lasciarlo andare. Prima in prestito al PSV, poi a parametro zero al Liverpool.

QUELLE PAROLE DI GERRARD - Dopo essere stato baciato dalla sfortuna, complice nel suo addio al Barça, la chiamata del Liverpool è una seconda possibilità. L'occasione per mettersi in mostra e confermare ciò che il fato aveva scritto di lui. Gli anni turbolenti passati in Spagna non ne hanno minato né le doti tecniche, né la capacità di stupire. Nel corso degli inverni, come si direbbe alla barriera, Bobby ha acquisito la cittadinanza olandese, vedendosi affibbiare sulle spalle – di conseguenza – i primi paragoni di un certo rilievo. L'ex Barcellona è un centravanti mobile che può giocare anche come attaccante esterno di destra, per poi rientrare sul suo piede preferito: il mancino. A chi assomiglia? Ad Arjen Robben, è ovvio. A far tornare tutti con i piedi per terra ci ha pensato uno come Steven Gerrard (suo allenatore nel Liverpool Under 18) impressionato dalle doti di Adekanye, certo, ma interessato soprattutto a fargli capire l'importanza del sacrificio: “Quando giochi per il Liverpool non basta avere talento con la palla al piede, è altrettanto fondamentale saper fare il lavoro sporco e sacrificarsi in fase di copertura. Prima del mio arrivo Bobby si accendeva solo quando gli arrivava il pallone, ora inizio a intravedere anche quell'altro aspetto del suo gioco”.

DICONO DI LUI - Non solo Stevie G, di Adekanye ne hanno parlato in molti in quel di Liverpool, a dimostrazione di come il suo talento non sia comune a tutti: “Una delle cose migliori di Bobby è il suo atteggiamento, sempre positivo, e il fatto che crede tanto in sé stesso. È costantemente al lavoro per migliorare la propria concretezza sotto porta, e siamo sicuri che ce la farà. Ha grandi qualità”, parola di Neil Critchley, tecnico del Liverpool Under 23. E, in effetti, quello che manca al futuro attaccante della Lazio non sono le giocate, e nemmeno lo spirito di abnegazione. Il vero cruccio di Adekanye in questi anni di Liverpool sono stati i numeri, la dolorosa spina nel fianco che non gli ha permesso di spiccare definitivamente il volo. Sono 3 gol e 2 assist in 13 partite tra Premier League 2 e Youth League (le equivalenti della nostra Primavera e della Champions League) quest'anno, prima che le vicissitudini riguardo al rinnovo del suo contratto lo spedissero fuori rosa. Un'altra storia dal finale travagliato, dunque. Ma, secondo il collega inglese e scout di talenti, Xander Wilkinson, le cose a Roma potrebbero andare diversamente: “Mi piace, è un giocatore rude, tosto, che ha ampi margini di miglioramento. Certo, quello di andare a giocare per la Lazio in Serie A è un grande salto. Credo che abbia bisogno di almeno un anno per ambientarsi e crescere al meglio, poi potrà fare bene”.

CHI È ADEKANYE - “Un attaccante esterno, non un'ala di centrocampo. Nella Lazio non potrà giocare come quinto” - continua Wilkinson - “infatti al momento faccio fatica a collocarlo nel 3-5-2 di Inzaghi”. Manca poco ormai, almeno il dilemma tattico che lo attanaglia sta per sciogliersi. Bobby ha risposto a quella chiamata notturna, era la più grande chance della sua vita. A partire dal ritiro di Auronzo di Cadore inizierà la sua nuova carriera, quella tra i grandi. Quella nella Caput Mundi dell'Impero che per quindici anni ha difeso muovendosi da una parte all'altra della provincia. Finalmente, l'ex Liverpool non avrà più bisogno di una foto profilo grigia e spenta. D'ora in poi sarà il biancoceleste a colorare il suo futuro: Adekanye ha scelto la Lazio, d'altronde, tutte le strade portano a Roma.

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Pubblicato il 2/07 alle ore 18.35


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