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Badelj e l'orgoglio dei genitori: "Il suo amore per il calcio ai tempi della guerra"

di Francesco Tringali
Fonte: Lalaziosiamonoi.it

Mamma Slavica e papà Ranko sono così orgogliosi di quel Milan cresciuto con la guerra fuori e dentro casa, ma con quel sogno incessante di diventare quello che è oggi. Badelj era diverso dai suoi coetanei, mentre in Croazia impazzava la guerra e ogni suo compagno aveva interessi ben diversi. Milan no, aveva sempre un pallone con sè, nonostante il mondo lì fuori: "Durante la guerra, quando il padre fu gravemente ferito e il nostro appartamento era pieno di rifugiati, mio ​​figlio gestì quella situazione molto bene. I suoi coetanei hanno iniziato a uscire, a bere e fumare, mentre Milan era interessato solo al calcio. Ha rinunciato a tutto tranne all'importanza per la scuola. Sapeva di essersi allenato al mattino, e questa era la cosa più importante", racconta mamma Slavica. Ma oltre alle ferite permanenti della guerra, un altro episodio ha fatto molto male a papà Ranko: "Ai tempi della Dinamo, Milan ha avuto problemi con la fazione di tifosi principali. Gli hanno gridato più volte che era un serbo. Mi dispiace che abbia passato un periodo del genere. Non mi interessa che abbiano messo in dubbio il mio impegno, anche se sono stato un ufficiale e una persona rimasta disabile nella guerra nazionale. Mi ha fatto molto male perché hanno colpito mio figlio", racconta al portale croato Index.


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