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Diaconale: "Lotito minacciato per convincerlo a lasciare la Lazio. Mea Culpa? Basta pensare al passato"

di Laura Castellani
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it

La Lazio vince a Pescara. Una trasferta entusiasmante, il clima migliore per sperare in un disgelo: lo auspica Arturo Diaconale. Il responsabile della comunicazione biancoceleste è tornato a commentare le contestazioni che si sono imbattute sulle società dopo le due sconfitte consecutive in campionato ai microfoni di Teleroma56: "Le critiche sono ben accette, le minacce no. Infatti, purtroppo ho invitato a sporgere denuncia: con le minacce si reagisce con la giustizia. Lotito gira con la scorta, le minacce ci sono perché qualche tifoso vuole portarlo a dimettersi. Forse si sperava che qualcuno potesse rilevare la Lazio e fare quello che fece Cragnotti. La pressione spesso si è rilevata violenta, tanto da spingere il presidente a girare con la scorta. Primo presidente scortato? Gli altri sono stati presidenti per un periodo limitato. Lotito ha preso la Lazio con i debiti, se non fossero stati spalmati in un lungo periodo di tempo, la Lazio non sarebbe esistita". Un clima percepito nitidamente dalla società: "Stefano De Martino l'ho conosciuto quando sono entrato, non sapevo i rapporti che ci fossero con l'ambiente. Ma la società si sentiva in un clima di assedio, che io sono arrivato per rompere. Mi ha chiamato Lotito, così come ha fatto con Peruzzi. Voleva introdurre delle novità per rinforzare la società. Peruzzi è affidabile, ha la conoscenza, l'esperienza, la moderatezza. De Martino, e a volte anche Tare, è stato il parafulmine di tensioni nelle quali a volte non c'entrava. Non è stata una linea politica, ma una linea di difesa imposta dalla contestazione. Per questo ho parlato di assedio, uno si chiude in sé stesso".

RESPONSABILITA' E CLIMA -  "Ogni tanto si chiede anche al Papa di scusarsi per le Crociate. Perché non dimentichiamo il passato e non si andiamo avanti? In questi anni ci sono stati errori, ma la società è cresciuta, si sta rinforzando. Se ci fosse un clima diverso, intorno a questo percorso, sarebbe più facile andare avanti. La Lazio è un bene materiale, di proprietà di Lotito, ma anche immateriale, di noi tutti che amiamo questi colori. I destini di questi beni sono intrecciati, devono esserlo: dobbiamo fare dei sacrifici insieme". A costruire questo clima, sono intervenuti diversi fattori: "Questo oscuramento non ha le sole responsabilità nella società. Per esempio, i media hanno fatto diverse campagne per delegittimare Lotito, per coprire certi interessi, magari quelli legati alla Federcalcio. Ricordiamo i giornali di Agnelli, che alimentarono certe polemiche su Tavecchio".

OLIMPICO E MERCATO - "Sono molte le cause dell Olimpico vuoto. Al di là della disaffezione. È obsoleto, inagibile, la partita lì non si vede bene. Le misure di sicurezza rendono l'accesso più complicato". Poi sul mercato: "Il problema non deve essere una sorta di favola né una truffa agli occhi dei tifosi. Se a gennaio non trovo nessuno, non compro. Il mancato accesso alla Champions a seguito del mercato? Quello è passato. Vedo invece un acquisto come Murgia contro l'Inter, un ragazzo che potrà essere in Nazionale. La Lazio è una società sana, con i conti a posto".

PROSPETTIVE, LOTITO E FLAMINIO - Ambizioni, ma non irrealizzabili illusioni. Questo è il mantra che Diaconale torna a ribadire: "Bisogna dare una squadra degna alla tifoseria, si sta cercando di fare questo. Periodi come questi, nella storia della Lazio, sono stati pochi, non ce lo scordiamo. Grandi gioie e grandi sofferenze. Bisogna sognare, ma non illudere, costruendo sogno irrealizzabili. Contro il dominio del Nord? La Lazio vuole contrapporcisi con quello che i tifosi stanno vedendo, i risultati stanno dando un po' ragione, almeno per il momento". "La Lazio passerà a mio figlio". Una frase che è sembrata ancora più dispotica dopo quella contestazione di Lazio-Sassuolo: "Lotito ha il suo carattere, non puoi impedirglielo di manifestare. Credo che con quel Lazio-Sassuolo si sia sentito provocato. Lui è molto istintivo. Mi ricordo che in un'intervista su Amatrice, parlando di certi ricordi, si commosse: eravamo tutti stupiti di questo. L'attenzione e l'aiuto che sta dando in questa situazione è di una persona sensibile". Sullo stadio Flaminio: "Vi chiedo di valutare lo Stadio della Roma. È un atto d'amore? No, di business. Sul Flaminio sono realista. Mi piacerebbe, ma ci sono le condizioni reali per farlo? Ci sono diversi vincoli. Vorrei fare un progetto realizzabile, senza stadio di proprietà non si ha futuro". E dall'arrivo di Diaconale, il presidente Lotito è più silenzioso... "Non ho convinto Lotito a parlare di meno. Mi ha chiamato, gli dissi che ero una persona che cerca il confronto e le mediazioni, pur difendendo sempre le mie posizioni".


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